Qualunque sia il luogo, qualunque sia la condizione, c'è sempre un "altro" luogo, c'è sempre un'"altra" condizione che si sono perduti per sempre. Nessuna infelicità può misurarsi con questa, che è la pura constatazione di un'assenza.
Ecco, sono parole come queste che forse colgono il cuore stesso di ciò che è stato Charles Baudelaire. Un uomo che è un sogno, un enigma, una tentazione. Una possibilità di riscatto della bellezza e un destino segnato.
Non so se ne ho capito di più, dopo aver letto La Folie Baudelaire di Roberto Calasso (Adelphi): libro impervio, ostico, affascinante. Libro che mille volte vorresti mollare e altrettante volte ti entra dentro con la sciabolata di un'emozione.
C'è dentro un sogno raccontato da Baudelaire. C'è la vita di un uomo che fu impavido sostenitore del diritto irrinunciabile di contraddirsi, che si teneva stretta l'arte per non arrendersi alla verità, che si rivolgeva alla madre come a un amante e che dedicava le sue poesie a una puttana da cinque franchi, che aborriva coloro che intendevano spiegare....
E ci sono molti quadri. C'è una città come Parigi che non è solo una capitale. C'è un tempo, che è la modernità, e che ci interroga su cosa sia il nostro, di tempo..... C'è troppo, forse.