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Nepal, terremoto: aiuti e villaggi

Creato il 02 maggio 2015 da Cren

Più si raggiungono i villaggi sulle colline di Gorkha, Kavre, Ramechap, Sindhupalchok, Dolakha, Rasuwa e Nawakot (dove sta andando l'amico Gianni) più aumentano i numeri delle vittime (ormai quasi a 7000). A Kathmandu e nei paesi della Valle distrutti come Sanku si combatte per fornire acqua e tende i sopravvissuti. Funzionano due siti costruiti dal Governo nepalese ( kathmandulivinglabs.org e neoc.gov.np) cercano di coordinare e di informare su aiuti e necessità. Non è cosa da poco poiché si sta cercando di costruire un unità centrale di coordinamento per i volontari e gli aiuti internazionali e nazionali. Magari poteva essere fatto prima che scoppiasse la tragedia ed essere, così operativa, da subito e con maggiore efficacia.

I bisogni sono enormi , gli ospedali al collasso e in molte aree rurali distrutti o danneggiati. Servirebbero oltre 400.000 tende e tendoni (risulterebbero distribuite già circa 300.000) ma è immaginabile la difficoltà nel reperimento. Servirebbero elicotteri (il Nepal ne aveva 21) ne sono arrivati altri 40. Poi c'è chi manda tonno e maionese, bibbie, e altre puttanate tanto che il governo nepalese ha invitato i donatori "contribute relief materials as per our need".

Oggi un'altra scossa di terremoto a Pokhara (5° grado), ieri un ragazzo trovato ancora in vita a Thamel, i negozi del Malls sarà riaperto a breve (un alt regno del lento ritorno alla normalità) qualche casa che crolla dopo aver resistito per una settimana. Ieri membri dell'Assemblea Costituente erano in giro per Kathmandu a raccogliere spazzatura, insieme a tanti volontari.

Sulla stampa italiana (e non solo,oggi polemica con il Times of India per un articolo sul fondo del Primo Ministro per l'emergenza) si leggono articoli duramente critici sulla classe politica nepalese non esente da colpe,inefficienze e corruzione specie per l'assenza di attività dirette alla prevenzione (piani regolatori, normative antisismiche, strutture di pronto intervento, etc.) ma, ritengo, che date le condizioni complessive del Nepal e alla potenza del sisma, anche il governo, insieme alla popolazione ha dato una reazione ottima.

Pensiamo, per chi non conosce l paese, che tranne per la pianura del Terai e verso di essa, le strade asfaltate sono pochissime e spesso disastrate da frane e monsoni. Da queste strade partono sterrati che s'inerpicano sulle colline (alte fino a 3.000 metri), dagli sterrati una rete di sentieri che raggiungono villaggi, magari distanti ore di cammino dalla strada carrabile. Gruppi di case, incastrati fra pianori e cime e circondati da interminabili terrazze di riso o mais. Se si sale oltre le colline si raggiungono i villaggi di montagna (come il colpito Langtang) dove la gente vive di turismo, allevamento e strappa qualche campo e villaggio fra gole e rocce. Qui le strade sono sottoposte a frane e valanghe come è accaduto.

Per il Nepal delle colline, dopo l'immediata emergenza, si pongono problemi grossi. Mentre a Kathmandu, forse, tanta gente si è salvata perché era sabato festivo, nei villaggi non è stata seppellita nelle case di argilla, legno e mattoni perché era a lavorare nei campi.

Entro la fine di maggio vi è il raccolta di frumento e mais, subito dopo (per le aree i cui è possibile) si inizia a piantare il riso (Cioè il cibo per il 2016) per l'arrivo del monsone. Ai contadini devono arrivare fertilizzanti e semi per coltivare le terrazze non crollate a causa del terremoto, se non si mangia o bisogna comprare (o farsi comprare da governo e donatori) il riso e grano del Terai o quello importato dall'India. Il rischio è che, come già sta avvenendo, la gente abbandoni i villaggi colpiti per cercare fortuna all'estero e nel Terai.


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