2° parte
Chi siete, chi gestisce la pagina, che lavoro fate fuori dal web?
Siamo un gruppo di giovani con formazione accademica di stampo scientifico-biologico o medico. Laureati, dottorandi, semplici studenti universitari. Personalmente sono un neolaureato in neurobiologia, al momento in cerca di possibilità per proseguire la mia formazione in un dottorato.
Quale è l’esigenza per cui l’avete aperta? Che cosa significa per voi? Perché avete sentito il bisogno di iniziare una campagna / aprire una pagina informativa a favore della sperimentazione sugli animali?
Cominciamo col dire che il nome della pagina, scelto ormai molto tempo fa (ai tempi la nostra squadra era molto più ristretta), può essere un po’ fuorviante. Se Facebook ce lo consentisse, ci sarebbe piaciuto modificarlo in “in difesa della sperimentazione animale”. In effetti, l’apertura della pagina nasce dalla necessità di difendere questa pratica scientifica dall’attacco continuo che di questi tempi subisce, perpetrato soprattutto attraverso una propaganda demagogica e ingannevole. Al giorno d’oggi gran parte della popolazione, se interrogata riguardo alla sperimentazione animale (impropriamente raggruppata tutta sotto il termine istintivamente spiacevole di “vivisezione”) risponde con un senso di disapprovazione. E non parliamo solo di vegani o animalisti estremisti come quelli con cui non di rado ci capita di avere a che fare, ma di gente comune, che mangia carne, veste di pelle e, soprattutto, fa uso di farmaci il cui sviluppo in alcune o tutte le sue fasi si è avvalso del contributo fondamentale dellasperimentazione animale.
Sostenete che la sperimentazione sugli animali sia vittima di cattive letture e luoghi comuni. Ovvero?
Probabilmente l’uomo della strada immagina i laboratori di ricerca come orribili sgabuzzini abitati da scienziati pazzi che torturano animali indifesi per il proprio sadico piacere; e quel che è peggio, a volte questa propaganda è riuscita perfino a convincere le persone che sperimentare sugli animali sia perfino inutile o dannoso, e fatto solo in ragione di imprecisati interessi economici di ancor più imprecisate oscure lobby, come nei fumetti. Questa propaganda (di cui fanno uso anche i governi quando vogliono racimolare qualche voto facile) va combattuta nel modo più energico con i soliti strumenti: informazione, correttezza, serietà, e un tocco di sana razionalità. Questo è il nostro scopo.
Quale è secondo voi il problema dell’animalismo e del movimento antivivisezionista?
Il cosiddetto “animalismo” si declina in molti modi, alcuni più pacifici e perfino in parte condivisibili, altri addirittura criminali. Posso concordare con chi chieda che le galline ovaiole abbiano gabbie più grandi, concordo di meno con chi opera atti terroristici (le cosiddette “liberazioni”, che di solito portano alla morte di tutti o quasi gli animali “liberati” e spesso a ingenti danni all’ecosistema) che alla fine fanno male sia agli uomini che agli animali. Al di là di queste necessarie distinzioni, pensiamo comunque che quello che tutti i movimenti animalisti condividono sia un fondamentale errore di impostazione, e cioè quello di agire e pensare non su basi autenticamente razionali, ma fondamentalmente emotive. Per quanto gli animalisti si sforzino talora di apparire asettici e perfino scientifici a volte, si intravede sempre al fondo che essi agiscono di cuore, e non di testa, che più che ragionamenti, le loro sono razionalizzazioni. Il cuore però non sempre prende le decisioni giuste, anzi, a volte è sorprendentemente cattivo e porta su pessime strade …
Filed under: Animali, Articoli, Violenza, Vivisezione