Di CARLO VALENTINI
Termoli e Melfi terremotano la Fiom. E la segretaria Cgil, Susanna Camusso, si ritrova accanto al non amato (sindacalmente) Maurizio Landini nel cercare di gettare acqua sul fuoco. Sì perché lo strappo è capitanato da Giorgio Cremaschi, la spina nel fianco a sinistra di Landini. Già la Camusso ha i suoi guai col movimentismo fiommino di Landini, figuriamoci se prenderà forza la contestazione di Cremaschi.
Il casus belli è uno sciopero a Termoli e Melfi organizzato da alcuni delegati di base e salutato con ardore ribellesco da Cremaschi e invece vissuto come un affronto alla sua leadership da Landini. Contro questi delegati stanno arrivando sanzioni e quindi l'ala dura della Fiom scende in trincea. Durissima è la presa di posizione di Cremaschi: "Il Sant'Uffizio della Cgil, il Collegio statutario, ha decretato che buona parte dei delegati Fiom degli stabilimenti Fiat di Termoli e Melfi hanno tenuto comportamenti incompatibili con l'organizzazione. Ora queste lavoratrici e questi lavoratori se non faranno abiura e non prometteranno di cambiare comportamento saranno espulsi dall'organizzazione. Sembra incredibile anche solo a raccontarlo, visto che Camusso e Landini ogni giorno fanno proclami di democrazia. Eppure è proprio così, semplici operai vengono cacciati dal loro sindacato perché fanno il loro dovere di sindacalisti".
La sinistra radicale si è schierata a favore dei delegati sotto accusa. Rincarando la dose dopo la delusione, espressa con alcuni Tweet, per un intervento a sorpresa di Maurizio Landini, riportato l'8 marzo sul Corriere della Sera. L'articolo, sfuggito ai più ma non all'ala combattiva della Fiom, incomincia così: ""Nessuno nega che la Fiat, prima dell'arrivo di Sergio Marchionne, fosse a rischio di fallimento e oggi no. E nessuno vuole negare le qualità finanziarie del manager. Di tutto questo noi siamo contenti", parole che hanno sorpreso non poco la platea del convegno sul futuro dell'automotive, venerdì nella sede della Cgil, a Roma. Perché a pronunciarle è stato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, che dopo anni di scontri senza quartiere con la Fiat e il suo amministratore delegato, ha di fatto riconosciuto al manager italo-canadese il merito di aver salvato il gruppo automobilistico".
Inoltre brucia il fatto che Matteo Renzi sia venuto in questi stabilimenti a elogiare Sergio Marchionne, dicendo: "Per difendere il lavoro non si va ai talk show il martedì sera a fare grandi slogan ideologici, per difendere il lavoro si creano le fabbriche"
L'ala estrema della Fiom ha un diavolo per capello, non ci sta e Cremaschi ribatte: "La ragione formale del provvedimento è che questi delegati Fiom avrebbero costituito negli stabilimenti Fiat un coordinamento con delegati e militanti dei sindacati di base. Siccome questa è una motivazione ridicola, che mette in discussione i diritti costituzionali delle persone, occorre andare a quella vera, che naturalmente non viene espressa. Mesi fa, dopo il fallimento dello sciopero del sabato a Pomigliano, sciopero mal preparato e peggio gestito, la Fiom nazionale ha deciso di sospendere tutte le lotte in Fiat. I delegati di Melfi e di Termoli non hanno accettato questa resa e hanno deciso di continuare a proclamare scioperi e proteste contro i turni, i ritmi, le condizioni di lavoro massacranti".
Di qui il deferimento dei delegati Fiom al Collegio statutario: "Questo organismo -aggiunge Cremaschi- era stato concepito come una sorta di Corte costituzionale della Cgil, che avrebbe dovuto vigilare sulla coerenza dei comportamenti dei gruppi dirigenti rispetto allo statuto. Invece, man mano che degradava la democrazia interna al sindacato, anche questo organismo si è trasformato. Ed è diventato un tribunale dell'inquisizione sui comportamenti dei militanti di base. Per Susanna Camusso e Maurizio Landini questa vicenda segna una macchia che nessun riflettore televisivo potrà coprire".
Non è stata ancora decisa l'espulsione ma l'organismo di primo grado ha dato ragione alla Camusso e a Landini e bacchettato i sindacalisti fai-da-te, che però sono difesi dalla minoranza Fiom della Basilicata e del Molise, organizzata in una corrente che ha un nome che non lascia dubbi sulle sue intenzioni: "Sindacato altra cosa-Opposizione Cgil". Nel documento ufficiale questi oppositori scrivono: "Il Collegio statutario nazionale della Cgil ha deliberato, a maggioranza, l'incompatibilità tra l'appartenenza al coordinamento intersindacale di lavoratori del gruppo Fca e la Cgil. Ciò consegna alla Fiom la facoltà di espellere senza ulteriore giudizio e senza diritto di difesa i compagni e le compagne Fiom del coordinamento Fca. Le loro colpe? Essere entrati in dissenso con la linea dell'organizzazione ed aver proclamato sciopero su diversi sabati comandati. Ogni iniziativa è stata assunta dai compagni e dalle compagne come delegati Rsa-Fiom. Il comitato dei lavoratori Fca appare pertanto solo un pretesto per impedire la discussione interna e soffocare il dissenso. Peraltro all'interno di un'azienda che ha cancellato i diritti sindacali, rotto il contratto nazionale e messo fuori legge la Fiom e tutto il sindacalismo non complice. E' lo stesso diritto di organizzare e praticare il dissenso dentro la Fiom e la Cgil a venire messo in discussione alla radice".
Anche il vicepresidente del Collegio statutario Cgil, Fabrizio Burattini, esprime pubblicamente il suo dissenso rispetto alla decisione dell'organismo di cui è per altro al vertice. "Ho partecipato -dice- alla riunione della presidenza del Collegio statutario nella quale, seppure con il mio voto contrario, è stata adottata una delibera che sancisce la incompatibilità tra l'appartenenza alla Cgil e l'aver partecipato alla costituzione di un Coordinamento di lavoratrici e lavoratori Fca del Centro Sud. La decisione mette le strutture della Fiom nella possibilità di espellere una quindicina di iscritte e iscritti, molti dei quali rappresentanti sindacali. Il fatto che la Cgil e la Fiom considerino il comportamento di queste compagne e di questi compagni incompatibile con l'appartenenza alla Confederazione la dice lunga sugli orientamenti dell'attuale gruppo dirigente di queste strutture. Se continua così, Marchionne, Renzi e compagnia possono dormire sonni tranquilli".
Insomma, una guerra dei lunghi coltelli. Landini ha scelto il profilo basso. Qui non s'è fatto vedere forse perché si sta leccando le ferite della sua Coalizione sociale che è rimasta ferma al palo e forse perché è in attesa del 2018, quando scadrà il suo mandato al vertice Fiom e poiché la data coincide con quella delle elezioni politiche, chissà... Lui dice: "Alla fine del mio mandato sarò a disposizione della Cgil. Cosa farò lo decideranno i gruppi dirigenti e soprattutto gli iscritti".
Ma Melfi e Termoli rischiano di diventare l'ultima spiaggia del leader della Fiom. La querelle è stata finora accuratamente tenuta sotto traccia, la Cgil ha fatto di tutto perché non arrivasse sotto i riflettori dei media. Ma il reprobo Cremaschi non ci sta. Ed è pronto a un'altra battaglia, su un tema del tutto differente, quello della maternità surrogata, pronto a guerreggiare pure con Nichi Vendola: "Sono assolutamente favorevole -dice- alle adozioni di figli da parte di coppie omosessuali e anche da parte di singoli e singole. Trovo una inaccettabile discriminazione che questo ancora non sia possibile. Allo stesso modo sono contrario al mercato degli uteri e delle gravidanze, per tutte le coppie, etero e gay. L'utero in affitto è una mostruosità del mercato che sfrutta le donne ed il loro corpo. Ed è una violenza di classe perché sono le donne povere che per necessità vendono e le coppie ricche che comprano".
Insomma, un messaggio a Vendola e ai suoi supporter: "Ci sono -conclude- milioni di orfani, adottate quelli".
Twitter: @cavalent