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Nella valle di Elah

Creato il 07 giugno 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

Nella valle di ElahDavide e Golia si sfidarono nella valle di Elah, luogo dell’antica Palestina che divideva l’esercito degli Israeliti e quello dei Filistei. Tutti conoscono questa storia e tutti sanno come è andata a finire tra il gigante cattivo ed il ragazzino armato di sola fionda.  La valle di Elah riporta alla mente il Re Saul che mandò il proprio figlio Davide a combattere armato di sole cinque pietre. Verrebbe da pensare: chi farebbe una cosa del genere? La risposta è che ogni giorno vengono mandati a combattere migliaia di ragazzi in terre sconosciute, e “Nella valle di Elah” di Paul Haggis (lo stesso di “Crash – Contatto fisico“) parla di quello che la guerra può fare alla gente, sottolineando che il patriottismo cieco e insensato sia estremamente pericoloso. Non è un film di guerra, ma prende spunto da una storia vera per raccontare il dramma di una famiglia. Hank Deerfield (Tommy Lee Jones) è un padre orgoglioso e burbero, oltre che ex poliziotto militare, che ha cresciuto i propri figli secondo un codice ben preciso, militarizzando la loro vita e spingendoli ad intraprendere carriere nell’esercito. Il risultato è che entrambi moriranno in maniera troppo prematura perchè ancora ragazzi, ma la morte di Mike, il figlio più piccolo, porterà il padre ad un viaggio alla ricerca dei colpevoli.  Non è un thriller, ma si sviluppa attraverso un giallo per raccontare di un viaggio più profondo, di una guerra interiore al costo emotivo e psicologico di una guerra vera. A prescindere dall’idea che si possa avere o meno della guerra, è innegabile che si mandano in guerra tanti ragazzi e che questo comporta, per chi è così fortunato da tornare, grossi traumi difficili da superare. In questa ricerca Hank verrà affiancato da una poliziotta (Charlize Theron), che in quanto donna e madre single viene giornalmente umiliata e derisa dai colleghi uomini, ma che potrà comprendere fino in fondo il dramma di quest’uomo insopportabile che prima di tutto un padre. Ma non è nemmeno un poliziesco. “Nella valle di Elah” è un film sulla vita, sulla morte, sulle paure dei mostri (“E’ così che si combattono i mostri: lasci che ti vengano vicino, li guardi negli occhi e poi li colpisci“), e se Hank non ha lacrime neanche per la morte del figlio, ma solo una volontà ineluttabile di sapere chi l’ha ucciso, Joan (Susan Sarandon) invece, moglie e madre devota che ha visto entrambi i figli morire sentendosi totalmente inetta seppur in colpa, di lacrime ne ha tante, perchè lei non vede imprese eroiche e patriottismi per cui valga la pena morire, ma guarda attraverso un vetro il corpo dilaniato del figlio, e quindi non c’è filosofia che tenga davanti allo strazio del cuore, se non una rabbia profonda verso Hank, reo di aver mandato i figli a morire. Pian piano anche Hank riuscirà a capire, e sarà una conoscenza totale, una presa di coscienza assoluta, non solo i fatti che hanno portato alla morte del figlio, ma anche e soprattutto il senso della vita. Una morte per comprendere davvero la vita: è’ un messaggio cupo, intriso di rabbia cieca, doloroso, quello che Paul Haggis dipinge all’interno della pellicola. Se dal punto di vista tecnico Haggis realizza una pellicola classica, senza nessun virtuosismo registico, senza sobbalzi nè delizie, ma lineare, quasi “militare” in un certo senso, è dal punto di vista tematico/filosofico/morale che il regista realizza un capolavoro. A volte probabilmente più la situazione è drammatica, più Haggis calca la mano, come se volesse essere sicuro di entrare nel cuore dello spettatore, come se  non volesse lasciare nulla al caso pilotando chi guarda ad un solo tipo di riflessione. Per questo è un film coraggioso, difficile e forte, perchè a terrorizzare maggiormente non è il sangue, pressoché inesistente nella pellicola, ma gli occhi ricolmi di orrore dei giovani, dei ragazzi, mandati in una valle di Elah a diventare mostri, e dei padri colpevoli di tutto questo che sono diventati dei grandi Golia.

Ma Golia quindi chi è? Golia non è solo un nemico fisico da combattere in guerra, da uccidere e vedere morire, Golia è anche uno stato che ti manda lì abbandonandoti a quegli orrori facendo affidamento solo sulla forza interiore, addestrandoti a diventare un mostro (basta pensare ai tanti video che ogni giorno i militari dall’Iraq pubblicano mostrando gli orrori che vedono e che a volte compiono), insegnandoti a diventare a tua volta un Golia. Il film è ispirato ad una storia vera, ma la verità è che sembra che sia ispirato a tante storie vere.

Voto 8/10



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