Dalla porta socchiusa del bagno sgocciola una luce gialla. Fuori è ancora buio, il mattino veste i contorni sfatti della notte e Luca è già in piedi, con lo spazzolino da denti in mano e le parole che mastica nella mia direzione, per dirmi "Dai, su, preparati che sennò facciamo tardi".
Il sonno mi brucia ancora dentro, galleggio nella stanza in modo inconcludente, mentre cerco di dare una parvenza di ordine alla sequenza di azioni che devo fare. Farmi scorrere, per esempio, sul viso un potente getto d'acqua calda, poi stendere un trucco leggero e veloce, infine vestirmi, chiudere la piccola valigia, mettermi in spalla la borsa e cercare di non dimenticare nulla, perché finisce che dimentico sempre qualcosa quando devo partire.
Tra poco si va, ci aspettano due giorni nelle Marche, tra San Benedetto del Tronto ed Ascoli, dove Luca dovrà partecipare ad un corso di aggiornamento sulle normative e sulle nuove tecnologie antincendio, ovvero un argomento inerente ad una branca del suo lavoro. Ha deciso fin da subito di portarmi con sé, anche se sarò l'unica donna in mezzo ad una ventina di uomini, che giungeranno da ogni parte d'Italia. La cosa non mi spaventa affatto, evviva le novità, in fondo saranno due giorni tutti da scoprire, proprio come una lettera chiusa.
Sono felice ogni volta che partiamo, non importa per dove, e anche se questo non sarà un viaggio, per così dire romantico, rappresenta comunque un'opportunità di tregua al correre continuo tipico del periodo prenatalizio.
Saltiamo dritti in macchina, dopo esserci richiusi il portone di casa alle spalle, cercando un po' di tepore, soffiandoci entrambi il fiato caldo tra le mani, per quel poco di sollievo che questo ci procura. I vetri della macchina sono ricamati di ghiaccio e riesco solo a pensare alla prima tappa del mattino, ho bisogno di una brioche e di un cappuccino caldo per dare la scossa a quel senso di torpore che mi si struscia invadente lungo al corpo. Solo dopo, potrò sistemare dentro alla mia mente una comoda poltrona, e mi ci siederò e osserverò il paesaggio scorrere via dal finestrino, e lascerò che i miei trecento chilometri di parole si intreccino con quelli di Luca.
Prima sosta in autogrill subito dopo Riccione, in verità non per un bisogno reale, ma solo perché mi piacciono gli autogrill, mi piace osservare la gente che entra e che esce, che si stiracchia e riprende fiato tra un caffè, un biglietto della lotteria, una rivista e magari anche qualcosa di dolce da sgranocchiare durante il resto del viaggio.
I dintorni sono ancora innevati e quel candido biancore cambia completamente i connotati ad un paesaggio che mi è, per motivi di nascita, familiare. Ripartiamo e mentre l'automobile va, scatto qualche foto ai campi che sfilano via. Sullo sfondo conto tante di quelle gru che mi pare incredibile e mi rendo conto che stanno proprio costruendo ovunque, strappando via altre strisce di verde al verde. Il futuro sarà cemento armato dappertutto? Blocchi informi di cemento armato, maledettamente tristi. Le uniche bellezze delle nostre città sono state costruite in epoche remote, da popolazioni antiche. Mi domando se qualcuno sa farmi il nome di un bell'esempio di monumento moderno, dei giorni nostri. E allora dov'è il progresso di fronte a tante brutture architettoniche? Me lo chiedo spesso e mi risparmio la risposta.
Viaggiamo lungo le Marche, oltrepassando paesi antichi, arroccati su pendii, ciuffi d'erba come trine e poi la terra nuda, dove in primavera c'erano campi di lavanda. Fremiti bianchi mi percorrono il corpo, mentre l'aria che entra dal finestrino appena socchiuso mi sferza il viso. Volevo assaggiare il vento, un po' di quel vento che investe gli alberi spogli e i vigneti. La vita nella stagione invernale è ripiegata in una placida latenza, coperta sotto fertili strati di terra, quasi avesse paura a farsi vedere.
"Mentre tu passerai il pomeriggio al corso, io andrò in giro per la città", dico a Luca tutta contenta. E siamo d'accordo così, a parole, poi finisce che ci incontriamo con una parte del gruppo dei partecipanti in un locale di San Benedetto, per un pranzo al volo e finisce che finisco anche io nell'aula dove si tiene il corso e non so bene come sia potuto succedere.
Nessuna vetrina, allora, dentro la quale lasciare cadere sguardi curiosi, perplessi, divertiti o pieni di desiderio, nessuna passeggiata tra vie che non conosco, a conversare con i miei passi e con i miei pensieri.
Davanti ho solo un grande schermo luminoso, a lato un pannello con sensori, sirene e centraline antincendio e alla mia destra ho Luca, che mi guarda e sorride e io gli faccio le smorfie, in un'intimità che si insinua a piccole gocce per il solo fatto che siamo seduti vicini. Mi chiede di tanto in tanto se va tutto bene. Mi sorprendo a rispondergli che va tutto perfettamente, che addirittura gli argomenti trattati, riguardo le normative, mi interessano molto.
"Ha fatto il corso antincendio ed oltre a svolgere il suo lavoro è anche preposta alla sorveglianza dei dispositivi!" spiega Luca ad un collega, stupito nel vedermi così presa dagli argomenti trattati. Ho fatto il corso da pompiere sì, non mi interessano solo i vestiti e le scarpe. Spesso le donne vengono sottovalutate e viste soltanto dentro le solite vesti-cliché ed io amo rompere gli schemi. Sempre.
Le cinque ore di lezione scorrono rapidamente tra nozioni, una pausa tra un buffet e le macchinette del caffè e un giro turistico lungo i reparti della fabbrica. Luca mi stringe la mano, Luca parla, Luca prende appunti e di tanto in tanto mi dice delle cose carine. E quando ormai è già sera finalmente lasciamo l'aula e ci dirigiamo verso l'albergo che ci hanno prenotato, così posiamo i bagagli, ci cambiamo d'abito e ci dirigiamo al ristorante per la cena ufficiale. Una volta fuori da quelle quattro mura mi sento in piena forma, con lo sguardo libero di scappare in tutte le direzioni. Mi sento libera come un'onda che diventa mare e che si rinnova all'infinito. Una volta fuori da quelle quattro mura scopriamo che l'albergo è davvero carino e che la nostra camera mi piace molto, colorata e all'ultimo piano, con le travi a vista e un lettone comodissimo. Ma non c'è tempo di scivolarci sopra, quindi tiro una riga sopra ai pensieri impuri che mi passano per la testa e indosso il vestito che ho messo in valigia. Luca muore di fame, io, chissà, forse sì, ma soprattutto sono curiosa di conoscere il menu della serata, so solo che nelle Marche si mangia davvero bene e questo mi mette di buonumore.
Ci dirigiamo al ristorante facendoci dare un passaggio dal collega di Luca, che ha a bordo anche un altro passeggero, un ragazzo di Rimini anche lui ovviamente del settore. La serata scorre sul filo dell'allegria, si parla un po' di tutto, di montagna, di viaggi, di quotidianità e non poteva mancare l'argomento calcio che infervora due tipi di Milano, uno Milanista ed uno Interista, che come da copione, naturalmente si trovano in perfetto disaccordo su tutto. Mi viene da sorridere quando raccontano di tutte le trasferte che si sono fatti pur di seguire la propria squadra. Meno male che Luca preferisce trasferte romantiche a quelle calcistiche.
In compenso la cena che ci viene servita è strepitosa, gli antipasti sono ottimi, soprattutto le olive all'ascolana e gli anelli di cipolla fritti serviti insieme a spicchi di mela anch'essi fritti. Poi un arrosto di tacchino con una salsa alle verdure deliziosa e degli affettati misti e particolarmente ricchi. Ho saltato questi ultimi e invece ho fatto il bis di olive. A seguire c'erano due primi, un risotto ai funghi e dei tagliolini freschi con un ragù speciale. Dopo questi due piatti a me e a Luca già sembrava di scoppiare e mentre intorno a noi si alternavano piatti con i vari bis delle portate, noi ci domandavamo se poi sarebbero riusciti ad alzarsi dalla sedia. Ed ecco arrivare il piatto forte, una tagliata di manzo presentata in modo particolare, con i pezzi di carne infilzati dentro un enorme spiedo o meglio, spada, conficcata in una base di legno. La presentazione è stata davvero suggestiva e la carne, cotta alla brace, era buonissima. Per finire hanno servito un tiramisù, sul quale io ho glissato perché avevo già superato il limite.
L'aria fresca della notte, poco dopo, lascia scivolare via le nostre parole, disperdendole. Lasciamo la Locanda di Bacco a mezzanotte passata, scendendo giù dal ripido colle e attraversando strade adorne di luminarie natalizie. Guardo Luca nella penombra dell'abitacolo e gli stampo sulle labbra il rimasuglio di un leggero sorriso.
L'indomani ci attendono altre cinque ore di lezione, che il mio istinto vorrebbe marinare, ma dopo una lauta colazione nella sala da pranzo dell'albergo, con brioche, succo d'arancia e una fetta di crostata, decido di seguire Luca anche in capo al mondo. Nell'aula del corso scorrono migliaia di slide, tanto che ad un certo punto perdo la concentrazione e comincio a scivolare liquida verso il mare, che pur non vedendo so essere là dietro. Dietro chilometri di colli. Penso al mare e ai suoi silenzi, che fanno sì che la vita sia lieve.
Nel frattempo le lezioni finiscono, seguono un buffet, i saluti, gli auguri di Natale e un dono che Luca ed io gradiamo tantissimo. Nelle nostre mani si materializza d'incanto una confezione contenente tre bottiglie di vino marchigiano, che al nostro ritorno a casa troverà posto sotto alle fronde del nostro albero di Natale.
Usciamo all'aria aperta, il cielo è increspato di bianco e con gli occhi rivolti all'insù seguiamo un volo a V di anatre che passa sopra alle nostre teste. Ci mettiamo in viaggio per Ascoli, dove trascorreremo il pomeriggio in piena libertà, prima di tornare a Bologna.
Portiamo a passeggio i nostri passi tra parchi con palme addobbate a festa, palazzi in pietra e chiese romaniche, con gli occhi svagati, a cogliere quel senso di dolcezza diffuso, che è solo nostro.
Sfiliamo lungo pareti di un grigio che va dal perla al color tortora. E' suggestiva in inverno Ascoli, nella sua atmosfera di madreperla. Restano i segni del passato lungo le sue strade, lungo i porticati, gli affreschi e le tante chiese romaniche, il cui fascino mi colpisce ancora una volta.
Sgusciamo di traverso lungo vicoli neri e sottili, costeggiando le botteghe degli artigiani e arriviamo poi, nella grande piazza di Ascoli, con quell'enorme orologio e pochi radi passanti. Chi si tiene per mano, chi affretta il passo per vincere il freddo pungente e chi come noi, trova rifugio all'interno del Caffè Meletti. Due tazze di tè inglese ed un pasticcino che mi si offre appagante fino al cuore di cioccolato.
E mentre sono già a casa a fare tip tap sulla tastiera, dispiegando il ricordo di quei giorni, a modo mio sto fermando i luoghi ed il tempo.
Non ho scritto che durante il viaggio di ritorno abbiamo imboccato l'uscita di Cattolica e che ci siamo concessi una cena a base di pesce, che eravamo stremati e che ai margini delle strade c'erano montagne di neve.
Che col pensiero, ma solo col pensiero vi ho affondato i piedi fino alle ginocchia.
E che è bastato solo un sorriso, ora ed allora, a fare da interprete a questo momento di felicità.
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FRITTATA AI CARCIOFI
Ingredienti:
4 uova grandi
2 carciofi
sale e pepe
parmigiano reggiano grattugiato
erba cipollina
olio extravergine d'oliva
Era da un po' di tempo che non preparavamo una frittata ed avendo in frigorifero due bei carciofi carnosi non ci abbiamo pensato un attimo.
Per prima cosa abbiamo pulito i carciofi, togliendo le prime foglie dure, tenendo solo il cuore e le foglie più tenere. Dopodichè li abbiamo tagliati a rondelle e fatti saltare per qualche minuto in una padella antiaderente insieme ad un filo di olio extravergine d'oliva. In una ciotola abbiamo sbattuto le uova, alle quali abbiamo aggiunto un pizzico di sale e di pepe e un po' di parmigiano grattugiato. Abbiamo versato le uova sbattute in padella e lasciato cuocere la frittata per un paio di minuti per lato, fino a fare formare una crosticina dorata.
Una volta tolta dal fuoco abbiamo regolato di sale e di pepe e completato con l'aggiunta dell'erba cipollina fresca. L'abbiamo servita e lasciata intiepidire, perchè la preferiamo così. Il nostro giudizio: fresca, deliziosa e saporita.
ARTICHOKE FRITTATA
Ingredients:
2 fresh artichoke hearts
4 large eggs
salt and pepper
fresh chives
1/4 cup grated Parmigiano cheese
extravirgin olive oil
Coarsely chop artichoke hearts. In a non-stick frying pan over medium-high heat, sautè the artichokes, about 5 minutes. Meanwhile, in a bowl, whisk together eggs, salt, pepper and Parmigiano cheese. Pour into pan with artichokes. Cook until center of frittata is set and top is lightly browned, then turn it up. Serve warm or at room temperature. Complete with fresh chives and season with salt and pepper.