New York, New York

Creato il 19 ottobre 2011 da Delpiera @PieraVincenti

I’m an english man in New York, cantava Sting per mettere in risalto tutte le differenze tra la vecchia, cara Inghilterra e la moderna città americana, con i suoi grattacieli che coprono la vista del sole. Questa differenza può essere estesa all’intera Europa, così ricca di storia, arte e cultura da far arrossire di vergogna gli americani.
La New York dei film, quella ricca e piena di vita, è sostanzialmente Manhattan, impressionante per l’altezza dei suoi maestosi grattacieli. Dove prima sorgevano le Torri Gemelle, adesso c’è un cantiere recintato, che presto consegnerà alla città un monumento in memoria delle vittime dell’11 settembre 2001. Si tratta di fontane che inghiottiscono l’acqua, così come dieci anni fa la terra inghiottì le torri e tutti quelli che erano all’interno. Proprio accanto, è in costruzione un nuovo grattacielo, più alto delle Torri Gemelle ed esteticamente più bello.
Intorno è il caos: gente che arriva, gente che va, tutti sempre di corsa.
A farla da padrone, in ogni angolo della Grande Mela, sono i grattacieli, belli da vedere ma che sfortunatamente lasciano passare poca luce e poca aria. In alcuni punti, anche vedere il cielo è un’impresa, di aria pura meglio non parlarne. I fumi che escono dalle graticole in strada e dai caminetti improvvisati, mescolati al costante odore di cibo fritto che arriva dai carrettini posizionati lungo strada, rendono l’area della metropoli irrespirabile.
L’unico posto in cui è possibile respirare a pieni polmoni, allontanandosi dai rumori assordanti e dal caos cittadino, è Central Park. Con i suoi prati, i suoi alberi e i suoi laghi, regala uno spaccato veramente unico. Ma basta alzare un po’ di più lo sguardo per scorgere, proprio dietro alle folte chiome, le punte dei grattacieli che si stagliano maestosi contro l’azzurro del cielo. Central Park è proprio per tutti: per grandi e piccini, per i pedoni e i ciclisti, per gli amanti della natura e dello sport, per chi è in cerca di tranquillità e refrigerio dall’afa di New York. Su uno dei viali principali ci si imbatte in numerosi ritrattisti, gran parte dei quali giapponesi, che per pochi dollari sono pronti ad immortalare i passanti. Guai ad allontanarsi dalle stradine asfaltate. Il panorama cambia immediatamente e i prati si trasformano in boschi dai quali non è così semplice uscire.
Lo skyline di New York riesce sempre ad affascinare, sia che lo si guardi dall’alto dell’Empire State Building, sia che lo si osservi da lontano, ad esempio da Hoboken, in New Jersey. Il fascino cresce di notte, quando i contorni diventano più sfumati e migliaia di lucine spuntano dalle finestre degli imponenti grattacieli.
La vista di New York dall’Empire State Building è un’esperienza da non perdere per un turista al primo viaggio nella Grande Mela, ma attenzione a scegliere una giornata soleggiata che permette di godere a pieno del panorama mozzafiato. Diventato il più alto grattacielo di New York dopo il crollo delle Torri Gemelle, l’Empire State Building con i suoi 381 metri d’altezza garantisce una vista invidiabile della Grande Mela. Il panorama si estende fino a abbracciare cinque Stati: New Jersey, New York, Connecticut, Massachusetts e Pennsylvania.
Il fascino della Fifth Avenue non attira soltanto gli straricchi, i soli che possano permettersi di fare shopping nelle boutique delle griffe più famose, ma anche i semplici turisti per i quali tutto quel lusso rimane solo un sogno. Proprio sulla strada dell’ostentazione e del consumismo, sorge un piccolo gioiello, la Cattedrale di San Patrick. Risalente ai primi dell’Ottocento e costruita in stile neogotico, acquista ancora più fascino perché inserita tra i grattacieli di Manhattan, che la sovrastano. Entrando, si viene immediatamente rapiti dal caleidoscopio di luci che penetrano dalle vetrate e colorano le colonne in modo diverso al cambiare della posizione del sole. Infinitamente grande e infinitamente piccolo si scontrano e si stringono in un abbraccio eterno. L’uomo, infinitamente piccolo, si protende verso l’alto, verso Dio, senza mai poterlo raggiungere, finché non è Dio stesso a tendergli la mano e ad elevarlo verso l’infinito.
Non è possibile andare a New York senza visitare uno dei suoi simboli più rappresentativi, la Statua della Libertà. Realizzata da Gustave Eiffel, lo stesso della famosa torre parigina, attrae ogni anno milioni di turisti, che posso salire sulla sua corona solo prenotando con largo anticipo. Più interessante la visita ad Ellis Island e al Museo dell’Immigrazione, dove sono conservati documenti e reperti di una ricchezza storica impressionate. Le valige delle migliaia di immigrati provenienti da tutto il mondo e approdati sulla costa americana sono conservate lì, insieme agli effetti personali di quanti, un secolo fa, furono costretti a lasciare patria, casa e famiglia in cerca di una vita migliore. I visitatori sono accompagnati lungo un percorso che illustra l’accoglienza degli immigrati, la registrazione, le visite mediche, il destino di chi veniva accettato e chi respinto, il tutto attraverso la testimonianza degli immigrati stessi o degli impiegati che lavoravano ad Ellis Island. Troppo facile ridurre il tutto ad uno sterile sentimentalismo patriottico, del tipo “un secolo fa gli immigrati eravamo noi italiani”. La vista al Museo deve portare alla presa di coscienza delle sofferenze di tanti che, ancora oggi, non riescono a trovare nella loro terra la vita dignitosa che meritano e per questo sono costretti a cercarla altrove, anche in Italia.
E a proposito di stranieri, un fascino particolare rivestono i vari China Town, Soho e Little Italy, anche se di italiano è rimasto davvero poco.
Simbolo della modernità di New York è Times Square con i suoi cartelloni pubblicitari elettronici sempre in funzione, pronti a catturare lo sguardo dei passanti. Dicono che nel periodo natalizio sia molto suggestivo, con la pista di pattinaggio, le luminarie e i Babbo Natale che fanno risuonare l’eco delle loro campane.
New York, New York… cantava Lisa Minnelli. Una città affascinante quanto contraddittoria, povera di storia ma lanciata verso il futuro. La città in cui tutto è possibile, in cui i sogni si realizzano ma solo per chi sa guardare oltre – o riesce ad ignorare – i tanti difetti della Grande Mela.

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