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Nepal: paese ed economia in bilico

Creato il 11 gennaio 2010 da Cren

Nepal: paese ed economia in bilicoOgni volta che c’è uno sciopero, specie se prolungato, i produttori di latte e vegetali sono fregati. Questi prodotti non possono raggiungere i mercati, essere lavorati e, dunque, agricoltori e allevatori perdono milioni di rupie. Dall’inizio del 2010 ce ne sono stati già tre, proclamati da diversi partiti.

Lo sciopero significa blocco totale delle circolazione, ricordo che durante i blocchi, il latte veniva buttato nelle strade e si formavano fiumi bianchi sulle carreggiate. Immagini pietose in un paese dove il reddito degli agricoltori e allevatori è di sopravvivenza. Se i prodotti alimentari non arrivano quelli che ci sono aumentano di prezzo. Se andiamo al mercato di Kalimati, deserto nei giorni di sciopero, vediamo l’aglio o le cipolle salite da Rs 36 per kg a 40. All’ingrosso i cavolfiori sono passati da 18 a 22 rupie al Kg. I pomodori da 18 a 22. Il prezzo dei cilindri di gas (riscaldamento e cucina) è passato da Rs. 900 a 1500 in due anni (quando si trova).

Scioperi e mancanza di governo dell’economia hanno fatto crescere l’inflazione (inflazione +16,4) e fatto diminuire il già debole potere d’acquisto della media dei nepalesi. L’attuale reddito procapite (USD 410) permette di comprare meno cibo rispetto al 2008 (quando era 380), secondo alcune stime è addirittura inferiore, in termine reali a quello del 1973. Fermi o falliti anche i progetti di riduzione della povertà: Likewise, the government’s priority programmes — education for all, health for all, safe drinking water and sanitation — have failed to meet people’s needs and expectations, spiega  Bharat Devkota del Center for Economic Development and Administration (CEDA). Paese allo stremo e gli attuali colloqui fra i partiti restano uno dei pochi segnali positivi. Anche perché altri grossi nuvoloni si stanno presentando sull’orizzonte economico.

Le rimesse dei migranti sono calate dell’11% nell’ultimo trimestre così come le esportazioni (-14%) e gli investimenti stranieri (FDI-Foreign Direct Investment). Si continua a comprare oro (come negli anni ’80) per rivenderlo in India ed è diventato (come valore) una delle voci più importanti fra l’import (+168% rispetto al 2008). La Banca Centrale combatte imponendo tasse sull’ acquisto, comprando rupie indiane per sostenere il cambio (passato da 95 a 106 rupie per un euro in due anni) e gettando liquidità in un sistema esausto. Nell’ultimo report sull’economia (di questi giorni) la Banca Centrale (NRB) segnala che Nepal´s two major export pillars — readymade garments and woolen carpet — recorded yet another decline of 25 percent and 38 percent respectively during the period.

Il turismo regge anche se non cresce rispetto al 2008 (+1,1), ma i maggiori aumentii sono cinesi (+51,4) e in genere asiatici (20% del totale), in tutto 378,120 turisti di cui 80.000 se ne sono andati in trekking (quasi tutti sull’Annapurna). La valuta pregiata esce e non entra, la bilancia dei pagamenti è in serio deficit, il sistema industriale (se così si può dire) non esporta, non è competitivo e non c’è liquidità per gli investimenti. Inflazione e stagnazione dell’economia sono i guai peggiori che possano capitare a un paese; i tassi d’interesse interbancari sono schizzati al 13,28%, livello mai raggiunto.

Crisi che ricade sulle famiglie che, negli ultimi anni, hanno iniziato a indebitarsi per acquistare auto, mobili, generi di consumi e case. La bolla speculativa nell’edilizia (i prezzi delle abitazioni e terreni aumentano del 100% all’anno in alcune aree) ha già fregato alcune banche e rischia di estendersi alla gente comune.

Chi ha i soldi (migranti ricchi) vende a Kathmandu per acquistare negli USA dove, incredibilmente, i prezzi sono più convenienti (oltre 500 richieste d’esportazione di valuta nel 2009). Il ritorno della democrazia e gli appetiti dei diversi partiti hanno rempito le aziende, i ministeri gli enti pubblici di raccomandati messi lì a distribuire prebende. Gli aiuti internazionali, come sempre, spariscono nel nulla. Dopo gli anni d’investimenti (90-95) il Nepal è precipitato nella classifica della World Bank ed è finito fra i paesi in cui è più difficile fare business.

Eppure, qui vicino , nel confinante Bihar indiano è partito un  “new miracle economy “ con una crescita dell’economia superiore all’ 11% (media indiana per il 2009 8,5%). Il Bihar era considerato fino a poco tempo fa uno degli stati indiani più sfigati: povero, corrotto e pieno di delinquenti (così erano considerati in India i bihari) . Ora sta uscendo dagli stati più arretrati, il gruppo del ‘BIMARU’ ( Bihar, Madhya Pradesh, Rajasthan e Uttar Pradesh), e sta facendo concorrenza a quelli più avanzati come il Gujarat. Secondo la World Bank è uno degli stati indiani “easiest place to start business”.

Tutta l’India comunque continua a tirare ed attrarre investimenti stranieri, malgrado la crisi, it was found that India achieved a growth of 85.1 per cent in foreign direct investment flows in 2008, the highest increase across all countries, scrive l’UNCTAD nel suo rapporto annuale.

Copiare gli incentivi alle imprese del Bihar, sfruttare il traino indiano sono opportunità per il Nepal se vuole aumentare il proprio PIL (crescita prevista nel 2010 un misero 5,5%) e ridurre povertà e squilibri. Senza soldi sarà difficile fronteggiare i rischi di penuria alimentare causati dalle poche piogge monsoniche del 2009 (inferiori del 60% alle necessità), acquistare riso e grano all’estero per coprire l’11% di mancati raccolti.



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