Riceviamo e pubblichiamo
In attesa dei tagli stipendiali e dei prelievi forzosi, passa in sordina il parere favorevole alla proroga del blocco degli stipendi.
Martedì scorso, 17 aprile 2013, il Consiglio di Stato, Sezione Consultiva per gli Atti Normativi, in seguito all’Adunanza di Sezione del 11 aprile 2013, ha emesso con decreto numero 01832/2013 il Parere favorevole sullo schema di DPR che prevede il prolungamento del blocco stipendiale dei pubblici impiegati sino al 31.12.2014 e del blocco contrattuale sino al 31.12.2015.
Il prossimo governo si troverà il lavoro grosso pressoché fatto. Al nuovo esecutivo insomma resterà da controfirmare il decreto e sarà fatta: stipendi fermi per altri due anni, con un’estensione del blocco al servizio sanitario nazionale e alle società partecipate che finora erano stati esclusi.
Su un’aspetto però non ci sono dubbi, la magistratura di controllo ha suggerito di precisare meglio che tra le misure di taglio della legge n. 112/2010 che si rinnovano non c’è lo sforbiciamento del 5% della quota di salario che eccede i 90 mila euro e neanche quella del 10% per la quota che eccede i 150 mila euro. Insomma gli stipendi d’oro non si toccano.
Il taglio era stato contestato già davanti alla Corte Costituzionale perché riguardava solo i dirigenti pubblici e non quelli privati e poi perché andava a incidere su diritti acquisiti, ritenendo pertanto il taglio illegittimo. Ma se gli stipendi da capogiro sono salvi, lo stesso non può dirsi per i lavoratori pubblici con stipendi famelici di un rinnovo contrattuale, bloccato almeno fino al 2014.
In buona sostanza, chi guadagna di più non deve comunque rimetterci rispetto agli altri, tutti devono concorrere in egual misura ed i ricconi della pubblica amministrazione contribuiranno ad alzarci le maniche già corte.
Guido Lanzo