Le notti d’estate sono così avvolgenti: dalla finestra aperta entrano i suoni, le voci, e la brezza carica di fruscii e di profumi e il brontolio dei tuoni lontani e il canto della pioggia con il suo aroma di terra smossa.
Spengo tutte le luci e scivolo nella notte e il buio dà sollievo ai miei occhi, le palpebre si fanno pesanti, mi lascio cullare da suoni lievi, da pensieri lontani e anche il mio cuore trova sollievo e riposo.
Così, mentre il sonno mi avvolge delicato, la mente quasi persa nelle distanze ritrova altre notti, notti passate su una spiaggia mentre un falò si spegne lentamente, notti passate su una montagna, nel buio totale, dove la via lattea si allarga nel cielo così pieno di stelle da sembrare finto, mentre lontano, laggiù nella vallata, un paese minuscolo spegne ad una ad una le luci, notti di gioia e notti di paura, notti di dolore e notti serene.
In questa notte che cattura la mia anima affiorano tutte le notti e passato e presente si fondono in un unico spazio e in un unico tempo nel misterioso limbo del dormiveglia.