Sin da bambina sono sempre stata considerata complicata. Non mi piaceva giocare con gli altri bambini (a meno che non potessi dirigere tutto io), inventavo storie per me e le mie bambole giocando da sola per pomeriggi interi, mi piaceva costruire il mondo come volevo che fosse, eliminando tutto quello che non andava.
Facevo finta che fosse sempre tutto perfetto, senza urla, litigate o problemi da risolvere. Senza malattie a portarsi via la mente di mio nonno. No, non era vero. Il mondo era bello, io lo sapevo, e me lo sarei costruita come volevo.
Gli anni sono passati, la bambina timida e solitaria si è trasformata in una donna che troppo spesso cerca di affermare la sua personalità, anche con mezzi poco canonici.
Ma certi giorni, no.
Certi giorni è troppo faticoso.
E' troppo e basta.
Certi giorni mi sembra di esser caduta in un buco nero fatto di terra argillosa. E mi arrampico, mi graffio, ma non riesco ad uscirne nemmeno applicandomi al massimo e mi sale l'ansia, mentre le pareti mi si sbriciolano intorno.
Certi giorni mi sento all'angolo, inchiodata con i piedi al pavimento.
C'è stato un giorno, lo ricordo bene, un giorno in cui mi son detta: "La mia vita è perfetta, non posso desiderare di più". E poi niente, l'attimo è passato e io sono rimasta qui a guardare il mondo che corre velocissimo.
Domani magari sarà un giorno migliore. Sì, certo, lo cantava Cremonini, ma non so se nemmeno lui c'ha mai creduto veramente. Magari sì.
Magari è vero.
Magari domani smetto di vedere tutto nero.