Magazine Cultura
La storia narrata è quella di una giovane coppia , che dopo dieci anni di vita familiare , capisce di non aver più nulla da dirsi..." ..non è più come una volta, non sarà mai più così ...Come se non foste più voi , ma un altro uomo e un'altra donna .Tutto quello che avete costruito adesso vi sembra solo fango duro. "Gaetano e Delia ,hanno due figli piccoli Cosmo e Nico, si sono lasciati da poco: lei è rimasta a vivere insieme ai bambini nella loro abitazione ,lui si è trasferito in un residence. Dopo quasi dieci anni ogni passione è spenta, l’amore è finito restano le recriminazioni e i rancori. Quando si sono conosciuti Delia, era appena uscita dal dramma dell’anoressia mentre Gaetano “giaguaro di suburra” era “alla ricerca di un amore”.Dieci anni dopo lui si sente uno sceneggiatore frustrato e fallito e lei “dopo l’anoressia è diventata una brava nutrizionista”. Adesso in “una trattoria con una buona qualità di cibi semplici rivisitati e una discreta carta di vini” gli ex coniugi stanno decidendo l’affidamento dei figli. Entrambi, attraverso un monologo interiore, rivedono il film del loro matrimonio domandandosi cosa sia andato storto. Quando è subentrato il disamore? “… Dov'è il segreto dell'amore eterno ? Del viaggio che si rinnova ? è davvero solo questione di ormoni ....”. La causa non è stata il tradimento di Gaetano ma affonda le sue radici in qualcosa di più profondo: la solitudine, che non si riesce ad esprimere, e l’urgenza di crearsi qualcosa, quando invece non si è riusciti a farlo.
“Nessuno si salva da solo” pronuncia l’anziano commensale a Gaetano e Delia stringendo la mano a entrambi. Grande piccola verità forse compresa troppo tardi dai protagonisti del libro durante la loro ultima cena. “ ...La Mazzantini ci consegna un romanzo che è l'autobiografia sentimentale di una generazione .La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie , con la sua quotidianità avventuriosa.Una coppia come tante che conosco , in cui rivedo anche la mia storia personale .Opinione personale : La verità è , che ancor prima di sapere di cosa parlasse , ciò che mi ha colpito di più è stato il titolo.A volte basta creare " la frase giusta " , un incipit di effetto ( come diceva S.Savage in Firmino ) ,per raccogliere tutta l'essenza di una narrazione( ed in questo bisogna ammettere è stata bravissima) . Lo stile diretto , essenziale , scarno dell'autrice a me piace molto , ma se dovessi consigliarlo la mia risposta sarebbe un ni (né si , ne no ) . Ho sondato tra i molti, che conosco che l'hanno letto e i pareri sono davvero contrastanti, o ti piace o no : molte critiche hanno accusato la scrittrice di aver raccontato una storia troppo comune , in modo alquanto "semplice ", come se mancasse di profondità , rispetto alle sue opere precedenti , e a essere onesta in certi punti anch'io, subito ,ho avuto questa impressione .Poi mi sono chiesta".. e se fosse proprio questo" , ciò che doveva essere colto dal lettore , in una sorta di elaborazione stilistica , la "Superficialità" e "l'incomunicabilità ", componenti che caratterizzano i personaggi e questa epoca , fatta paradossalmente di giornali , radio , televisione , computer , cellulari , tecnologie che dovrebbero facilitare il compito di ascoltare e parlare con gli altri , ma che nella realtà non ci insegnano a relazionarci , anzi ci allontanano , né a capire la persone, che abbiamo davanti , neppure quelle che ci amano. BIOGRAFIA:
1961: Margaret nasce a Dublino, da padre italiano e madre irlandese.
Trascorre l'infanzia in giro per l'Europa, la Spagna, Tangeri, fino a quando la famiglia si stabilisce definitivamente a Tivoli.
1982: si diploma all'Accademia di Arte Drammatica a Roma. Nello stesso anno esordisce interpretando Ifigenia nell'omonima tragedia di Goethe.
1994: esordisce nella letteratura con Il catino di zinco, con cui vince il premio Selezione Campiello e il premio Opera Prima Rapallo-Carige.
2001: pubblica Non ti muovere, con cui vince il Premio Città di Bari-Costiera del Levante-Pinuccio Tatarella, il Premio Strega, il Premio Rapallo-Carige e il Premio Grinzane-Cavour.
2002: Zorro, un monologo per Sergio Castellitto.
Non ti muovere :
Un libro incredibile, un’opera rara scritta con classe. Riesce a imprigionare il lettore, lo costringe a fare i conti con i più reconditi sentimenti dell’anima. Una storia triste, una storia come tante. Un racconto per mezzo del quale ci possiamo misurare, riconoscere, e disperare.
Timoteo, stimato chirurgo e padre amorevole, a seguito di un grave incidente stradale occorso alla figlia Angela, viene catapultato in una dimensione nuova, estranea ai suoi canoni di vita e di pensiero, che lo porta a prendere coscienza del fatto che il dolore va più in fretta della vita. Mentre la figlia viene operata al cervello, Timoteo sprofonda in riflessioni e ricordi sulla propria vita, in particolare comincia un racconto, sepolto da anni nella sua mente. Mentre continua a raccomandare ad Angela di non mollare, di non farsi sfuggire la vita, ripetendole «non ti muovere», inizia il suo viaggio nei ricordi, vuole raccontarle tutto. Anche dell’esistenza di una donna, un amore che lo ha cambiato profondamente, lo ha messo a nudo, gli ha fatto capire quanto gli uomini possano essere vili dietro l’apparente perfezione delle loro vite.
È un viaggio anche per il lettore, che da questo punto in poi si lascia andare all’identificazione con il personaggio nella riflessione sulla propria storia.
La struttura del racconto è altalenante, come è proprio del ricordare, fra passato e presente; ricordi di gioia e dolore; il lutto per la fine di un amore e il terrore di una nuova perdita ancor più ineluttabile e definitiva.
Venuto al mondo :
La storia si apre con una telefonata. Arriva da Sarajevo, è un vecchio amico che chiede a Gemma, la protagonista, dopo tanti anni di tornare in quella città che ha significato tanto per lei. La donna risponde turbata di sì. Porta con sé il figlio Pietro, vuole che veda quella città martirizzata in cui lei aveva conosciuto e amato un giovane fotografo genovese, il padre che il ragazzo non ha mai conosciuto perché morto là, vittima indiretta di quella maledetta guerra che ha insanguinato e violentato la Bosnia.L’arrivo è come la riapertura di una ferita e il romanzo procede tra presente e flash back, anzi tra l’angoscia del presente e la capacità di rivivere in pieno l’orrore del passato.
Studentessa, approdata a Sarajevo per una tesi su Ivo Andric, Gemma ha come guida un poeta che in realtà fa un po’ di tutto, interprete, commerciante di piccole cose, autista… E proprio in procinto di tornare a Roma per sposarsi Gemma conosce un ragazzo, un fotografo genovese, un po' strampalato, un po' bambino, indifeso e solare. L’incontro turba entrambi e così di ritorno in Italia inizia tra loro, dopo varie vicissitudini, una storia d’amore intensissima, un legame dolce e appassionato a cui però manca qualcosa: un figlio.
Gravidanze interrotte, frustrazione dolorosa, e incapacità di accettare la sterilità: Gemma vuole a tutti i costi diventare madre. Cerca così una soluzione alternativa, non legale, che riporta la coppia a Sarajevo. Là sarà la guerra a cambiare i destini, i loro come quelli di un numero infinito di esseri umani. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.
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