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Così come prima di sentenziare Sergio Castellitto come regista, bisognerebbe capire quanto valga sua moglie, Margaret Mazzantini, come scrittrice e/o sceneggiatrice. Considerato che - "Libero Burro" a parte - ogni pellicola diretta dal Castellitto regista, fino ad ora, ha vissuto dell'influenza della Mazzantini autrice.
Una collaborazione artistica, di carattere famigliare contro cui, ci teniamo a specificare, non abbiamo nulla in contrario, ma che tuttavia, dati alla mano, ha saputo restituire più perdite che guadagni, e a cui forse potrebbe giovare di più una scissione o, perché no, un tentativo di pausa di riflessione.
Exploit di "Non Ti Muovere" a parte, infatti, scendendo a cascata da "La Bellezza Del Somaro", "Venuto Al Mondo" fino a questa ultima opera, risulta piuttosto facile riscontrare in ogni pellicola lo stesso, identico, problema di fondo, ovvero quello di una sceneggiatura o difettosa, o troppo densa o - e probabilmente è il problema principale - ricca di temi e di frasi studiate per immergersi nella retorica e nella drammatica maggiormente fastidiosa e ridicola. Ma ciò che tuttavia è ancor più preoccupante è la mancata presenza di un punto di vista maschile, completamente eliminato dalla ultra-percettibile presenza materna con cui la Mazzantini, puntualmente, tenta di esorcizzare le sue paure di donna, di madre e di figlia. Per l'ennesima volta, quindi, Castellitto perde la possibilità di mostrare il suo polso registico all'interno di una sua pellicola, dentro la quale riusciamo a intravedere le sue indicazioni sulle interpretazioni degli attori, ma mai quella voce grossa che il suo ruolo vorrebbe e pretenderebbe per andare a dominare la storia.
L'anima di "Nessuno Si Salva Da Solo" porta decisamente connotati mazzantiniani allora, con una storia d'amore finita, ma sospesa, e soprattutto dialoghi affilati che ogni volta stimolano nello spettatore quel brivido lungo la schiena per la paura di una scivolata che tendenzialmente riescono ad evitare per il rotto della cuffia, ma che ogni tanto tuttavia abbracciano in toto, procurando quel senso di dissenso e sconforto.
Sebbene lo scopo della sceneggiatura sia quello di raccontare gli eventi che hanno portato al matrimonio finito di un amore oscillante, o, come dice Jasmine Trinca, la storia di due persone che continuano a cercarsi in eterno, in realtà "Nessuno Si Salva Da Solo" funziona più nel suo intento secondario di mostrare quanto, dall'età della giovinezza a quella della maturità famigliare, le ambizioni e le prospettive riescano a piegarsi e ad alterare la loro forma, cambiando e cambiandoci senza neppure farci rendere conto del processo compiuto. Castellitto ha a disposizione un canovaccio assai intrigante e complicato, steso interamente sulla cena al ristorante che protagonisti, già separati, organizzano per spartirsi i loro due figli durante le vacanze estive. Un pretesto da cui la pellicola estrae flashback in successione rivelando gli avvenimenti più importanti che hanno portato la coppia in questione al punto di rottura in cui l'abbiamo incontrata. Ma quella di Delia e Gaetano però non è una relazione che vale la pena di conoscere o di spiare, non ha nulla di interessante e sebbene si apprezzi lo sforzo, la pensano allo stesso modo anche Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio, i quali molto spesso - e la Trinca più del suo collega - lasciano intravedere lo sforzo di una recitazione innaturale e stonata.
Poteva essere un cenno di ripresa per Castellitto questa pellicola, se solo ne avesse preso spunto per poi trascinarla, con coraggio, da tutt'altra parte. Il rimanere il più fedele possibile al romanzo, al contrario, è stato il più grande errore da lui compiuto, ingrandito da un finale differente, di cui si prende le responsabilità, ma che peggiora, se vogliamo, una situazione già ai limiti. Una di quelle impossibili da salvare, per intenderci, e la cosa vale sia se si è da soli che in compagnia.
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