Innanzitutto l’autore del Cheshire ha dato prova di grande capacità immaginifica, al tal punto da risultare un esempio per chiunque voglia cimentarsi col macro-genere Fantastico. Nel bagaglio di un autore fantasy contemporaneo non possono mancare le visioni del Paese delle Meraviglie, in special modo per chi intende andare oltre le banalità che appesta il mercato editoriale attuale. Non a caso la magnum opus carrolliana è tra i principali terreni in cui le avanguardie della narrativa fantastica affondano le radici. Dal New Weird alla Bizarro fiction, sono molti i sottogeneri nati anche grazie al Paese delle Meraviglie, un luogo strano e surreale dove le fantasie più estreme possono galoppare senza limiti. Ma il Paese delle Meraviglie non è più quello di Carroll: è cresciuto, si è fatto adulto, è diventato oscuro e macabro come l’animo umano, inquinato dalla negatività dei tempi moderni. Questa crescita ha portato con sé da un lato più follia e voglia di sperimentare, ma dall’altro più verosimiglianza e consapevolezza artistica e tecnica. Il New Weird è il Paese delle Meraviglie con ancora la lucidità necessaria per intrecciare trame verosimili e coerenti, mentre la Bizarro fiction è il Paese delle Meraviglie sotto funghetti allucinogeni e in preda a deliri al limite del nonsense. Chiaramente entrambi i sottogeneri devono molto anche a vari altri autori: Peake, King, Abbott, Barker e Di Filippo per quanto riguarda il New Weird, Kafka, Palahniuk, Knight e gli artisti Ero Guro per quanto riguarda la BizaQuelli più rappresentativi del New Weird sono Miéville, VanderMeer, Campbell, Swainston e Swanwick, mentre la Bizarro fiction è il regno di Mellick III, Villaverde, Hansen, Donihe e Pierce.
Se l’eredità che Carroll ha lasciato alla narrativa fantastica è sottovalutata e sconosciuta ai più, le rivisitazioni esplicite delle sue opere sono invece molto comuni e popolari.
Francesco Dimitri, ad esempio, ha pubblicato nel 2010 Alice nel Paese della Vaporità. La storia è ambientata in un imprecisato futuro in cui si è persa la capacità di utilizzare la moderna tecnologia, per lo meno finché Algernon Wilson non ha recuperato le vecchie macchine e le ha rimesse in funzione. Queste, però, hanno un effetto collaterale: producono vaporità, una sostanza che distorce le sensazioni, provoca allucinazioni e mutazioni. Nell’arco di duemila anni, Londra è stata circondata da un mare di vaporità: la Steamland. Insomma, le premesse per quest’Alice Steamfantasy sembrano ottime, ma Dimitri delude con una trama raffazzonata e con uno stile dilettantesco. Siamo a un livello ben diverso rispetto al suo precedente romanzo, ossia l’ottimo Pan. Ma se Dimitri si limita a raccontare la Meraviglia, Mellick III la mostra nel suo Adolf in Wonderland. Qui Alice è sostituita da un giovane Adolf Hitler che, in seguito al morso di un ragno, si ritrova in un Paese delle Meraviglie molto più allucinato e folle dell’originale. Questo è un romanzo sotto gli standard di Mellick, ma è comunque ottimo sia grazie alle trovate geniali sia grazie all’impeccabile trasparenza stilistica. Rimanendo in territorio Bizarro fiction, in Alice nel Paese dei Numeri Jeff Noons immagina che Alice, dopo aver viaggiato nel Paese delle Meraviglie e Oltre lo Specchio, si ritrovi catapultata nella Manchester di un universo parallelo pieno di stranezze e stramberie. Dell’opera di Carroll, Noons riprende anche i giochi di parole, addirittura usandoli molto più spesso. Passando a The White Rabbit di Joe R. Lansdale, bisogna lanciare un grido d’allarme: il Cappellaio Matto e il Coniglio Bianco sono reali e… molto affamati. In The White Rabbit Chronicles, invece, Gena Showalter rivisita il classico di Carroll mischiando Urban fantasy, Dark fantasy, Paranormal romance e un pizzico di Horror. Sulla stessa scia troviamo Alice in Deadland di Mainak Dhar, che però si può liquidare col fantozziano “è una cagata pazzesca”. Lo stesso giudizio vale per la serie The Looking Glass Wars di Frank Beddor.
Alice nel Paese delle Meraviglie ha anche dato vita a situazioni e simboli più volte riutilizzati. L’esempio più eclatante è il Bianconiglio usato per simboleggiare un cambio di prospettiva o il passaggio in una realtà parallela: si tratta di un elemento ricorrente in film come Donnie Darko, Matrix, Shining, Eyes Wide Shout, Resident Evil e nella serie tv Lost
Le opere di Carroll hanno influenzato anche il mondo della musica, come ad esempio nel brano Through the Looking-Glass dei Symphony X, ma anche in White Rabbit dei Jefferson Airplane, in Alice di L’Aura, in Alice di Avril Lavigne e in vari brani dei The Birthday Massacre, degli Star One e dei Nightwish. Per quanto riguarda gli album, si possono citare vari esempi, tra cui Alice’s Inferno dei Forever Slave, Alice in Hell degli Annihilator, Alice’s Heroin Wonderland dei Tyrant of Death e Eat Me, Drink Me di Marilyn Manson.
Concludendo, la magnum opus carrolliana ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario comune e ha influenzato, talvolta esplicitamente e talvolta implicitamente, un po’ tutte le arti.
Cosa state aspettando? Tuffatevi anche voi nella tana del Bianconiglio!
Michele Greco