Magazine Diario personale

New Age a go go

Creato il 22 maggio 2014 da Manuelapeace

cartelloE’ una primavera mutevole e ritardataria questa che avvolge Roma, mentre qui accadono cose travolgenti che potrebbero cambiare la vita o, quantomeno, trasformarla.
Il compleanno di Maria Bruna e Davide, due cifre tonde con dieci anni di differenza, che hanno fatto sì che si sia festeggiato come nelle favole, tre giorni e tre notti, in quel di Casa Corra, un posto un po’ magico e molto olistico, sulle colline emiliane, non lontano da Canossa, ma lontano anni luce dallo smog, dal traffico e dal caos della capitale.
flauti-e-tamburiCon una cinquantina di amici che si sono avvicendati nei tre giorni di festeggiamenti si sono fatte cose molto new age, come suonare tamburi sciamani ed enormi flauti di bambù costruiti da un bel signore svizzero che parlava solo tedesco, flauti in cui, spernacchiandoci dentro, si otteneva un suono primitivo e bellissimo che, pare, ricongiungesse con il proprio io interiore e non solo, mettere insieme i pezzi della propria vita e di quella che vorremmo vivere nel Soul Collage, una specie di mosaico dell’anima, arabescare un’enorme tela ma anche una maglietta, con colori accesi e naturali, facendo nodi con i sassi all’interno, creando due opere d’arte da regalare ai fratelli festeggiati, passeggiare per le valli con gruppetti di sconosciuti che parlano un misto di inglese-tedesco-american-emiliano-ferrarese-italiano-francese, fermandosi ogni tanto a fotografare un fiore o un sasso, a dondolarsi su un’altalena di legno appesa ad una quercia secolare, a chiudere gli occhi e lasciarsi bagnare dalla pioggerellina e respirare il profumo della Terra, chiedersi cos’è quella curiosa costruzione di legno e sentirsi dire che è una capanna sudatoria, e invidiare un po’ la comitiva che alloggia nella tenda yurta, che è una specie di circo basso dove si dorme su una specie di tatami e non si disfano gli zaini, quindi tornare alla base e mangiare vegetariano e assai bio, con i prodotti della terra opportunamente cucinati ed assemblati dalle abili mani di Luca e Corrado, quindi pasticciare sei salami di cioccolato dove il bio burro e il cacao amarissimo la fanno da padrone, che costituiranno i dolci di compleanno e verranno contesi dai veg partecipanti alla festa in tutte le lingue, quindi riunirsi a piedi scalzi nella sala yoga per parlare e raccontarsi ed ascoltarsi, in un tripudio di parole sussurrate, suoni magici, meditazioni talmente rilassanti che qualcuno (indovinate chi?) inizia a russare profondamente. E la mattina dopo alzarsi poco dopo l’alba e, senza neppure l’ausilio di un caffè, ma con un corroborante thé bancha, ritrovarsi nella suddetta sala con la Maestra yoga Elisabeth ad imparare come si respira, ci si allunga, si porta l’attenzione, si srotola la colonna vertebrale, si canta l’Ommmm e poi, con un’energia risvegliata che mai pensavi di avere, ritrovarsi a fare una colazione che manco dovessimo scalare l’Everest. yurda salami pranzoA casa abbiamo riportato un bagaglio di centratura, mente rigenerata e nuove amicizie che il regalo ce l’hanno fatto i festeggiati e non viceversa.porta lavorano prato
E, ancora, dopo più di quindici anni di alti e bassi di pratica daimoku e gongyo, accompagnata dal meraviglioso Riccardo e dall’onnipresente (ma poco convinto) Vince, eccomi al Kaikan per ricevere il Gohonzon, in una cerimonia così intensa e con un rituale collettivo e partecipato che per poco non scoppio in un pianto liberatorio di fronte a non so quante persone sorridenti e plaudenti. E ricevo regali e auguri e abbracci e consigli da amiche nuove e bellissime che quando torniamo a casa per sistemare questo nuovo componente della famiglia, nel butsudan generosamente offertomi da Riccardo, con la cura e l’attenzione che si riserva ad un neonato appena venuto al mondo, mi sento felice e protetta, tanto che mi ritrovo a recitare con un piacere assolutamente nuovo. io-e-ric
E poi arriva il venerdì, anzi quel venerdì, quando la Libreria del Sole, un luogo coloratissimo che sembra la libreria di “C’è posta per te” e ti aspetti di vedere Meg Ryan che sistema libri di favole e invece ti accoglie il sorriso fresco di Francesca, un luogo anche elastico, nel senso che è riuscito a contenere (anche se erano incontenibili) una cinquantina di persone che erano lì per ascoltare cosa si celasse tra le righe e nelle pagine di Femmine che mai vorreste come amiche, il mio ultimo divertimento letterario, e per ascoltare l’interpretazione di Rugantino dell’ormai noto Massimo Chiacchiararelli e la musica del Maestro Giuseppe Natale, uscito fuori dal mio album dei ricordi e trasformatosi in persona in carne ossa e chitarre e tutto l’amore del mondo di Rosanna Liburdi, la psicoterapeuta che ha “fatto le pulci” alle mie femmine, realizzando poi che tutti, ma proprio tutti, le vorrebbero come amiche.
E, dulcis in fundo, i figli, uno che si destreggia tra mixer, cocktail, tomi di diritto internazionale e trasferte di football americano e l’altro che ha ormai preso la residenza tra velluti rossi e stucchi dorati in qualche sala del Teatro dell’Opera che lo vedrà tra pochi giorni nel ruolo di primo ballerino della Bella Addormentata nel Bosco. Io intanto, per ricordare che faccia abbia, ho sistemato una sua foto all’ingresso.
seitanE poi, dopo settimane di tentennamenti, lo-faccio-non-lo-faccio, signori miei…l’ho fatto! Ho realizzato con la sola forza di codeste braccia il mio primo seitan, un blob elastico e marroncino di acqua, farina e spezie, ad altissimo contenuto proteico, che costituirà nei giorni a venire, la principale forma di cibo, cucinato come carne, alla pizzaiola, ai ferri, a spezzatino, alla cacciatora, saltato nel wok con le verdure e persino frantumato in ragù, per pasti gustosissimi, a costi irrisori e chilometri zero, ma soprattutto senza alcun spargimento di sangue animale.
Ora, sospinta dall’inquietudine e dall’incapacità di accontentarmi anche del nuovo lavoro desiderato da circa dodici anni e che sto “provando” da quasi tre mesi, guardo speranzosa verso quello che ho capito voglio fare da grande e non mi arrendo, anche se qualsiasi persona sana di mente avrebbe finalmente tirato i remi in barca e si sarebbe crogiolata nel tutto sommato sereno presente.
Se qualcuno fosse a conoscenza di un giornale, settimanale, magazine, periodico, tivvù, redazione che necessiti di una reporter-inviata-corrispondente, in zone dimenticate dal mondo, disastrate, acciaccate, puranco di guerra, cortesemente può farmelo sapere?
Qualcuno, là in fondo, suggerisce “l’Italia”. Ma anche no.
peace-love


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