“La cosa che più mi ha colpito negli Stati Uniti e che -a mio avviso- caratterizza la mentalita’ americana (compresa l’idea stessa di universita’), e’ che cio’ che e’ importante qui e’ il pragmatismo“: illuminante la cartolina da New York firmata da Caterina Mariani, 26enne Interest Rates Analyst per JP Morgan, a New York.
Un diploma di liceo scientifico alle spalle, Caterina sceglie la Facoltà di Matematica per gli studi universitari, seguendo la propria inclinazione: nella specialistica opta per l’indirizzo in Finanza. Caterina nota però, fin dagli studi, il forte scollamento esistente fra teoria e pratica (o meglio detto, fra università e mondo del lavoro…) nella Penisola. Due mondi diversi, che non comunicano.
“Che fare?” è la prima domanda che si pone non appena conclusa l’università. “La laurea non ti da’ alcuna abilitazione per uno sbocco professionale. E te ne rendi conto subito“, riflette Caterina. Il destino le lancia un messaggio chiaro nel giorno in cui si reca a un colloquio presso un’importante multinazionale italiana: proprio quella mattina, appena uscita dalla metropolitana, arriva via e-mail -sul telefonino- l’accettazione della sua candidatura per un Master in Matematica e Finanza alla prestigiosa Columbia University americana.
Caterina non ci pensa un attimo: lascia perdere tutto, e vola negli Usa. “Quando entri in una universita’ americana, ti rendi subito conto che l’istituto non e’ un ente chiuso nel proprio ambiente accademico“, rileva lei, sottolineando il profondo contrasto col mondo universitario italiano. Al punto che uno studente -negli Usa- si sente “unico e indispensabile“.
Quando il Master si conclude, Caterina non si pone nuovamente la domanda del “che fare?“… anzi: “qui il problema e’ scegliere, tra le offerte di lavoro… Ma vi rendete conto?“, sbotta lei da New York.
A soli venticinque anni Caterina ottiene così un colloquio nella banca d’affari JP Morgan: supera una durissima selezione, e firma il suo primo contratto. Successivamente, piovono offerte anche da altre multinazionali: “il mondo del lavoro qui a New York e le opportunita’ che si presentano sono ben altra cosa, in confronto a cio’ che puo’ offrire l’Italia“, chiosa lei. Pragmatismo, resta la parola d’ordine – “parola chiave”, per il successo nel mondo anglosassone.
Ospite della puntata è Paolo Garonna, segretario generale di Febaf, la Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza: con Garonna commentiamo la storia di Caterina, ma soprattutto approfondiamo le iniziative che Febaf sta mettendo in campo da alcuni mesi per “riconnettere” il sistema-Paese con i tanti giovani professionisti italiani nel settore della finanza, attualmente emigrati nel mondo.
Nella rubrica “Expats” andiamo infine alla scoperta di un’altra delle numerose associazioni di emigrati italiani, nate con l’obiettivo di fornire informazioni pratiche ai nostri nuovi espatriati. Vi portiamo in Germania, per raccontarvi l’associazione “Italia Altrove”, che offre aiuto a chi si trasferisce nel Land del Nordreno Vestfalia. Ce ne parla la presidente, Erika Bezzo.
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La discussione di marzo: “Parte la Garanzia Giovani: meglio restare in Italia, approfittando di finanziamenti europei mirati a creare occupazione nella Penisola per gli under 25… oppure conviene partire comunque per l’Europa, alla ricerca di un futuro migliore? Quale strada prendere, di fronte al bivio? Su cosa scommettete? Dite la vostra!”
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