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Nepal, terremoto: faticosa ripresa

Creato il 22 maggio 2015 da Cren

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Ovviamente e necessariamente WFP, infine è riuscito ad emettere un comunicato di smentita.qui . In cui però si ammette che almeno il 25% del riso distribuito e’ “broken” che in pratica significa polverizzato. La colpa, ovviamente, ai fornitori,  nessuna responsabilità per chi li ha selezionati, ha comprato il riso senza  verifiche prima della distribuzione.

Le stesse parole furono usate nel 2009, per cui non gli crediamo ne li giustifichiamo. Anche se fosse come dicono loro, risulta difficile preparsi un bel daal bhat con farina di riso, farne delle palle con le mani, strofinarle nel potente achar, e aggiungerci verdure e sugo di lenticchie. Con la farina o i pezzetti di riso al massimo si può fare un bel distillato superalcolico (rakshi) che frantuma le budella.

Quindi ammettono di essere incompetenti malgrado i soldi che tutti investiamo sul WFP,  chiaro che qualcosa fanno ma l’efficacia è sempre da valutare in base ai soldi investiti. In ogni caso mi fido di più dei contadini dei diversi distretti che hanno testimoniato che il riso era immangiabile,  nero e gonfio (cioè marcio), che dei burocrati, locali e internazionali, delle NU di cui avrei tante belle storie da raccontare. E’ chiaro che non è interesse di nessuno, stampa, governo, UN, parlare troppo della vicenda, troppi gli interessi e i favori scambiati in questo sistema di potere.

La questione del riso è solo un triste esempio di come è a chi il Nepal non deve affidare la sua ricostruzione. La DFID (cooperazione del governo inglese) scrisse riguardo al UN’s disaster risk management programme del 2014: UNDP had “poor financial controls, weaknesses in payment processes and misreporting and recording of payments”. Per organizzare la struttura di prevenzione e intervento sui terremoti sempre la DFID dono’ a UNDP 5 milioni di sterline (i risultati si sono visti in questa circostanza) di cui 750.000 finirono a un solo consulente (5 anni di contratto). DFID ha avuto almeno il coraggio di riconoscere i suoi errori e di mettere nero su bianco in rapporti di auditing, quanti soldi sono stati buttati nella spazzatura. Ma questi sono solo una minima parte del miliardo di euro che ogni anno arriva in Nepal dai donatori internazionali, soldi sprecati o mal utilizzati, in massima parte, ma che contribuiscono a generare corruzione e sistemi di potere, di cui, gli stessi donatori, poi si lamentano. Un circolo vizioso che per ricostruire il  Nepal dopo questa tragedia,  deve essere spezzato. Quindi sarebbe opportuno non dare soldi a questa gente (Nazioni unite e collegate), tanto più che già ne diamo pagando le tasse, che il governo italiano gli trasferisce.


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