di Carla Spagnoli
Come donna, come mamma, sono allibita e a dir poco indignata! Il corpo di Ovidio, devastato dalla furia omicida del patrigno è ancora “caldo” e l’attenzione della Procura che indaga non sembra rivolgersi alla ricerca delle responsabilità e delle omissioni di quanti avevano il dovere di intervenire per evitare la “tragedia annunciata”. L’interesse generale si è spostato sul carnefice. Si legge che il patrigno non avrebbe “sopportato l’umiliazione di essere sbeffeggiato da quel figliastro mai accettato e che non gli avrebbe mai detto un si”. La vittima ha “osato” gioire per essersi liberato, dopo anni di sevizie e maltrattamenti, dal proprio aguzzino e questo per il “mostro” è stato insopportabile! Lanciare questi messaggi – unitamente allo sconvolgimento, del tutto presunto, provocato dalla revoca della patria potestà anche sull’altro figlio – è il primo passo verso le “attenuanti” che – in questo efferato delitto – Morale, Sensibilità, Giustizia, impongono siano respinte con forza e sdegno. L’avvocato del “mostro” ipotizza di avanzare richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere perché “devo pensare a dove starebbe meglio e più sicuro il mio assistito”; l’avvocato fa il suo “mestiere” anche se sensibilità, coscienza ed etica talvolta potrebbero portare a rinunciare alla difesa o quanto meno ad evitare di rilasciare alla stampa certe dichiarazioni che urtano i sentimenti profondi di quanti hanno nel cuore e nella mente l’orribile delitto e non certo la preoccupazione se il criminale assassino sta bene ed è più o meno sicuro nella cella dove è rinchiuso. L’ intera comunità di Pietrafitta, le donne, le mamme, che hanno vissuto per anni il dramma di quel ragazzo, le percosse e le sevizie fisiche e psichiche, alle quali è stato sottoposto nella latitanza di chi doveva vigilare e che lo consideravano come un “figlio”, certamente più di chi lo ha partorito, chiedono e pretendono Giustizia. Leggiamo che l’accusa, al momento, parla di omicidio volontario; e quel “al momento” ci allarma non poco se lo colleghiamo alle parole, non smentite, che la stampa mette in bocca al Capo della Procura che indaga:” non sembra un delitto premeditato, né tanto meno preterintenzionale. Delitto d’impeto? Anche su questo tocca comunque ragionare. E se ci fossero situazioni tali da pensare ad eventuali attenuanti, lo faremo. La Procura lavora anche per questo, lo dice la legge”. Dura lex, sed lex ! Mi auguro che quanto dichiarato e riportato dalla stampa da tale sig.ra Nila riferito ad un incontro di quindici giorni fa con l’orco assassino “…..gli (riferito a Ovidio) metto un coltello alla gola e lo ammazzo, poi ammazzo anche quella poco di buono di sua madre…” venga presa in seria considerazione ed adeguatamente valutata circa la premeditazione del delitto. Per ora spero che ci venga risparmiata almeno l’ipotesi del suicidio…..