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Nepal: fratture continue

Creato il 21 maggio 2012 da Cren

Nepal: fratture continueQuando qualcuno in Nepal proclama un bhanda (sciopero) o chakra bhanda (sciopero delle ruote) non è uno scherzo, nessuno può circolare. Negli anni li hanno proclamati un po’ tutti: maoisti, congresso, UML, monarchici, studenti e adesso è il turno dei molti comitati che difendono i vari gruppi etnici o castali. Quando c’è un bhanda se qualche mezzo cerca di forzare il blocco è fritto. Le auto sono prese a pietrate, alle moto vengono portate via le chiavi e , a volte, bruciate; i veicoli dei giornalisti, di norma, incendiati. Anche le ambulanze sono guardate con sospetto perché, spesso, diventano un bus collettivo. Gli unici che possono circolare, di solito, sono i risciò che fanno affari d’oro. Per l’economia è un disastro perché ogni rifornimento è bloccato (già di solito manca benzina, cherosene e corrente elettrica).

Kathmandu diventa un posto irreale, torna indietro di decenni senza auto, rumore, inquinamento. Sarebbe bello, ma la gente e’ incazzata; non ne può più di vedersi bloccata a casa, con i negozi in penuria di genere alimentari, qualcuno distrutto perché apre. Forzature del bhanda sono state segnalate in diverse parti di Kathmandu con scontri fra la gente e i manifestanti. Qualche volta è intervenuta la polizia con un centinaio d’arresti. Sono mobilitati oltre 6000 uomini ma gli stessi comandanti dichiarano di non essere in grado di mantenere l’ordine. Adesso è stato proclamato un nuovo sciopero, finito quello dei Chetri, Bhaunu, da parte del NEFIN (Nepal Federation of indigineous nationalities) e del Agitating Indigenous Nationalities Joint Struggle Committee (NJSC). Nel Terai inizia quello dei Mahadeshi, ma tutto il Nepal è in agitazione.

All’interno di queste organizzazioni (la cosidetta società civile) s’agitano politicanti e gente in cerca di visibilità, facili consensi, demagogia diretta a cercarsi una base elettorale per le prossime elezioni. Alle conseguenze di questa cagnara non ci pensano. Le ragioni le abbiamo viste in altri post e la sensazione è che al governo stia sfuggendo il controllo della situazione. Ormai qualsiasi soluzione si propone trova qualcuno contrario che inizia uno sciopero. Come sempre in questi casi si cerca un nemico su cui far confluire la protesta: gruppi terroristici, monarchici, potenze straniere. Questo è il senso delle ultime dichiarazioni del governo, maggiore responsabile di questo immenso casino.

Sarebbe bastato proporre la divisione in quattro province geografiche, dotate di qualche potere federale e nessuno avrebbe scoperchiato il pericolassimo pentolone avvelenato delle varie etnie.

Per la cronaca il NEFIN, l’agitatissimo comitato che sta cercando visibilità politica creando mare di casini, è stato finanziato, fra gli altri, dall’Unione Europea e dalla ONG Care, complimenti. Un altro disastro da imputare ai donatori internazionali e ai teorici della “società civile”, disvantaged groups e protection of ethnic minorities.


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