Anno: 2014
Durata: ‘90
Distribuzione: Microcinema
Genere: Noir
Nazionalita: Italiana
Regia: Stefano Incerti
Data di uscita: 11-December-2014
La neve scende così, a volte calma, a volte impetuosa. Copre ricordi e passioni, sbianca le ombre annerite
dal tempo e nasconde i difetti. Sembra quasi una cantilena cha arriva da lontano, fredda e gelida sulle cose
non dette, i dolori, le distanze e la speranza di una vita diversa. Il ritmo del film di Stefano Incerti è scandito
da questa neve che copre i vetri delle macchine e le solitudini dei passanti. Neve, questo è il titolo del noir
italiano che come terzo protagonista sceglie proprio il candore, per niente pulito, ma ostile e opprimente,
di mille granelli gelati.
La storia è quella di un uomo in possesso di un segreto e alla ricerca di una via d’uscita e quella di una
donna dalla pelle scura pronta a sfuggire da un destino imposto. Ognuno dei due è alla ricerca di qualcosa,
forse solo di una speranza. A bordo della sua station wagon verde l’uomo, proprio durante il suo viaggio,
incontrerà la donna che sfugge da un piccolo gangster. Inganni, bugie, traffici illeciti e una refurtiva
perduta. I due finiranno per cercare insieme quello che manca senza accorgersi che il vuoto e le distanze
create dalla neve hanno toccato anche loro.
Il perno su cui ruota l’intera vicenda non è solo la neve, ma una cospicua somma di denaro che
rappresenta il punto di svolta nella vita dei due protagonisti. Con il sottofondo di questi temi la vicenda si
snoda in punta di piedi. Lo stile è asciutto, con immagini brevi e scarno di dialoghi. Il ritmo è lento e il più
delle volte pacato, capace di un’introspezione che fa emergere a sorsi la psicologia dei protagonisti. Un noir
delicato, velato da una nebbia di mistero di colore bianco.
Peccato che la neve non riesca a coprire i vuoti di cui la pellicola spesso è malata. Sembra quasi di essere
spettatori davanti ad una finestra, in più punti non c’è coinvolgimento, passione, osmosi necessaria tra
trama e personaggi, film e spettatore. Si è lì alla ricerca di qualcosa, fermi immobile e con le mani gelate. Ci
si sente quasi assiderati, con l’incapacità di muoversi. Il dramma, quello vero, arriva come uno schiaffo in
faccia nel finale, un finale che riempie quel vuoto statico che si era precedentemente creato. Allora sì che si
sente il freddo pungente di questa neve, sì che la si vede scendere come una bufera.
Se l’intera pellicola avesse avuto la forza e il coraggio del finale, Neve da noir silenzioso si sarebbe
trasformato in un caldo abbraccio, uno di quelli dove ci si può scaldare anche le mani gelate dal troppo
freddo.