La gioia di Thiago Silva: al Camp Nou è 2-2
Prima di tutto un passo indietro, per non escludere l’altra italiana impegnata nella massima competizione calcistica europea per club. Ma il Milan visto martedì sera al Camp Nou è da Champions? L’avversario, certo, era il Barcellona, solo il club più forte al mondo adesso, in sé rappresenta la miglior attenuante possibile. Contro il Milan non si è scoperto niente di nuovo: c'è una sola squadra che negli ultimi tre anni è uscita vittoriosa da un doppio confronto con la truppa di Guardiola, ed anche quella ha dovuto passare oltre un'ora d'inferno sul prato del Camp Nou. Di tutte le assenze cui ha dovuto far fronte Allegri, solo quella di Ibrahimovic ha avuto realmente un peso importante perché nessun altro ha la sua stessa incidenza nel gioco dei rossoneri. Poter contare su uno in grado di tenere palla e far salire la squadra, lì davanti, avrebbe aiutato a respirare anche gli altri reparti, schiacciati dalla pressione costante del Barça. Il confine tra giustificazioni e critiche si estende proprio qui, dove cominciano i dubbi. In cuor suo quanto sarà soddisfatto, nel complesso, Allegri? E sul piano della prestazione? Quanto è diverso il vero Milan da quello che è stato sopraffatto per oltre 70 minuti sul campo del Barcellona senza la minima reazione? E a cosa potrà aspirare, contro avversari umani?
Torniamo a ieri sera. Ora è palese: l'Inter non è un problema ma un caso quasi clinico. La Champions League attesa come possibile medicina si trasforma nel peggiore degli incubi. Come in aritmetica, Gian Piero Gasperini cambia l'ordine degli addendi (modulo e squadra), il risultato rimane comunque lo stesso. Tre partite e tre sconfitte, una peggiore dell'altra dalla caduta in Supercoppa a Pechino contro il Milan, al passaggio a vuoto in campionato con il Palermo, al crollo europeo con il tutt'altro che irresistibile Trabzonspor (in Champions quasi per caso). Squadra spenta, imballata e legata, incapace di produrre di gioco, anche soltanto di addentare l'avversario con la determinazione che nasce quando si è disperati. Era immaginato difficile l'inserimento di un allenatore nuovo dopo la telenovela Leonardo ma nulla lasciava immaginare simili complicazioni. E ora il destino di Gasperini si complica parecchio: appariva già mal sopportato da Massimo Moratti, avrebbe potuto salvarsi solamente con la forza dei risultati. Se questi non arrivano (come sta avvenendo) il futuro in nerazzurro può svanire in poco tempo, visti i frequenti chiari di luna presidenziali.
Cavani esulta per il momentaneo vantaggio del Napoli
Tutt'altra musica si suona in casa Napoli. Alla vigilia era molto temuta la trasferta in casa del Manchester, attuale dominatore della Premier League insieme con i concittadini dello United. Invece il diavolo celeste non è stato così brutto come veniva dipinto: contro la ricca banda di Mancini, uno che non ha paura a mettere in campo, contemporaneamente Dzeko, Silva, Nasri e Kun Aguero, i ragazzacci di Mazzarri non si sono mai spaventati. Niente catenaccio ma tanta tranquillità e quella sfrontatezza che è sintomo di personalità, soprattutto in Europa. Il goal di Cavani è stato il trionfo del gioco di Mazzarri, semplice ed efficace. Sì, perché il Napoli ha messo paura al City con il suo gioco, fatto di triangolazioni e inserimenti, di aperture di gioco e sovrapposizioni. Nessun gioco attendista ma la voglia di giocarsela, come facevano i nostri club fino a qualche tempo fa. Il trio delle meraviglie (Hamsik-Lavezzi-Cavani) non si è spaventato all’idea di mostrarsi, per la prima volta, al pubblico, difficile e pretenzioso, della Champions League. Anzi, il palcoscenico europeo ha ringalluzzito i tre assi che, con classe, hanno fatto vedere spunti da campioni quali sono (peccato che il Pocho sia uscito anzitempo, nel finale la sua velocità avrebbe fatto comodo). Insomma, grazie Napoli. Il pareggio con il City vale molto di più di una vittoria per il calcio italiano. E poi siamo solo all’inizio. L’avventura è ancora lunga e, con quest’atteggiamento, c’è davvero la possibilità di andare lontano, forse.Andrea Cardinale