Titolo: Neonomicon
Autore: Alan Moore, Jacen Burrows
Editore: Bao
Anno: 2012
Aleister Crowley sosteneva che la magia è linguaggio. Se prendiamo per buona questa definizione la storia umana è costellata di maghi che hanno cambiato la cultura con la loro opera. Considerando i grafici e i numeri altre forme di linguaggio potremmo sostenere che alcuni l’hanno fatto ricorrendo ad una forma più scientifica; altri invece si sono affidati alle suggestioni più estreme, all’immaginazione più sfrenata e spiazzante, alla narrazione e alle arti. Personalmente ho sempre preferito quest’ultimo tipo di maghi, sono quelli che mi hanno più entusiasmato. Tra loro quelli che sono riusciti a catturare la mia passione e a farla cavalcare all’impazzata sono autori come Philip Dick e H.P. Lovecraft capaci di far comparire crepe nella realtà, in grado di far percepire un forte senso di straniamento dato dalla complessità del reale, dalla sua natura stratificata e, a volte, nascosta. Quello che mi fa rabbrividire ed esaltare allo stesso tempo è il sublime e l’orrore che si cela dietro al quotidiano.
Alan Moore, geniale autore di fumetti, si è autonominato mago ed è un gran maestro nell’uso del linguaggio, ha realizzato alcune delle opere che hanno rivoluzionato il mondo delle storie illustrate. Con Neonomicon ha ripreso le atmosfere e il pantheon inventato da H.P. Lovecraft e ha fatto collassare le crepe, le zone d’ombra presenti nell’opera dell’autore di Providence, ha mostrato l’orrore che si cela al di là dell’orrore che si annida dietro al quotidiano, scusate il pessimo gioco di parole, una sorta di mostruosità della mostruosità. Lovecraft aveva sempre lasciato intendere le oscure pratiche rituali officiate per adorare i Grandi Antichi, le divinità ancestrali che caratterizzano il suo pantheon. Le donne e il sesso, come anche un certo tipo di violenza, erano argomenti poco consoni a un gentiluomo di campagna di estrazione puritana al volgere del XIX secolo.
La prima volta che il signor Moore si trova a dover lavorare con l’opera del “solitario di Providence” è nel 1994 in occasione di una raccolta di racconti, The Starry Wisdom (tradotta in Italia da Einaudi con il titolo Saggezza Stellare, ma non pubblicata in versione integrale), curata da D. M. Mithcell, che vede le firme di alcuni giganti della letteratura fantastica, come Ballard e Burroughs, del fumetto e della musica. Da quel racconto Anthony Johnston e il bravo disegnatore Jacen Burrows traggono un fumetto che porta lo stesso titolo: Il Cortile. Due anni fa Moore e Burrows decidono di realizzare una miniserie di quattro numeri, edita dalla Avatar, che concludesse le vicende iniziate in quella storia, vede la luce Neonomicon e l’opera di Lovecraft conosce nuove e altre vette. La coraggiosa Bao si incarica di pubblicare una sorta di versione absolute che va esaurita in pochissimo tempo. Non c’è da temere perché è da poco uscita la prima ristampa, è così possibile ammirare di nuovo le splendide tavole e viaggiare con le parole grazie a questa edizione molto curata (ci spiace solo un po’ per le tavole doppie de Il Cortile, apprezzabili appieno esclusivamente nell’edizione spillata, come quella di un disturbante uomo vitruviano in versione cthulhiana).
L’operazione, la magia che Moore tenta in Neonomicon con il materiale di Lovecraft, già abbozzata ne Il Cortile, è di quelle ardue, vera e propria acrobazia metanarrativa, doppio salto con avvitamento, un’opera letteraria che parla di un’opera letteraria che parla di un’opera letteraria. Ne sono indizio le città racchiuse all’interno di gigantesche cupole, quasi a rappresentare dei luoghi ideali più che spaziali, e la splendida sequenza della “bidimensionalizzazione” di uno dei personaggi. L’eremita di Northampton porta al centro dell’orrore il linguaggio come strumento della creazione e con esso i temi repressi dal linguaggio di Lovecraft, il femminile e il sesso, immaginando scene da cardiopalma senza rinunciare alle atmosfere originali, estremamente disturbanti e allusive. L’opera è sconsigliata a chi si scandalizza facilmente e necessita di un costante approfondimento da parte di chi non è iniziato ai segreti dei Grandi Antichi ovvero non si è mai accostato agli scritti di Lovecraft. La magia non si limita però solo a questo, Moore suggerisce che la violenza e il sesso esplicito ampiamente rappresentati nel racconto sono l’aspetto più basso e volgare dell’architettura di Lovecraft, la quale è invece una possibile metafora per indicare le vette più alte della coscienza umana o forse le sue più inesplorate potenzialità. Non è un caso che l’opera si intitoli Neonomicon (“Dei nomi nuovi”), aggiornando il famoso Necronomicon (“Dei nomi morti”) creato proprio da Lovecraft, perché i nomi immaginati dallo scrittore americano non sono di certo cosa morta, ma viva e vegeta, pronta ad assumere nuove e più incredibili forme. Spetta alle curate illustrazioni di Jacen Burrows completare quest’opera alchemica che, se si eccettuano alcune ingenuità della trama, forse volute, risulta a dir poco stupefacente.