Aspettavamo la cena senza convinzione: non avevamo voglia di mangiare, ma una fame famelica, arretrata da giorni passati in strada a scansare le sassate,
Ma ringraziando Iddio era finita. Nessuno di noi si era fatto male, a differenza di altri colleghi di altre testate che avevano preso botte e pietrate eppure l'indomani erano tornati in strada ansiosi di raccontare come sarebbe finita la battaglia di Genova.
La battaglia era finita e aspettavamo la cena raccontandoci quanto eravamo stati bravi, quanti buchi avevamo dato a quegli altri che erano il doppio di noi, ma si erano incartati come dei principianti.
Eravamo stati bravi, ed era finita. Non eravamo degli eroi e non pensavamo di esserlo. Avevamo raccontato quello che c'era da raccontare e l'avevamo scampata E questo era sufficiente. Neppure ne avevamo visti di eroi: nè tra i ragazzi che assaltavano i fuoristrada dei Carabinieri a colpi di estintore, nè tra i celerini che sparavano i lacrimogeni ad alzo zero.
Nessun eroe.
Aspettavamo la cena e all'improvviso i cellulari avevano preso a squillare. Uno, due, tre, poi tutti insieme. Stava succendendo qualcosa in una scuola. La polizia aveva preso d'assalto uno dei posti in cui si erano radunati i dimostranti.
I piatti erano appena arrivati, ma quelli della cronaca non li hanno neppure guardati: sono schizzati via mentre noi ancora pensavamo che ci eravamo illusi.
Non era finita.