Nella Vita ci sono sempre delle Alternative

Creato il 31 gennaio 2011 da Dylandave

- The Town – 2010 - ♥♥♥ -

di

Ben Affleck

Ben Affleck forse è ora che si dedichi maggiormente alla regia, abbandonando il ruolo da attore medio da commedia romantica che lo ha contraddistinto maggiormente finora. Questo suo secondo film è permeato da parecchi elementi notevoli e non di certo facili da seguire, che sicuramente potrebbero apportargli la fiducia necessaria in un futuro da regista che si prospetta essere niente male. Per prima cosa questa scelta gli consente di interpretare ruoli che lui stesso dipinge e di conseguenza il suo personaggio di Doug, in questo film, gli calza maggiormente a pennello consentendogli di rivelare le sue doti recitative ed espressive maggiormente. Il suo Doug è un americano di origini irlandesi che vive nel quartiere storicamente più ad alto tasso criminale di Boston (Charlestown), dove gli uomini sembrano avere poche alternative, se non quelle di schierarsi o dalla parte della criminalità o da quella della legge. Durante una rapina, con i suoi compagni, decidono di prendere un ostaggio per poi liberare in seguito la direttrice della banca (Rebecca Hall). Doug è incaricato di controllarla qualche giorno, nel caso spifferi all’ FBI qualcosa di troppo, ma finisce per innamorarsene e desiderare di cambiar vita. Questa scelta in alcuni posti come CharlesTown non sembra essere così facile, perchè sembra essere difficile e addirittura impossibile andare avanti in modo differente senza fare i conti con le proprie scelte passate. La capacità di Ben Affleck come regista di questo film è proprio quella di rendere questo sobborgo di Boston uno dei veri protagonisti del film, comunicando allo spettatore che le radici di un contesto sociale fatto di povertà e emarginazione sono importanti nell’ evoluzione di una storia come questa tanto quanto la caratterizzazione di un personaggio. E’ abile a coordinare le sequenze d’ azione muovendo la macchina da presa in modo adrenalinico per poi ritornare a dirigerla in maniera più intensa durante le sequenze più a carattere emotivo. Sembra capace, anche di gestire gli intrecci tra i vari personaggi (non pochi), riuscendo a concatenare gli eventi di ognuno di loro in un singolare modo che nel finale è capace di sorprendere lo spettatore un’ ultima volta. Nelle sequenze delle rapine spesso il film ci ricorda Point Break, anche per le singolari maschere che usano i protagonisti rapinatori che per i rallenti applicati in alcuni momenti. Aiutato da una fotografia molto incisiva e precisa di Robert Elswit che sa apportare una notevole intensità a ogni scena, Affleck dosa sapientemente anche i dialoghi finendo per delineare correttamente il carattere da buono di Doug. Anche il Jeremy Renner, già visto in maniera sorprendente in The Hurt Locker, è decisamente capace di dar vita ad un personaggio ben caratterizzato che vorrebbe inchiodare Doug al suo tragico destino da rapinatore ma che finisce per trovare il suo personale. L’ unica pecca di Affleck in quest’ opera è forse quella di aver provato un certo compiacimento nel curare il suo personaggio, da decidere di risparmiarlo nel finale, come se la sua vena registica non si fosse ancora completamente separata dall’ attaccamento verso il suo ruolo di attore. Se  avesse dimenticato la sua immagine da divo di Hollywood per vestire maggiormente i panni di regista probabilmente avrebbe osato di più e sicuramente questa sua opera, già molto bella, avrebbe avuto modo di esserlo in maniera maggiore. E’ comunque una buona speranza per il suo futuro. Da regista.

( Dalla parte della legge o della criminalità)

( Il mondo degli affetti su un diverso piano della vita)

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