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New York è New York e guai a chi me la tocca!

Creato il 26 marzo 2014 da Assugoodnews @assunta73

sunset_on_brooklyn_bridgeVado a New York. E con me porto mio marito e mia figlia. Quando? Che importa? Io ho deciso che questo è il mio prossimo sogno realizzato. Perché io a New York devo – e sottolineo devo – tornarci almeno una volta ogni cinque anni. E questo da quando ne avevo 17 e vi ho trascorso 3 mesi meravigliosi. Sono ormai sette anni che non ci torno: astinenza pura! E poi, voglio davvero portarci Giulia che ha tre anni e già mi chiede quando andiamo a trovare lo zio Benny. Il mio zio d’America che mi ha ospitata in quei tre mesi incredibili.

Amo New York in un modo che viene difficile spiegare. Lo so che non sono l’unica. E so anche che una buona media di italiani cade ai piedi di questa meravigliosa città anche solo guardandola in foto. Ci sono legata a doppio filo. E’ stato il mio primo viaggio in aereo, il mio primo viaggio completamente sola, la mia prima esperienza fuori casa per tre mesi, la mia prima volta in una full immersion di inglese. Insomma, di motivi ne ho diversi.

Ricordo ancora il mio volo, prenotato con il tour operator Teorema che oggi non c’è più. Sono stata affidata alle hostess Alitalia – quando l’Alitalia aveva carisma da vendere – e accanto a me c’erano due signori americani. Sul tavolino del mio posto in economy ho cominciato a scrivere il mio diario di questa esperienza sotto forma di lettera alla mia migliore amica Paola. Non ho chiuso occhio…ero troppo eccitata. E quando sono arrivata al JFK mi sono trovata in un mondo cosi lontano dal mio che ancora mi emoziono al pensiero.

Attorno a me tante persone di colore – in Italia non c’erano ancora extra comunitari – le auto erano enormi, una corsia della statale aveva le dimensioni delle tre corsie dell’A1. L’effetto WOW ha dominato le prime 12 ore della mia permanenza newyorchese. Ricordo che i miei zii mi prendevano in giro perché non parlavo molto: ero stupefatta. Stavo vivendo una di quelle esperienze che non ti togli più di dosso in tutta la tua vita. Per tre mesi ho girato in lungo e in largo, ho scoperto la città, ho messo a frutto le mie lezioni di inglese della scuola superiore e ho conosciuto un mondo completamente nuovo. I grattacieli? In Italia mica avevamo palazzi cosi grandi.

Ci sono tornata altre volte – come vi dicevo – ogni volta ho scoperto cose nuove e vissuto sensazioni nuove. Ma l’emozione del primo arrivo a New York, quella resta viva come se fosse ieri. Devo tornarci. Per questo ho attaccato una bella foto di Central Park sulla testiera del letto, ho messo Tribeca come sfondo del desktop e ogni giorno leggo il New York Times. Non è tutto. Sono talmente intenzionata a farlo diventare realtà che sono alla continua ricerca del volo più economico per la Big Apple.
Perché New York mi sta aspettando con le sue mille luci, la sua democrazia reale, con la sua capacità di restare sempre in movimento e guardare sempre oltre. Anche oggi, che stupisce meno perché anche in Italia sono arrivati i grattacieli e per le strade si incontrano persone di ogni nazionalità. Si, anche oggi.

Perché New York, in ogni caso, è diversa. E’ l’unica città al mondo dove i turisti e i suoi abitanti si confondono in una meravigliosa danza. Dove ognuno sa di poter realizzare un sogno. Dove quel che c’è oggi domani, forse, non c’è più. E non perché ci si stufa: perché si cambia. E io, una città che spinge al cambiamento, la amo a priori.

New York è New York e guai a chi me la tocca!
New York è New York e guai a chi me la tocca!
New York è New York e guai a chi me la tocca!
New York è New York e guai a chi me la tocca!
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