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Neurohaptics: la scienza del tatto si impegna per la VR

Creato il 11 marzo 2016 da Oculusriftitalia
Neurohaptics: la scienza del tatto si impegna per la VR

Nell'ambito della realtà virtuale possiamo assistere, praticamente ogni giorno, alla nascita di nuovi laboratori adibiti al suo progresso tecnologico. Questo è sicuramente molto positivo, poichè sarà solo grazie alla ricerca che la Virtual Reality, un giorno, diventerà alla portata di tutti e sempre più vicina alla perfezione. Di recente, durante l'incontro su questa tecnologia tenutasi in Estonia, Madis Vasser e Peeter Nieler si sono incontrati e hanno discusso di come potrebbero investire al meglio il proprio tempo e risorse al fine di ottenere qualcosa che possa davvero essere di impatto positivo per il mondo della realtà virtuale. Ormai è di dominio pubblico: l'esperienza tramite visore è capace di riprodurre sensazioni fraudolente nel cervello, il quale viene ingannato, e ci fa credere di sperimentare avvenimenti che in realtà non stanno accadendo veramente. I due hanno così deciso di tirarsi su le maniche e impegnarsi nella ricerca neuroscientifica per studiare una maniera di inviare stimoli nervosi al cervello della persona che indossa il visore al fine di suscitare in quest'ultimo sensazioni reali, ma finte. E' qualcosa che già altra gente sta cercando di ottenere, ma hey, più sono meglio è! Probabilmente il loro ragionamento è stato: " Allora, se io tocco un oggetto, le cellule nervose della mano ricevono uno stimolo che viene tradotto in segnale elettrico, e quest'ultimo viene inviato al cervello che lo traduce in 'Ohi, amico, abbiamo toccato qualcosa!'. E se... E se noi facessimo il procedimento inverso?" L'ambito scientifico che studia la connessione tra cervello e il senso del tatto viene chiamato neurohaptics, e se provate a googlarlo, noterete che è un termine strano persino per Big G. I due ricercatori spiegano:

Sappiamo tutti cosa sono le illusioni ottiche e cosa provocano al nostro cervello. Tutti quanti sappiamo anche cosa si prova a salire su un ascensore che, partendo da fermo, inizia a muoversi. C'è un istante in cui sentiamo qualcosa nello stomaco che ci sta dicendo che sta succedendo qualcosa di strano. Ci deve essere un modo per ingannare il cervello che stiamo percependo fisicamente qualcosa. E' quello che stiamo cercando di capire. Il migliore esempio di neurohaptics che conosco è la vibrazione fantasma. E' quella sensazione molto reale che abbiamo quando crediamo di ricevere un messaggio sul telefonino, e riusciamo a ingannare noi stessi dandoci l'illusione che quest'ultimo stia vibrando, malgrado non ci sia un vero stimolo fisico da parte del cellulare che ci possa far credere che lo stia facendo davvero, ma è puramente una nostra astrazione mentale.

Al fine di raggiungere il loro obiettivo, la coppia di studiosi ha deciso di fondare la Virtual Neuroscience Lab, che ha sede in Estonia, presso l' Università di Tartu. Per provare l'esistenza di una maniera per realizzare tutto questo, il loro sistema di ricerca si basa su due metodologie parallele: l'approccio graduale e il one-shot-learning. Non preoccupatevi, ci hanno anche spiegato come funzionano! Il primo consiste nel sottoporre alcuni soggetti a schermi luminosi, immagini veloci e altri stimoli che diventano via via più immersivi. A partire da questo, i ricercatori otterranno una serie di informazioni relative a come la risposta sensoriale viene attivata e capire in che modo è possibile riprodurla nella forma più semplice e con meno input possibili. La loro missione è creare una realtà virtuale sensoriale, indistinguibile dal mondo reale. Il secondo approccio è sicuramente il più subdolo, poichè non riesce a seguire perfettamente la regola che il metodo scientifico impone, ovvero quella che un esperimento debba essere ripetuto in maniera identica, infinite volte, ottenendo sempre lo stesso risultato, o comunque qualcosa di molto prossimo. Si basa, infatti, su test scientifici che, per propria natura, non possono essere ripetuti. Diverse persone, indossando un visore, hanno avvicinato la mano ad un fuoco virtuale molto realistico, affermando di aver percepito una sensazione di calore. Questo prova che è possibile ingannare il cervello in qualche modo, ma il problema risiede nel fatto che se chiediamo allo stesso individuo di ripetere l'azione, il suo cervello ha ormai capito il trucco e la stessa percezione di calore si presenterà con molta più difficoltà. Vasser spiega:

Il cervello è alla costante ricerca di inneschi e modelli. E' una macchina computazionale che non ha voglia di farsi delle domande quando riceve delle informazioni che siano abbastanza realistiche. Il nostro lavoro consiste nell'anticipare gli inneschi che il cervello cerca e fornirgli delle risposte abbastanza credibili alle domande che si pone da permettere che lo slancio di computazione non si fermi. Se riusciamo a farlo sufficientemente spesso e in modo adeguato, possiamo ingannare il cervello per un periodo prolungato e creare un mondo che sia percepito realistico al cento per cento.

E' qualcosa che sembra uscito dallo sci-fi più folle e delirante che possiamo immaginare. Ma Nieler frena il nostro entusiasmo: potremmo dire che sì, questa ricerca è sicuramente eccitante, ma siamo ancora molto lontani dal ricreare davvero qualcosa di simile; è appena l'inizio. La sua speranza, ma anche quella di tutti noi, è che il sogno di poter regalare alla realtà virtuale quello step in più per ricreare un mondo vero, ma digitale, spinga molte altre persone a gettarsi in questo ambito di ricerca per unirsi ai loro sforzi e lavorare insieme per raggiungere il prima possibile questa eludente chimera.


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