Così partiva un memorabile sketch dei Monty Python e così ripeteva più volte il protagonista maschile di Sliding Doors. Nessuno se l’aspetta, e quando l’Inquisizione arriva si resta attoniti, si soccombe, oppure ci si oppone con ogni mezzo. È quello che è accaduto negli ultimi due giorni a seguito di una stupefacente iniziativa sostenuta dall’Assessore alla Cultura della Provincia di Venezia, Raffaele Speranzon: quella di eliminare dalle biblioteche del territorio tutti i libri scritti dagli intellettuali e romanzieri che firmarono la petizione del 2004 a favore di Cesare Battisti.
Foto di altemark
A proposito della vicenda Battisti, e in particolare dell’atteggiamento sprezzante che alcuni personaggi stranieri di spicco hanno assunto nei confronti della giustizia italiana e dell’Italia tout-court, mi è parso molto bello l’articolo di Barbara Spinelli su Repubblica di alcuni giorni fa. Personalmente non ho firmato l’appello del 2004 a favore del condannato, non essendo ancora al tempo una scrittrice, ma non l’avrei firmato comunque e non lo firmerei nemmeno adesso. Sposo la posizione di Carlo Lucarelli così come riportata sul blog di Wu Ming (che per primo ha denunciato l’iniziativa di Speranzon): qualunque opinione si abbia in merito, questa “lista di proscrizione” è pura “censura del dissenso” nonché una “squallida operazione da dittatura stupida”.Confesso di aver provato un certo dispetto nei confronti degli intellettuali stranieri di cui sopra. Ma non perché hanno difeso Battisti: perché hanno attaccato il mio Paese. Perché hanno voluto ignorare (cito da Spinelli) “come funziona la giustizia in Italia, la sua indipendenza ben più solida che in Francia, la lotta che i magistrati conducono contro la mafia, la corruzione, la politica ridotta a lucro privato.” Lotta sempre più difficile.
Poiché ai romanzieri si chiede spesso di fare gli opinionisti, e loro spesso acconsenstono, mi sembra che il lettore sia legittimato a evitare il romanzo scritto da chi abbia espresso un’opinione per lui intollerabile. Ma il lettore. Che risponde delle proprie scelte a se stesso. È invece evidentemente gravissimo che chi sovraintende alle istituzioni culturali in una provincia si permetta di gettare in un calderone un mucchio di autori diversissimi tra loro (qui una lista parziale: anche Loredana Lipperini, che ho intervistato, e Tiziano Scarpa, che è intervenuto a commentare un mio articolo) e ingiunga alle biblioteche di ritenerli “persone sgradite” quindi evitare di organizzare iniziative con loro; e di rimuovere i loro libri dagli scaffali. Con una minaccia: il bibliotecario che non farà tutto questo “se ne assumerà la responsabilità”.
Ieri se n’è parlato a Fahrenheit (qui il comunicato stampa della trasmissione) e centinaia di post sono stati pubblicati su altrettanti blog; se n’è discusso su Facebook e Twitter. Oggi anche la stampa nazionale se n’è interessata: vedi gli articoli di Repubblica e L’Unità riportati su Lipperatura (che ha seguito la vicenda di ora in ora). Vedi anche Il Fatto Quotidiano di ieri, Licia Troisi sul suo blog, Tiziano Scarpa su Il primo amore e Carmilla di stamattina.