In questo romanzo di Petros Markaris del 2011, Prestiti scaduti, ovviamente si parla molto della crisi della Grecia, della troika, dei tedeschi e degli olandesi, dell'Europa e di tutti gli argomenti che ci vengono subito in mente quando pensiamo alla nosta sventurata sorella mediterranea. Ma non aspettatevi un testo pesante o zeppo di riflessioni, è il solito giallo con il commissario Charitos alle prese con un serial killer che taglia la testa ai banchieri.
Ci sono tutti gli elementi che chiunque abbia letto un romanzo di Markaris conosce, ormai totalmente di maniera: la moglie Adriana con le sue frasi lapidarie e i suoi ghemistà (che fanno un'unica, stanca comparsata), le minuziose descrizioni degli itinerari ateniesi con le indicazioni su traffico e posteggi complicate dalla necessità di evitare manifestazioni sindacali e assembramenti di protesta, la figlia Caterina che finalmente si sposa e cerca uno sbocco professionale come avvocato, l'amico Zisis il comunista conosciuto in carcere ai tempi della dittatura (lui carcerato e Charitos poliziotto, e lo sventurato Zisis si è prestato fin dal primo romanzo della serie per far capire al lettore che Charitos è solo un fedele servitore dello stato e non un bieco torturatore amico dei colonnelli; ma me, questa storia non mi ha mai convinta) che in questa vicenda c'entra come i cavoli a merenda, e infatti come è comparso sparisce, mentre il povero commissario è costretto volente o nolente, per contratto, a leggere il suo dizionario. Mancano all'appello le kulura, non si sa perché. Qualche altro comprimario, come il capo della polizia, la segretaria o il collega competitivo, lascia il tempo che trova.
La vicenda a dire il vero è macchinosa, complicata, mette in campo finanza e atletica, doping e industria farmaceutica, ma persino io, che non sono proprio una volpe, dopo la metà avevo già capito dove si andava a parare. Insomma, io ho amato molto i primi romanzi ma poi man mano mi sono disaffezionata. Questo secondo me manca di fascino, e viene fuori parecchio l'ambiguità di Petros Markaris, che tende a dare un colpo al cerchio e uno alla botte senza mai sbilanciarsi. Vedere in proposito la storia del bar gay dove si svolge uno degli assassini, che a me è sembrata emblematica: un colpo al politically correct perché tutti gli abitanti del quartiere si affannano a ripetere che è un posto tanto pulito, ammodino, non ci sono mai schiamazzi né proteste dei vicini; ma poi gli è scappato anche un colpo al moralismo, perché il povero gestore è costretto a chiudere perdendo tutta la stagione estiva, e forse riaprirà con un altro nome.
Però dopo averne parlato così male sottolineo i lati positivi: il forte rapporto con la realtà del momento, con la politica e con la situazione greca, la concretezza, la ruvida semplicità di Charitos, lontano mille miglia dai commissari fighetti e modaioli che imperversano un po' ovunque, la velocità di scrittura che regala una lettura facile e senza intoppi. A chi non ha mai letto Petros Markaris consiglio di cercarsi magari le prime avventure di Charitos, come Ultime della notte o Difesa a zona; chi, con le prime belle giornate, comincia a avere nostalgia della Grecia, degli ingorghi di Atene e dell'uzo in taverna, si butti su Prestiti scaduti con la sicurezza che ci troverà tutto quello che si aspetta.