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Nepal: monsone fatale

Creato il 01 ottobre 2012 da Cren

Nepal: monsone fataleIl monsone è micidiale, anche quest’anno leggero all’inizio e fortissimo alla fine. Oggi l’Indra Jatra celebra la sua fine (è infatti c’è il sole e fa caldo) e lo ringrazia per la pioggia che, ancora oggi, determina i raccolti. Durante questi tre mesi frane, straripamenti, strade dissestate, cieli nuvolosi, febbri provocano centinaia di morti. In questi giorni abbiamo avuto le notizie (poiché erano coinvolti turisti occidentali) della valanga sul Manaslu e della caduta dell’aereo per Lukla con oltre 20 morti ma da maggio, quando iniziano le prime piogge, i morti sono stati almeno 150.

Le strade di montagna diventano fiumi con le piogge, i bus sgangherati e gli autisti stanchi o ubriachi non vedono più niente, non esistono protezioni e quando un bus precipita in un fiume i morti sono decine. A maggio un bus è caduto nel Sunksoi (sulla strada per il Tibet) provocando 5 morti e decine di feriti, eppure quella è una delle strade più belle del Nepal. Nei distretti periferici (Dhading, Nawalparasi, Gulmi) gli incidenti hanno provocato un centinaio di vittime. Fra i villaggi delle montagne i collegamenti sono tenuti da flottiglie di minibus e jeep Tata, anche queste ridotte male e con autisti che vanno avanti e indietro come pazzi per raggranellare più rupie possibili. Lì le strade non sono neanche asfaltate, se di terra argillosa diventano pantani, strette e a appese a immani precipizi. In un solo incidente a Palpa (in luglio) sono morte 15 persone, possiamo immaginare come fosse cariche di persone e masserizie la jeep. Oggi 14 persone disperse per una frana lungo la Mechi Highway e uno studente morto perché cauto dal teto del Bus a Kavre.

Traporti fatali in questa stagione anche per chi vola. Ogni anno cadono almeno 3 aerei. Il primo è stato a maggio mentre era in volo, fra le nuvole e sfiorando le montagne, verso Jomosom che fatto meno vittime rispetto alla jeep, comunque. Montagne e colline che franano, abbandonate dai contadini in cerca di fortuna negli Emirati, incuria dell’uomo e così ogni anno si calcolano in decine le vittime come a Gulmi (quest’anno particolarmente sfigato) dove una frana s’è portata via una famiglia di 5 persone. Ma decine d’incidenti analoghi sono stati ricorrenti in ogni parte del Nepal. Nelle piane del Terai straripano i fiumi e da fine agosto (quando le piogge sono cresciute) almeno 10 villaggi sono stati spazzati via e si calcola che una decina di persone sia affogata.

C’è sempre un gran parlare di finanziamenti per costruire ponti (essenziali nelle aree collinari quando i fiumi sono inguadabili) ma pochissimo si è fatto. In molte aree del Nepal i bambini per andare a scuola superano i fiumi in teleferiche, li attraversano a piedi o a nuoto come accade a Hattimadar nel distretto di Salyam (Nepal centro occidentale). Infine le malattie dovute all’acqua inquinata che, ogni anno, si portano via almeno un centinaio di persone, specie nel Terai. Certo la natura è potente, i mezzi di trasporto (aerei, minibus, bus) sono antiquati, senza manutenzione, non curati, il personale super sfruttato, ciucco, improvvisato. Chi ha viaggiato in bus per il Nepal (9-10 ore per 200 chlilometri), gomme liscie, bus che arrancano nelle salite, guasti costanti, autisti sfatti. Per le infrastrutture (strade, pozzi, ponti) lavorano in tanti, tutte le agenzie delle Nazioni Unite, il finanziati dalla Asian Dev. Bank (si calcola che siano stati investiti, a parole, negli ultimi dieci anni circa USD 5 miliardi. Investimenti massicci, come sempre, con pochi risultati. Chi si occupa delle infrastrutture nei villaggi è il Department of Local Infrastructure Development and Agriculture Roads (DoLIDAR), che lavora e coordina le attività dei municipi (VDC) e dei Distretti (DDC). Organi locali di fatto non funzionanti e privi di membri eletti da oltre 10 anni.

Gran parte dei finanziamenti arrivano da: India, Giappone, Finlandia, the World Bank, e Asian Development Bank, Svizzera, DfID UK) e UNICEF. In un recente rapporto la stessa ADB segnala che “il 96% dei contratti verificati non è conforme alle regole della Banca stessa”; aggiunge “Civil works were determined to be generally delayed in construction, no test reports were provided for materials to provide assurance that these conformed to technical specifications” e conclude “l’assenza di controlli di gestione implica che i fondi siano usati per gli scopi previsti”. Insomma la natura non si controlla ma gli uomini, in teoria, si.


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