Non è una passeggiata, a cura di PassoBarbasso
Viaggiatóre
Derivato di viaggiare, dal provenzale viatge, che è dal latino viatĭcum.
Aggettivo e sostantivo maschile (femminile viaggiatrìce)
Chi viaggia, specialmente con un mezzo pubblico di trasporto: i viaggiatori devono munirsi di biglietto.
Treno viaggiatori (o passeggeri): quello che fa servizio di trasporto di persone, contrapposto ai treni merci.
2. Chi compie viaggi di esplorazione, scoperta ecc. o viaggia anche solo per conoscere il mondo: i grandi viaggiatori del secolo XIX; i viaggiatori del Settecento.
3. Forma abbreviata di commesso viaggiatore.
Parole a zonzo
Nei tempi antichi il termine viaggiatore era riferito a chi si muoveva principalmente a piedi, e questo rende conto delle due voci albero ed erba del viaggiatore, di seguito illustrate.
Albero del viaggiatóre (o del viandante)
Locuzione sostantivale maschile.
Pianta della famiglia delle musacee (Ravenala madagascariensis), originaria del Madagascar, con stipite alto fino a 10 metri, terminato da numerose foglie con lungo picciolo, lamina bislunga e grande guaina concava, entro cui si accumula acqua che può essere utilizzata dai viaggiatori.
Assènzio
Dal latino absinthium.
Anche, antico, assènzo.
Sostantivo maschile.
1. Nome di alcune specie di piante del genere artemisia, usate in farmacia o in liquoreria, anche note come erba del viaggiatore. L’assenzio propriamente detto, o assenzio romano o maggiore (Artemisia absinthium), è spontaneo in Italia e spesso coltivato; alto circa un metro, di colore sericeo-argentino, ha odore intenso, foglie pennatosette e grossi capolini disposti in pannocchia. Dalle foglie e dai fiori si estrae un olio essenziale, usato per preparare liquori e, in piccole dosi, come tonico dello stomaco e stimolante energetico.
2. Liquore amaro di colore verde, ottenuto per macerazione nell’acquavite delle foglie e dei fiori di Artemisia absinthium, unitamente ad anice, finocchio ecc.; è fortemente tossico, e il suo abuso dà luogo a una forma particolare d’intossicazione, nota col nome di absintismo.
3. Nel linguaggio comune è spesso assunto come prototipo e simbolo del sapore amaro; quindi di sostanza molto amara si dice: è amaro come l’assenzio, è un assenzio.
(figurato) Amarezza, sentimento profondo di pena, di dolore: assaggiare l’assenzio dell’ingratitudine; sì tosto m’ha condotto A ber lo dolce assenzo d’i martìri (Dante); Ahi crudo Amor, ch’egualmente n’ancide L’assenzio e ’l mèl che tu fra noi dispensi (Tasso).
L’assenzio è detto anche erba del viaggiatore, in virtù delle sua proprietà stimolanti. Già Plinio affermava infatti che assenzio e salvia annullavano la fatica del viaggiatore. Secondo un’antica credenza anglosassone, per combattere la stanchezza durante un lungo viaggio si deve tenere un mazzo di assenzio in mano o meglio ancora nelle scarpe.
Trentesimo libro, quinto indizio
A questo punto succede la catastrofe: il bambino, in barca con la giovane, cade in acqua e affoga. La giovane donna, sopraffatta dai sensi di colpa si lascia morire. Il marito è inconsolabile per la perdita dell’amata, e muore anche lui. Meno male che la moglie e l’amico, almeno loro, sopravvivono.
Stiamo parlando di esseri umani, ma il titolo deriva dagli elementi chimici.