- Maya:ci hanno rubato anche il manifesto.
Se l’uomo perde l’amore degli altri da cui dipende, ci rimette anche la protezione contro molti pericoli e soprattutto si espone al rischio che la persona più forte mostri la sua superiorità punendolo. Pertanto il male è originariamente tutto ciò a causa di cui si è minacciati della perdita d’amore; bisogna evitarlo, per timore di tale perdita. Perciò conta poco se si è già fatto il male o se soltanto si intenda farlo; in entrambi i casi il pericolo si presenta solo se l’autorità lo scopre, e in entrambi i casi essa si comporterebbe nello stesso modo. Questo stato d’animo si chiama cattiva coscienza, ma in verità il termine non è appropriato perché a questo stadio il senso di colpa è chiaramente solo paura della perdita d’amore, angoscia sociale…
I fenomeni della coscienza morale si pongono allora su un gradino più alto; in fondo solo ora si dovrebbe parlare di coscienza morale e di sentimento di colpa. A questo punto vengono anche a cessare sia la paura di essere scoperti, sia la differenza tra il fare il male e volerlo, perché niente può rimanere celato al cospetto del super-io, neppure i pensieri.
La coscienza mostra una particolarità che era estranea al primo stadio e che non è più tanto facile da spiegare. Si comporta con tanto maggior rigore e diffidenza quanto più l’uomo è virtuoso, così che alla fine proprio le persone più progredite sulla via della santità si accusano delle peggiori nequizie.
Una coscienza più rigida e vigilante è il segno distintivo dell’uomo virtuoso e, se i santi pretendono di essere dei peccatori, non hanno certo torto, considerate le tentazioni di soddisfacimento pulsionale alle quali sono esposti in misura particolarmente grande, dal momento che le tentazioni aumentano, come tutti sanno, se la frustrazione è continua, mentre, soddisfacendole ogni tanto, si affievoliscono almeno temporaneamente. E’ un altro fatto dell’etica, campo così ricco di problemi, che la sventura, vale a dire lo scacco esterno, accresce sommamente il potere della coscienza nel super-io. Fino a quando le cose vanno bene, la coscienza è mite e lascia che l’io intraprenda ogni sorta di cose; ma quando è colpito da una calamità, l’uomo si raccoglie in sé stesso, riconosce la propria iniquità, eleva le proprie pretese morali, si impone astinenze e si punisce espiando. Popoli interi si sono comportati così e così si comportano tuttora.
Ogni rinuncia pulsionale diventa allora una forte dinamica della coscienza, ogni nuova rinuncia ne accresce la severità e l’intolleranza, e se solo potessimo meglio armonizzare tutto questo con quello che già sappiamo sulla storia dell’origine della coscienza, saremmo tentati di giungere al seguente paradosso: la coscienza è il risultato della rinuncia pulsionale; oppure: la rinuncia pulsionale (impostaci dall’esterno) crea la coscienza, la quale, poi, esige ulteriori rinunce. (meditazione su: il disagio della civiltà di Sigmund Freud). #############################################################
L A C A N Z O N E D E L L’ A R P I S T A
Periscono le generazioni e passano,
altre stanno al loro posto, dal tempo degli antenati:
i re che esistettero un tempo
riposano nelle loro piramidi,
sono seppelliti nelle loro tombe
i nobili ed i glorificati egualmente.
Quelli che han costruito edifici,
di cui le sedi più non esistono,
cosa è avvenuto di loro?
Ho udito le parole
di Imhotep e di Hergedef,
che moltissimi sono citati nei loro detti:
che sono divenute
le loro sedi?
I muri sono caduti
le loro sedi non ci sono più,
come se mai fossero esistite.
Nessuno viene di là,
che ci dica la loro condizione,
che riferisca i loro bisogni,
che tranquillizzi il nostro cuore,
finché giungiamo a quel luogo
dove sono andati essi.
Rallegra il tuo cuore:
ti è salutare l’oblio.
Segui il tuo cuore
Fintanto che vivi!
Metti mirra sul tuo capo,
vestiti di lino fine,
profumato di vere meraviglie
che fan parte dell’offerta divina.
Aumenta la tua felicità,
che non languisca il tuo cuore.
Segui il tuo cuore e la tua felicità,
compi il tuo destino sulla terra.
Non affannare il tuo cuore,
finché venga per te quel giorno della lamentazione.
Ma non ode la loro lamentazione
colui che ha il cuore stanco:
i loro pianti,
non salvano nessuno dalla tomba.
Pensaci,
passa un giorno felice
e non te ne stancare.
Vedi, non c’è chi porta con sé i propri beni,
vedi, non torna chi se n’è andato.
-Anonimo-