"Ci sono corde nel cuore umano che sarebbe meglio non far mai vibrare "
Charles Dickens
-1948 .
E' passato un anno dalla morte di Elizabeth Short, il suo nome continua ad apparire sui giornali, le pagine di Nera sono tuttora dominate dalle ipotesi più strane riguardanti l'omicidio della Dalia Nera.
Eppure a distanza di mesi la polizia non può dire di essersi avvicinata di un millimetro a scoprire l'identità del suo assassino.
L'unico che continua a non volersi arrendere rimane il detective Mark Hansen.
Hansen si è ormai convinto che l'omicida sia un chirurgo esperto e lo dichiarerà più volte alla stampa.
Solo che ormai non è più lui a gestire le indagini, al suo posto arriva un altro, un uomo con un nome da cartone animato.
O se preferite, un nome da romanzo noir di scadente qualità.
Ma John St. John è anche lui un buon poliziotto, solo che ha idee diverse da Hansen sul come proseguire le indagini.
Cosa che non aiuterà per niente.
- 1949: L'IPOTESI BAYLEY.
C'è un uomo che muore nel 1949, il suo nome è
Walter Alonzo BaYley.
E' un chirurgo molto famoso e l'autopsia rivela tracce di una pericolosa malattia cerebrale degenerativa. La sua ex moglie rivela alla polizia che l'uomo nascondeva dei segreti che condivideva con una misteriosa amante.
Ancora una volta si parlerà di un giro di aborti clandestini che coinvolge tutta la Hollywood "bene" e ancora una volta qualcuno collegherà questa morte misteriosa a quell'omicidio inspiegabile avvenuto due anni prima.
Ci sono in effetti molte strane coincidenze: Bayley per un certo periodo è stato vicino di casa della Short e sua figlia è una intima amica di Virginia una delle sorelle di Elizabeth.
Insomma, i due sicuramente si conoscevano, ma basta questo per far nascere dei sospetti?
Mark Hansen è convinto di si, in cuor suo è convinto di aver trovato il "suo" colpevole. Ma come si è detto, ormai non è più lui a capo delle indagini.
Il Chirurgo Bayley, l'incensurato Bayley non viene neppure iscritto nel registro degli indagati da St.John.
Già, perchè St. John è convinto che sia un altro medico il colpevole, al punto che decide di mettere l'altro uomo sotto sorveglianza.
Passa ancora del tempo però e mai come stavolta il tempo, un tempo nemico per le indagini. Anche il nome della Black Dalia sembra scolorire fin quasi a sparire, il caso smette di occupare le pagine di cronaca rimanendo solo una nota di colore di una metropoli che ormai vuole pensare ad altro.
E se vi sembra, che quello che avete letto finora, poi sia stato usato dal cinema e dalla letteratura come base per centinaia di ambientazioni "noir", l'umile cronista di questa storia vi dirà che sì, è proprio così.
E che le cose da adesso in poi non faranno altro che peggiorare.
-1950-51. L'IPOTESI HODEL.
L'altro medico, l'uomo messo sotto sorveglianza dalla polizia si chiama George Hodel.
Hodel è un violento, il suo nome arriva alle orecchie della polizia tramite la denuncia di molestie sessuali fatta da Tamara la sua stessa figlia.
In più George Hodel non disdegna la compagnia femminile, che si tratti di sue ex-clienti, che si tratti di prostitute o di semplici sbandate, l'uomo ha l'abitudine di incontrarle sempre in un unico posto:
l' Hotel Bitmore, l'ultimo posto in cui Elizabeth Short è stata vista viva.
E alcuni testimoni dichiareranno di aver visto il medico aggirarsi nelle vicinanze del Bitmore anche la sera della sparizione della donna.
La stessa Tamara Hodel, sosterrà che il proprio padre molestatore abbia, in un momento di debolezza, confidato a sua madre di aver compiuto un crimine per il quale nessuno potrà mai provare il suo coinvolgimento.
Inizialmente le indagini sembrano sorridere alla polizia: una delle vecchie pazienti del medico sostiene di poter riconoscere Elizabeth come una delle fidanzate di Hodel.
Ma la donna si rivela ben presto come una malata di mente e altri testimoni smentiranno le iniziali ricostruzioni.
In questo modo George Hodel che è ancora sospettato viene scagionato dalle indagini, il suo nome esce momentaneamente di scena.
Momentaneamente.
- LE COLPE DEI PADRI...
Come granelli di sabbia dentro la più sadica delle clessidre scorrono veloci gli anni, i decenni.
Senza risultati.
Ormai il nome della Black Dahlia si è ridotto ad essere solo uno dei tanti omicidi irrisolti di Los Angeles, ne è diventato parte del folclore, della mitologia cittadina, è un elemento indispensabile dei vari Tour del Crimine che si organizzano per i turisti.
Uno dei tanti.
Certo, vengono pubblicati romanzi gialli ispirati al caso, poi ogni tanto qualche giornalista ne rispolvera il caso,sostenendo di aver trovato la soluzione del mistero; nel 1996 un cronista del Los Angeles Times pubblica un inchiesta in cui si dice convinto che il vero omicida sia stato proprio Bayley ma bisognerà aspettare il periodo a cavallo tra la fine del ventesimo secolo e l'inizio del successivo perché si facciano avanti due persone, due anime profondamente diverse : un uomo ed una donna che daranno due risposte diverse alla soluzione dell'enigma della Black Dahlia.
Risposte che a loro volta genereranno altre domande.
Il primo dei due si chiama Steve ed è il figlio di George Hodel.
George Hodel é tranquillamente morto nel suo letto nel 2003, però subito dopo il decesso suo figlio scrive un libro in cui accusa il padre non solo dell'omicidio di Elizabeth Short ma anche di un gran numero di delitti irrisolti avvenuti nel corso degli anni nel territorio della California, a sostegno dell'ipotesi pubblica due foto che ritraggono il padre in compagnia di una donna estremamente somigliante alla Short
Particolare curioso: Steve Hodel é un ex poliziotto della omicidi ma dichiara di essere stato praticamente fino alla morte del genitore all'oscuro che lo stesso sia stato in passato uno dei principali indiziati del più famoso caso di omicidio della sua città.
Sia come sia, la sua ricostruzione per un certo periodo sembra convincere tutti, perfino il procuratore distrettuale di Los Angeles.
Dopo cinquantasei anni il caso della Black Dahlia sembra finalmente risolto.
Sicuri ? Convinti ? Tutto risolto ? Non sarà proprio così .
I familiari di Elizabeth, quelli ancora in vita perlomeno, vedendo le due foto pubblicate da Steve Hodel negano ogni somiglianza tra la defunta e la misteriosa ragazza delle foto e la stessa polizia losangelina smentisce alcune delle affermazioni dell'ex collega.
E molti preferiscono credere ad una ipotesi completamente nuova.
una seconda persona che sostiene di conoscere la verità.
A differenza del cinico Steve Hodel, però Janice Knowlton non è solo un nome relativamente sconosciuto nell'inchiesta, ma si tratta anche di una anima profondamente fragile, di una personalità disturbata e dagli atteggiamenti controversi.
Per quello che si sa il padre George è morto già negli anni 60s, ma Janice in un libro dal titolo
DADDY WAS THE BLACK DAHLIA KILLER sostiene l'ipotesi che sia stato lui l'assassino.
Secondo le affermazioni della donna, tutta una serie di ricordi repressi sarebbero venuti fuori dopo un ciclo di ipnosi terapeutiche, così Janice nel libro annovera tutti questi ( presunti ricordi ): di come lei da bambina abbia conosciuto Elizabeth quando aveva una relazione con George Knowlton, di come avesse scoperto il padre mentre ammazzava la stessa Elizabeth e -per concludere- di come avesse aiutato a trasportare il cadavere sul luogo del ritrovamento.
Perfino l'ancora vivo St.John in una prima fase sembra dar retta alla donna, ma la maggior parte degli inquirenti vedono la scrittrice per quello che è: l'ennesimo sciacallo che tenta di crearsi una notorietà.
Nel corso degli anni successivi Janice Knowlton si ricostruirà una sorta di nuova popolarità tramite un arma totalmente nuova: la rete.
La donna infatti si iscrive a diversi gruppi su Usenet dove di volta in volta sostiene tesi diverse sull'omicidio della Dahlia mettendo in mezzo perfino l'immancabile gruppo satanista, stringe amicizia con Tamara Hodel e le due donne si scrivono lunghissime mail convinte di avere tanto in comune, ma lentamente la donna viene isolata anche dalla rete a causa del suo comportamento da Troll, i vari Forum a cui partecipa la bannano uno dopo l'altro senza pietà.
- L'IPOTESI DEL SERIAL KILLER IN TRASFERTA
Nel corso degli anni l' FBI ha provato ad associare il caso della Dalia a quello di altri delitti irrisolti del crimine americano, in particolar modo a quelli compiuti da Serial Killers.
Tante sono state le ipotesi, ma la teoria che si è più avvicinata è stata quella di un omicida attivo almeno una decina di anni prima, o perlomeno di un suo imitatore.
Il cosiddetto Macellaio di Cleveland (The Cleveland Torso- Murder ) tra il 1935 e il 1938 si era macchiato di almeno una dozzina di omicidi, tutti effettuati con modalità simili a quelle con cui era stato trovato il corpo della Short, con la differenza che il Macellaio staccava anche la testa dal resto del corpo.
Gli omicidi del Macellaio erano stati talmente precisi che a distanza di decenni non solo la sua identità ancora non è stata scoperta ma anche quella della maggior parte delle sue vittime- tutte scelte tra i barboni e i disadattati di Cleveland- al punto che perfino uno dei maggiori procuratori distrettuali americani, quell' Elliot Ness che in passato era riuscito a far arrestare Al Capone non era riuscito a fermarlo, finendo ingloriosamente la sua carriera.
Ma anche questa del Serial Killer in Trasferta rimane un ipotesi aperta, senza alcun valore scientifico.
- LA FINE INFINITA.
Così siamo arrivati alla fine di questa nostra storia, a distanza di così tanto tempo non ci sono risposte definitive, e nemmeno io sono in grado di poterne dare a voi che mi avete seguito fino ad ora: l'omicidio di Elizabeth Short ha rappresentato forse uno dei punti più bassi della storia criminale americana, è stata una complicata storia di depistaggi, incapacità da parte della polizia, morbosità, sciacallaggio.
Mark Hansen è andato in pensione nel 1970 e il suo maggior rimpianto rimane quello di non essere riuscito a risolvere questo caso, Janice Knowlton si è suicidata nel 2004.
La polizia di Los Angeles considera il caso ancora aperto e che ci crediate o meno c'è ancora un detective incaricato delle indagini, l'attuale intestatario si chiama Brian Carr ma è lui il primo a non farsi troppe illusioni riguardo al suo successo.
Rimane una tomba, dove di tanto in tanto un anonimo porta ancora dei fiori.
A Los Angeles si dice che chi mette piede in quella città, la prima volta entrerà col suo vero nome poi però sarà la città a trovare il nome giusto.
A seconda che si riesca o meno a sopravvivere alla città stessa.
In un certo senso è quello che è capitato a Elizabeth Short
" Riducete la Storia alla Verità e la distruggerete"
Voltaire.
FINE.