Nessuno si salva da solo. Il Film

Creato il 10 marzo 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

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le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino

Nessuno si salva da solo

Titolo: Nessuno si salva da solo
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini
Genere: Drammatico
Durata: 100 minuti
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca,
Roberto Vecchioni, Angela Molina, Anna Galiena,
Eliana Miglio, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro

Uscita nelle sale cinematografiche: 5 Marzo 2015

di Grove

Il romanzo di Margaret Mazzantini diventa film. Sergio Castellitto, marito della scrittrice, riporta anche questo “Nessuno si salva da solo” sul grande schermo, come aveva già fatto con altri romanzi della moglie (“Non ti muovere” e “Venuto al Mondo”). Collaborazione florida la loro che muovendosi sinuosamente tra mondo letterario e cinematografico sembra dare ottimi frutti.

La storia è semplice. Un uomo ed una donna, oramai separati, si vedono in un ristorante per discutere sulle prossime vacanze estive dei loro due figli, per ora in casa con la madre. Ben presto quella che doveva essere una semplice cena diverrà l’occasione per interrogarsi su quello che è successo tra di loro, sul perché sia tutto finito. Tra ricordi alla rinfusa, ammissioni di colpa e dita puntati l’uno contro l’altro, ripercorreremo la loro storia fino allo struggente finale di serata.

Castellitto si dimostra un ottimo regista, rimanendo molto fedele al romanzo ma decodificandolo abilmente, rendendolo molto più scorrevole e “ordinato”. Mentre nel libro alcune parti della trama apparivano confuse e difficili da collegare tra loro, l’immagine visiva e il buon lavoro nel montaggio facilitano di molto il lavoro di ricamo allo spettatore. Emotivamente invece ci si perde completamente tra le parole dei protagonisti, vivendo i loro momenti intimi e sfuggendo dalle loro sfuriate. Ci si dimentica di essere lì sulla poltrona del cinema e ci si comincia ad interrogare sul proprio partner e su se stessi alla ricerca di analogie e dissonanze. E si sta lì a rimuginare, nella speranza di non riconoscersi nei loro comportamenti e dopo, di fronte ad una nuova consapevolezza, di poter fare la differenza. La sensazione è di stare su un tavolo operatorio con un chirurgo spietato pronto a tirar fuori tutto ciò che gli capita a tiro. Anestetizzati da un’impetuosa conoscenza di quello che è il dolore ci accorgiamo ben presto che la Mazzantini non ha intenzione di andarci piano e di mostrarci una realtà cruda e apparentemente senza speranza. I due innamorati sono lì a ferirsi mortalmente l’un l’altro, sfruttando le proprie debolezze, non potendo fare a meno di amarsi allo stesso tempo, consci che il vero mostro da sconfiggere è l’ambivalenza di un sentimento ormai privo di nome. E li si odia e ci si innamora di quei due protagonisti, che di difetti ne hanno da vendere e che nonostante tutto ci continuano a rimanere nel cuore, perché così tanto umani.

Jasmine Trinca, dopo la performance in “Miele” di Valeria Golino torna a rivestire i ben calzanti panni di donna di carattere in questo “Nessuno si salva da solo“. E rispecchia talmente bene il suo alter ego letterario (così indiano d’America da meritarsi l’appellativo di “sioux”) che viene da pensare che la Mazzantini abbia pensato fin da subito a lei per la trasposizione cinematografica della sua Delia. Anche Riccardo Scamarcio sembra trovarsi bene nei panni di Gaetano, sciupafemmine rude al punto giusto, ma con una peculiare sensibilità sottostante. Ruolo che Scamarcio ha già rivestito tantissime altre volte, e non c’è da pensarci troppo per tirar giù qualche esempio (Tre metri sopra il cielo, Italians). Anche in questo cinema di ben altro livello, rispetto alla moltitudine di film italiani di serie C presenti nelle sale, ci si chiede perché l’attore italiano si trovi sempre ad accettare ruoli che rispecchino la sua personalità piuttosto che gettarsi in sfide che possano metterlo in discussione, far evolvere le proprie capacità recitative. Quello a cui si assiste invece è un riproporsi continuo degli stessi personaggi, senza alcuna crescita personale. Riccardo Scamarcio è sempre Riccardo Scamarcio, Raoul Bova è sempre Raoul Bova. E questo fatto, film dopo film, fa capire che ancora manca qualcosa agli attori del cinema italiano che hanno molto da invidiare a quelli stranieri. Ed è un peccato visti i prodotti che saltuariamente escono dalle nostre sale, che potrebbero fare la differenza anche a livello internazionale, ma che si ritrovano proprio questo particolare come tasto dolente. Tutt’altra storia invece per gli attori provenienti dal teatro e convertiti al cinema: fiori all’occhiello del cinema italiano (Toni Servillo e Filippo Timi tanto per citarne un paio), sempre pronti ad osare e a sorprendere.

Nonostante il piccolo off topic, la recitazione anche dei non protagonisti appare convincente ai fini della trama, fornendoci comunque un prodotto in grado di coinvolgere ed emozionare. In particolare i due figli, Cosmo e Nico, sballottati qua e là dai due protagonisti, sono ben calati nella parte, aiutando la riflessione dello spettatore su quanto tra i due litiganti debbano andarci di mezzo proprio le creature a cui si dovrebbe volere più bene. E non in maniera diretta, ma attraverso la strumentalizzazione più abietta, che fa ancor più male all’occhio esterno.

Una colonna sonora ricca di artisti di tutto rispetto rispecchia inoltre una sensibilità musicale notevole. Leonard Cohen, Tom Waits, Sigur Ros, e chi ne ha più ne metta, ci accompagnano lungo i ricordi di questa storia martoriata, cullandoci e sferzandoci al momento giusto.

Anche quest’ultimo prodotto di Castellitto appare inesorabile, e solo ai più attenti sarà possibile cogliere del buono in un terreno così arido messo a disposizione. E se nessuno si salva da solo una cosa è certa, bisogna imparare a convivere con se stessi prima di potersi far salvare da qualcun altro. Altrimenti si finisce solo con lo stare male, insieme.

∼ Grove.


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