![Nessuno Si Salva Da Solo - La Recensione Nessuno Si Salva Da Solo - La Recensione](http://m2.paperblog.com/i/273/2732528/nessuno-si-salva-da-solo-la-recensione-L-_ewEPl.jpeg)
Così come prima di sentenziare Sergio Castellitto come regista, bisognerebbe capire quanto valga sua moglie, Margaret Mazzantini, come scrittrice e/o sceneggiatrice. Considerato che - "Libero Burro" a parte - ogni pellicola diretta dal Castellitto regista, fino ad ora, ha vissuto dell'influenza della Mazzantini autrice.
Una collaborazione artistica, di carattere famigliare contro cui, ci teniamo a specificare, non abbiamo nulla in contrario, ma che tuttavia, dati alla mano, ha saputo restituire più perdite che guadagni, e a cui forse potrebbe giovare di più una scissione o, perché no, un tentativo di pausa di riflessione.
Exploit di "Non Ti Muovere" a parte, infatti, scendendo a cascata da "La Bellezza Del Somaro", "Venuto Al Mondo" fino a questa ultima opera, risulta piuttosto facile riscontrare in ogni pellicola lo stesso, identico, problema di fondo, ovvero quello di una sceneggiatura o difettosa, o troppo densa o - e probabilmente è il problema principale - ricca di temi e di frasi studiate per immergersi nella retorica e nella drammatica maggiormente fastidiosa e ridicola. Ma ciò che tuttavia è ancor più preoccupante è la mancata presenza di un punto di vista maschile, completamente eliminato dalla ultra-percettibile presenza materna con cui la Mazzantini, puntualmente, tenta di esorcizzare le sue paure di donna, di madre e di figlia. Per l'ennesima volta, quindi, Castellitto perde la possibilità di mostrare il suo polso registico all'interno di una sua pellicola, dentro la quale riusciamo a intravedere le sue indicazioni sulle interpretazioni degli attori, ma mai quella voce grossa che il suo ruolo vorrebbe e pretenderebbe per andare a dominare la storia.
L'anima di "Nessuno Si Salva Da Solo" porta decisamente connotati mazzantiniani allora, con una storia d'amore finita, ma sospesa, e soprattutto dialoghi affilati che ogni volta stimolano nello spettatore quel brivido lungo la schiena per la paura di una scivolata che tendenzialmente riescono ad evitare per il rotto della cuffia, ma che ogni tanto tuttavia abbracciano in toto, procurando quel senso di dissenso e sconforto.
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Poteva essere un cenno di ripresa per Castellitto questa pellicola, se solo ne avesse preso spunto per poi trascinarla, con coraggio, da tutt'altra parte. Il rimanere il più fedele possibile al romanzo, al contrario, è stato il più grande errore da lui compiuto, ingrandito da un finale differente, di cui si prende le responsabilità, ma che peggiora, se vogliamo, una situazione già ai limiti. Una di quelle impossibili da salvare, per intenderci, e la cosa vale sia se si è da soli che in compagnia.
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