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Neocavernicoli digitali (e non solo)

Creato il 19 marzo 2013 da Leultime20 @patrizialadaga

cavernicolo digitaleIl nuovo papa osannato perché scende tra la gente ad abbracciarla e non indossa vestiti costosi, i neoeletti deputati e senatori applauditi perché vanno in parlamento in bicicletta o con i mezzi pubblici, la foto di Natalie Nougayrède che fa il giro del pianeta per essere la prima donna alla direzione del quotidiano francese Le Monde, uno studente che trova un portafoglio con 4.200 euro che finisce sul giornale per averlo restituito al proprietario.

Che cos’hanno in comune queste notizie? Che non dovrebbero essere notizie.

Il fatto che i media siano costretti a mettere in risalto una buona azione di un cittadino, la sobrietà di un politico, l’umiltà di un religioso o la conquista di una posizione importante da parte di una donna, significa che si tratta di eccezioni e non di routine. E questo la dice lunga sui principi che reggono la società moderna.

Nessun tempo e nessun luogo sono stati mai perfetti, del vecchio e reiterato detto “si stava meglio quando si stava peggio” non sappiamo che farcene perché in genere non è affatto vero, l’epoca moderna ha portato più benessere, libertà e salute agli esseri umani, ma la strada sembra essere ancora molto lunga.

Come si può pretendere di rendere meno bellicosa quella valle di lacrime che è il mondo se ogni giorno si sottolineano solo le brutture che lo popolano e si incentivano i comportamenti da cavernicoli, seppur digitali? Zuffe virtuali condite di insulti, manager eccellenti che ritengono una mail di ringraziamento un’inutile perdita di tempo (leggi l’articolo del Corriere.it) e pseudopolitici che strillano volgarità come pescivendoli al mercato fanno tutti parte di una cultura meschina e triviale che la gente perbene (una dicitura volutamente “antica” e in disuso) non si merita.

Perché di cittadini che ne hanno piene le scatole di questa moda del tutto è concesso ce ne sono tanti, tantissimi. E non sono necessariamente quelli che scendono in piazza. Perché forse non ne hanno il tempo o non approvano i modi. Hanno studi da terminare, imprese da far funzionare, famiglie da mantenere, sogni da realizzare. E nonostante tutto trovano il tempo per scrivere “grazie” a chiunque si rivolga loro con cortesia.

Speriamo allora che ci sia ancora chi insegna ai bambini a restituire un oggetto smarrito, a ringraziare se si riceve un favore e soprattutto a non sentirsi in diritto di elevarsi sugli altri in nome di un titolo o un ruolo. Piccole cose, in fondo. Si chiamano rispetto, educazione ed umiltà. Valori così semplici. Così trascurati.

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