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Neraintervista - MASSIMO PIETROSELLI e l'alchimia del thriller
Creato il 23 aprile 2012 da Luca Filippi1) La tua produzione appare estremamente eclettica. Esordisci come autore di fantascienza per passare al mistery storico. Qual è la scintilla che fa scattare in te la spinta a scrivere? E come si svolge la tua scrittura: a braccio libero o la famosa "scaletta"?
Oh, è molto difficile precisare la natura di questa scintilla: so solo che non la trovo nella cronaca, che non seguo molto (ed è il motivo per cui non scrivo romanzi ambientati nel presente), ma nelle pieghe della storia o, nel caso della fantascienza, in qualche estrapolazione basata sempre su teorie scientifiche più o meno "fringe".
Più che una scaletta dettagliata, elaboro una storia di massima, e al momento di iniziare a scrivere "vedo" distintamente le prima 30-40 cartelle e poi ho un faro che mi guida nella nebbia. Però capita spesso che un personaggio secondario mi prenda la mano, diventi "vitale", e quindi devo operare dei cambiamenti in corso d'opera per trovargli lo spazio necessario. Altre volte i personaggi si mettono a interagire in un modo che stupisce anche me, e li assecondo. Di solito hanno ragione loro.
2) Nel ciclo di romanzi ambientati nella Roma umbertina ("Il palazzo del diavolo", "La porta sulle tenebre" e "L'affare testa di morto") ci descrivi la Città eterna all'indomani della Unità d'Italia, con trame che si dipanano tra i palazzi del Potere e i vicoli del popolo. Come si è svolto e quanto ti ha impegnato il lavoro di ricostruzione storica?
Anzitutto una precisazione: fin dall'inizio, su Internet gira l'espressione "Roma umbertina" riferita ai miei romanzi. In realtà, le storie si svolgono nel 1875-76, per cui Umberto I non c'entra nulla. La Roma che descrivo è ancora quella papalina di Pio IX, è appena minacciata dagli sventramenti annunciati ma non ancora realizzati.
Il lavoro di ricostruzione, come per tutti i miei romanzi storici (uno è ambientato nell'impero di Marco Aurelio, un altro nella Parigi del 1913), consiste nell'elaborare una personale atmosfera dei tempi e dei luoghi, e soltanto quando me ne sono impossessato comincio a scrivere. Per ottenere ciò mi affido ai saggi, alle cartine, ai quadri, alle fotografie, ai romanzi del tempo. Un lavoro impegnativo, ma niente affatto faticoso, anzi esaltante.
3) L'ultimo tuo lavoro "Saturno il nero" viene presentato come un thriller alchemico e ruota intorno alla figura di Fulcanelli e al celebre manoscritto Voynich. Ci vuoi spiegare questa definizione e il modo in cui sei riuscito a combinare la suspence del thriller con la materia alchemica?
La definizione non è mia, ma del marketing: i loro arcani sono non inferiori a quelli dell'alchimia, quindi lasciamo perdere. In realtà questo romanzo nasce dall'idea di far sì che il vero enigma della storia non sia tanto in "chi è l'assassino?", domanda cui si risponde alla fine del libro, ma piuttosto "chi è l'investigatore?", ovvero chi si cela dietro il nome di Fulcanelli, il più misterioso alchimista del XX secolo e forse di tutti i tempi. Questo sarà svelato solo alla fine della trilogia, ognuna dominata da un colore (nero, bianco e rosso) come nelle tre fasi dell'opera alchemica.
4) Le tue prime produzioni sono a tema fantascientifico. Un genere che ha conosciuto una esplosione negli anni '70, ma che adesso appare in declino. Come ti spieghi questa tendenza. Colpa degli scrittori o sono cambiati i gusti dei lettori?
Non mi pare che la fantascienza sia in declino, ci sono molti ottimi romanzieri. Forse è meno letta in Italia, rispetto ai tempi d'oro di Urania. Ma al cinema e in tv fa faville, le più intriganti serie tv anglofone sono di fantascienza o contengono comunque elementi fantascientifici.
5) Che cosa bolle nel tuo calderone? Dacci un'anticipazione della tua prossima produzione.
Sto scrivendo un thriller ambientato nella Roma del 1600, che dovrebbe uscire in autunno per Newton Compton. Non vorrei dire molto, nemmeno il titolo: diciamo solo che ci sono sotterranei, una profezia sibillina e preoccupante, un teschio deforme che appare dal passato, un libro scomparso e un sottobosco di personaggi bizzarri e barocchi, tra cui un inquisitore con un naso d'oro e una bellissima donna al servizio del pazzo Re Rodolfo II che si accompagna a un colosso turcomanno, in cerca di opere d'arte per il suo signore.
Grazie a Massimo, per la sua disponibilità. Qui potete trovare il sito personale dell'Autore.
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