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Nella scrittura non esiste la perfezione

Creato il 22 settembre 2012 da Mcnab75

Nella scrittura non esiste la perfezione

Sulla lunga, estenuante e stucchevole questione dello stile “perfetto” da utilizzare nella narrativa si è detto tutto, senz’altro anche troppo. Le scuole di pensiero sono ben delineate, tra estremismi di tutti i tipi, dai talebani dei manuali ai superficiali che pensano che la scrittura sia solo arte e istinto, senza regole.
Nemmeno farlo apposta la verità sta nel mezzo. Scrivere è un mestiere e come tale deve essere imparato, raffinato e costantemente migliorato. Come in tutti i mestieri creativi non esiste però un’unica via dogmatica che porta alla perfezione. Perché, di fatto, la perfezione non esiste.
Anzi, vi dirò di più: cercarla ossessivamente causa danni irreversibili. Lo dicono diversi autori con un certo pedigree, come per esempio H.G.Wells e John Ruskin. Lo dice uno dei più grandi esperti mondiali di marketing, Joe Vitale, eminenza grigia dietro al successo di alcuni clamorosi bestsellers internazionali. Controverso e senz’altro molto astuto, Vitale è innegabilmente il maestro di quella che lui stesso definisce “scrittura ipnotica”. Vale a dire una scrittura che coniuga contenuto e vendibilità. Questi, in breve, sono i suoi cinque comandamenti per quel che riguarda l’equilibrio tra perfezione e imperfezione della scrittura.

  • Continuate a scrivere senza fermarvi. 

Finito un progetto mettetelo da parte per un periodo che va dai 3 giorni (minimo) alle 3 settimane. Nel frattempo iniziate a scrivere qualcos’altro, magari un semplice racconto che non finirete mai. Serve per mantenere l’allenamento, per non arrestare la creatività. Ray Bradbury scrisse oltre 2000 racconti, di cui solo un decimo venne poi effettivamente pubblicato. Uno dei suoi metodi per non smettere mai di scrivere era abbozzare parole a caso su un foglio bianco, procedendo per associazione di idee. Ogni tanto ne saltava fuori un lavoro degno di essere sviluppato.

  • Eseguite un numero limitato di revisioni.

Dopo il periodo di decantazione che vi siete imposti (dai 3 ai 21 giorni circa) riprendete in mano il vostro manoscritto ed eseguite un primo editing. Quindi eseguitene un secondo e un terzo. Secondo certe scuole di pensiero dovreste ad arrivare al punto di cancellare una parola ogni sei per ottenere un buon risultato. Se avete amici sinceri e capaci approfittate di loro per avere un certo numero di beta-letture esterne. Contando che non si può piacere a tutti, ritenetevi soddisfatti quando il 60% circa dei vostri beta-lettori si dichiarerà entusiasta di quanto ha letto.
Una volta ottenuto ciò, imponetevi un numero massimo di revisioni extra. Ancora due o tre al massimo. Non cercate la continua limatura del vostro lavoro. Otterrete solo manoscritti inediti la cui pubblicazione ritarda di settimane, mesi o addirittura anni.

  • La quantità conduce alla qualità.

Vale l’aneddoto su Ray Bradbury riportato al punto uno. Non limitatevi a scrivere solo quando avete in mente una storia fatta e finita. Scrivere racconti incompleti, obiettivamente brutti o solo abbozzati è comunque un modo per scavare nel subconscio, per generare idee. Partite anche dal presupposto che nessuno tranne voi vedrà gli “orrori” che scrivete nell’attesa che vi arrivi l’ispirazione per qualcosa di più concreto. L’idea perfetta – così come la scrittura perfetta – non esiste. In compenso esistono degli spunti embrionali, grezzi, che possono trasformarsi in buone storie dal momento in cui provate a “modellarli” sul foglio/file. La quantità conduce alla qualità era anche uno dei motti dello scrittore e poeta britannico John Ruskin. 

Nella scrittura non esiste la perfezione

  • L’editor non è Dio.

Non c’è passione uguale a quella che spinge a modificare il testo scritto da un altro. Lo dice H.G.Wells, non io. La valenza di un buon editor è assoluta e imprescindibile. Tuttavia tenete conto che la storia che lui corregge è pur sempre la vostra. Quando va a toccare idee e concetti non ha necessariamente sempre ragione. Casomai discutete le obiezioni che vi fa ma, se a fine conversazione non siete convinti di quel che vi ha proposto di cambiare… beh, non cambiatelo.
Per quel che invece concerne le correzioni a livello di refusi, di grammatica etc, non battete ciglio: ringraziate e sistemate i danni.

  • La percezione è vostra nemica

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