Basterebbe comunque verificare il numero di segnalazioni di casi di “omofobia”, che nel 2012 sono state meno di 150 (segnalazioni sulle quali, fra l’altro, manca ogni accertamento) e se non bastasse, si potrebbe osservare i risultati di un recente sondaggio Swg finalizzato a rilevare le categorie sociali più odiate, effettuato lo scorso 14-15 maggio: il 12% considera «nemici» gli immigrati, il 32% i politici, il 3% i ricchi, il 18% i lobbisti, l’1% i meridionali e l’1% i settentrionali…ma non c’è traccia di alcuna forma di odio verso gli omosessuali, nessuno ha dato questa risposta.
A conferma di tutto questo arriva anche un’intervista recente ad Anna Paola Concia, scatenata militante omosessuale ed ex parlamentare del Partito Democratico, trombata alle scorse elezioni quando ha perso la sfida in Abruzzo addirittura contro “l’impresentabile” Antonio Razzi. Alla domanda chiave sul «perché non si può più aspettare per la legge contro l’omofobia», la Concia avrebbe potuto rispondere con dati e numeri, evidenziando finalmente come l’omofobia sia una vera urgenza in Italia. Ed invece non ha saputo trovare alcuna motivazione limitandosi a criticare chi dice che ci sono «altre priorità». Eppure la domanda era chiara, servita su un piatto d’argento. Verso la fine dell’intervista ha affermato di ricevere «tantissime» offese quotidiane per il fatto di essere lesbica. Ad esempio, ha spiegato, c’è ancora qualcuno (assurdo, intollerabile!!) che quando la vede in giro con la sua compagna chiede «chi di voi due è la donna e chi è l’uomo?. Eh si, serve davvero una legge anti-omofobia!
Se la Concia non trova e non presenta motivi validi e sostenibili per sostenere la legge Scalfarotto-Leone, altri omosessuali sono più chiari e si oppongono chiaramente ad essa. Un esempio è Nino Spirlì che ha scritto: «Ore 00.38 e non chiudo occhio. Che mi succederà, fra qualche giorno, se mi autodefinirò, come faccio da anni, Ricchione? Mi arresteranno? E cosa ne sarà della mia adorata autobiografia “Diario di una vecchia checca”? Sarà ritirata dalle librerie e bruciata in piazza davanti alle scolaresche e ai gruppi scout? Per come si stanno mettendo le cose, sembra che anche noi, froci di sempre, dovremo stare attenti a ciò che diremo quando parleremo delle nostre cose. Diventeremo un altro tipo di minoranza: gli Intoccabili. Ricchioni e Intoccabili. E Innominabili. E Inguardabili, anche. Perché se lo sguardo diventa offensivo, possiamo ricorrere alla denuncia e far mettere in gattabuia il razzista di turno. Che tempi cretini!!! La paura della diversità da sé, a mio parere, si combatte con l’energia pulita della libertà dal pregiudizio. Ogni pregiudizio. Costruire nuove categorie umane, invece, corrisponde a far nascere nuovi pregiudizi. E non ci casco nella trappola della tutela delle minoranze. Non sono una minoranza, cazzo!! Mi chiamo Nino Spirlì, intendo e voglio. Il resto è vita. Da riempire ogni giorno. In compagnia di tutti Coloro che incontro. Nel bene e nel male. Qualunque sia il bene ed il male. E non sarà una legge a rendermi più vivo o meno morto. E, ora, parliamo di lavoro. Di dignità che si rafforza col lavoro. Parliamo di futuro».
Un altro omosessuale, Eliseo Del Deserto, ha deciso di scrivere una lettera dal suo blog al presidente Enrico Letta, motivando le sue ragioni contrarie al disegno di legge: «Una legge che mi tocca da vicino, perché sono omosessuale e perché da adolescente sono stato vittima di bullismo», ha scritto. «Una legge che nonostante la mia storia e la mia identità disapprovo. Socialmente non mi sento discriminato come omosessuale, ma piuttosto come giovane precario! Siamo senza futuro, senza discriminanti, omosessuali ed eterosessuali. Non è forse un’urgenza politica questa, che supera di gran lunga la questione dell’omofobia? Che sicuramente è un problema, io stesso l’ho dovuto affrontare, ma non è certamente il più urgente. Sono tanti i casi e le categorie che hanno bisogno di assistenza e dignità nella nostra società. Penso agli anziani sempre più soli e poveri. Penso alle persone portatrici di handicap e a quei luoghi pubblici, come tante stazioni ferroviarie, dove ancora ci sono barriere architettoniche da abbattere. Sono tanti i problemi della nostra bella nazione, voi li conoscete certamente e non è lo scopo di questa lettera farne un’analisi dettagliata. Come omosessuale e vittima di bullismo francamente preferisco si risolvano prima queste situazioni, che sento estremamente più urgenti della mia, perché io già sono tutelato dalla legge. Certo se la legge funzionasse… Ma il problema allora non sono le leggi, bensì il loro funzionamento. Una legge in più migliorerebbe davvero le cose? Dunque invochiamo una nuova legge o il funzionamento della giustizia?».
La lettera continua, toccando un secondo aspetto: «perché io che voglio riappropriarmi della mia identità naturale di maschio, legata anche al fatto che ho effettivamente un corpo e dei genitali maschili, non posso farlo, e perché non posso dire che la mia omosessualità mi rende infelice? Perché se lo faccio io potrebbe essere offensivo al punto di considerarlo reato? E perché invece una persona che nasce maschio, si fa asportare i genitali e deve prendere degli ormoni femminili per avere fattezze da donna, non è offensiva, anzi vorrebbero venisse tutelata di più? Questo proprio non lo capisco! Mi sembra davvero che il mondo sia caduto a testa in giù! Ma in nome di quale ragione o ragionevolezza è stato smarrito ogni buon senso? L’omofobia è la punta di un iceberg che ha un sommerso molto più pericoloso e riguarda una vera accettazione della diversità ed un reale rispetto della dignità della persona: sia essa omosessuale, trans, uomo, donna, anziano, immigrato, meridionale o semplice passeggero di un servizio di trasporto pubblico. Credo sia più urgente, oltre che necessario, recuperare prima questo senso trasversale della dignità della persona in quanto persona, per non rischiare di considerare solo gli ascessi e trascurare le cancrene. Davvero in alcuni paesi è proibito chiamare i genitori “mamma” e “papà” per non offendere le famiglie omosessuali? Questa non è integrazione! Questo è totalitarismo omologante! Genitore 1 e genitore 2? Come ci può essere vero rispetto, se per rispettare te, devo denigrare me!».
La redazione