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Dal prossimo anno Caorso, nel piacentino, diventerà sede di una scuola di “formazione, radioprotezione e sicurezza” sul nucleare voluta da Sogin, società di gestione degli impianti atomici. In realtà, si tratta del potenziamento di una struttura nata nel 2008 e dipendente da Roma. Ora, però, si compie un significativo passo in avanti: per la prima volta la società dà vita a una delocalizzazione, realizzando un polo di ricerca autonomo, che punta ad affermarsi a livello internazionale. Operazione che richiederà una crescita dell’organico, con la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore energetico.
Il fatto che sia stata scelta proprio la cittadina emiliana è significativo: per chi lo ricorda, Caorso ha ospitato la più grande centrale nucleare del nostro Paese, meglio nota come Arturo, attualmente in via di smantellamento. L’impianto è tuttora al centro di polemiche: gli antinuclearisti sono ovviamente contrari a una nuova centrale in zona. La cittadella di studi potrebbe servire a suscitare interesse e a sensibilizzare sul tema dell’energia atomica. Senza dimenticare il ritorno di immagine per tutta la cittadina.
Negli ultimi tempi, infatti, il nucleare è tornato in voga nelle università e nei centri di ricerca italiani, basti pensare all’aumento delle specializzazioni in ingegneria energetica nei nostri atenei, o al successo di strutture già affermate, come il centro Eneadi Casaccia . Di recente, anche il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà ha lanciato una proposta per far nascere sul territorio una cittadella di ricerca sul nucleare .
Del resto, l’Italia è stata per anni fiore all’occhiello per gli studi sull’atomo. È arrivato il momento di riprendere questa gloriosa tradizione.