Netanyahu al congresso USA, piano alternativo per l’Iran. Obama: “E’ solo retorica”

Creato il 05 marzo 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

“L’alleanza tra Israele e Usa è più forte che mai, più che amici siamo una famiglia”, assicura con forza Netanyahu davanti ai 16 mila delegati della più influente lobby filo israeliana negli Stati Uniti, l’Aipac, l’American Israel Public Affairs Committee, della quale fanno parte anche molti non ebrei, democratici e repubblicani.

di Irene Masala

“Niente di personale”, ribadisce Obama in un’intervista alla Reuters, “ma mentre gli Stati Uniti delineavano una strategia per evitare che l’Iran diventasse una potenza nucleare, Netanyahu no, si è limitato a criticare l’accordo ad interim del 2013 con l’accusa che l’Iran non l’avrebbe mai rispettato. Niente di tutto ciò si è avverato.” Obama ha sottolineato quanto precisa sia invece la strategia Usa nei confronti di Teheran, indicando un congelamento dell’ambizione nucleare iraniana a scopi bellici per almeno dieci anni, mentre sarebbe consentita quella per usi pacifici sotto stretto monitoraggio della comunità internazionale. Insomma, mentre vi è una convergenza di opinioni sul fatto che l’Iran non debba dotarsi di armi nucleari, le due parti non sono affatto d’accordo sul come raggiungere questo obiettivo.

Durante il discorso tenutosi oggi davanti al Congresso degli Stati Uniti, boicottato da almeno 50 deputati democratici in segno di protesta, Netanyahu ha esposto il suo piano alternativo all’accordo proposto da Obama per affrontare il problema Iran: “L’alternativa da un lato prevede l’allungamento ad alcuni anni del lasso di tempo necessario all’Iran per avanzare verso le armi atomiche se decidesse di infrangere gli accordi. Dall’altro lato ho anche proposto che le sanzioni non siano rimosse in maniera automatica finche’ l’Iran non cessi di diffondere terrorismo nel mondo, di comportarsi in maniera aggressiva con i suoi vicini e di minacciare di cancellare Israele”. ”Torno in patria – conclude – con la consapevolezza che molti nel mondo hanno sentito quel che Israele ha da dire su questo cattivo accordo che prende forma con l’Iran, si può ancora tornare indietro”.
Scroscio di applausi e standing ovation da una parte, disappunto dall’altra.
Dalla Casa Bianca arrivano infatti le parole di Obama che, letta la trascrizione del discorso, ribadisce di non trovare nelle parole dell’alleato israeliano nessuna nuova idea, nessuna vera alternativa, solo la solita ridondante retorica. Assicurando che l’America non firmerà mai un cattivo accordo, anche il Congresso sottolinea che si “dovrebbe aspettare l’intesa prima di giudicarla”.
A tal proposito è utile ricordare che Israele è uno dei pochi stati al mondo che non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare ed è l’unico stato in Medio Oriente dotato di un arsenale nucleare.

Nonostante entrambi i partner ribadiscano il loro impegno per preservare un unione strategica e indispensabile ad entrambe le nazioni, le crepe sull’Iran rischiano di diventare un solco incolmabile, aggravato dalla decisione di Netanyahu di parlare davanti all’Aipac e al Congresso americano senza essere invitato direttamente dalla Casa Bianca. L’invito, infatti, è arrivato dallo speaker della Camera John Boehner ed è stato orchestrato dal leader dei repubblicani al Congresso e dall’ambasciatore americano, una violazione del protocollo ha fatto infuriare Obama e ha trasformato un momento di distacco nella peggiore spaccatura degli ultimi dieci anni tra le due amministrazioni. La principale preoccupazione dell’amministrazione Obama era che venissero svelati dettagli relativi all’intesa in discussione in questi giorni a Ginevra, che avrebbero compromesso i negoziati tra i 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) e l’Iran, il cui prossimo incontro è previsto per il 15 marzo. Il presidente americano ha fatto sapere che non incontrerà l’omologo israeliano, ritenendo l’incontro e il viaggio stesso inopportuno date le imminenti elezioni israeliane del 17 marzo. Elezioni che hanno visto un’accesissima campagna elettorale, iniziata probabilmente quest’estate con l’attacco a Gaza e conclusasi con un video propagandistico in cui Netanyahu si finge babysitter, ironizzando forse troppo sia sui concorrenti laburisti che sull’elettorato.




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