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Creato il 19 novembre 2010 da Aghi

news teresa medeirosTHE DEVIL WEARS PLAID (Settembre 2010)

Una donna innocente
Emmaline Marlow è in procinto di sposare il Laird estremamente potente del clan Hepburn per salvare il padre dalla prigione quando il ruffiano Jamie Sinclair irrompe nell’abbazia su un magnifico cavallo nero e la rapisce. Sebbene sia il nemico giurato degli Hepburn, il misterioso rapitore di Emma è tutto quello che il suo spono non è – bello, virile, pericoloso… e una pericolosa tentazione per il suo cuore anelante.
Un uomo pericolos
Jamie si aspetta che Emma sia la signorina inglese un po’ debole, non un fuoco, una bellezza insolente il cui fascino irresistibile lo tenta ad ogni giro. Ma non può permettere che uno di loro dimentichi che è la nemica e una pedina nella mortale faida delle Highlands fra i clan. Rapire  la sposa del suo nemico è stato semplice, ma può rivendicare la sua innocenza senza perdere il cuore?
Emma si voltò di nuovo verso il suo sposo, squadrando le spalle. Nonostante quello che gli astanti potevano credere, non aveva nessuna intenzione di piangere o svenire. Si era sempre vantata di essere fatta di roba più dura di questa. Se doveva sposare questo conte per garantire futuro e fortuna alla sua famiglia, allora l’avrebbe sposato. E si sarebbe sforzata di essere la moglie e la contessa migliore che la sua ricchezza – o il suo titolo – potesse comprare.
Emma stava aprendo la bocca, pienamente disposta a promettere di amare, rispettare e obbedire al suo sposo, nel bene e nel male, in salute e in malattia, finché morte non li separi – quando le doppie porte di ferro e di quercia del retro dell’abbazia si aprirono rumorosamente, lasciando entrare una folata d’aria invernale e una dozzina di uomini armati.
L’abbazia esplose in un coro di grida e sussulti di sorpresa. Gli uomini si aprirono a ventaglio tra i banchi, le loro facce con la barba lunga erano torve di determinazione, le loro pistole pronte a reprimere ogni segno di resistenza.
Invece di paura, Emma sentì un bagliore di ridicola speranza accendersi nel suo cuore.
Quando il clamore iniziale si placò, Ian Hepburn entrò arditamente nel corridoio centrale dell’abbazia, ponendosi tra le bocche minacciose delle armi degli intrusi e il prozio. “Cosa significa questo?” gridò, il suo tono risuonava dal soffitto a volta. “I selvaggi non hanno più rispetto per la casa del Signore?”
“E che lord sarebbe questo?” rispose un uomo con un accento scozzese così profondo e ricco da inviare involontariamente un brivido lungo la schiena di Emma “Quello che ha formato queste montagne con le proprie mani o quello che crede di essere nato con il diritto di decidere su di loro?”
Lei rimase a bocca aperta come tutti gli altri mentre il proprietario di quella voce a cavallo di un imponente cavallo nero attraversava la porta del monastero. Un mormorio sconvolto andò su mentre gli invitati si ritiravano nei loro banchi, i loro sguardi avidi riflettevano in egual misura paura e fascino. Stranamente, lo sguardo di Emma non era trafitto dalla magnifica bestia dallo splendido torace e dalla fluente criniera ebano ma dall’uomo a cavallo del destriero. Folti ali di capelli color sabbia gli incorniciavano il viso abbronzato dal sole che faceva un sorprendente contrasto con il verde gelido dei suoi occhi. Nonostante il freddo del giorno, indossava solo un gonnellino di lana verde e nero, un paio di stivali con i lacci e un giubbotto di pelle marrone senza maniche che esponeva il suo ampio petto liscio agli elementi. Manovrava la bestia come se fosse nato per la sella, le spalle potenti e gli avambracci ben muscolosi guidarono il cavallo dritto lungo il corridoio, costringendo Ian a farci indietro o ad essere calpestati dagli zoccoli dell’animale mortale.
Accanto a lei, Emma sentì il sibilo del conte “Sinclair!”
Si trovò a trovarsi la faccia del suo anziano sposo, soffusa di colore e contorta dall’odio. A giudicare dalla vena viola che le pulsava sulla tempia, non sarebbe sopravvissuto al matrimonio, tanto meno alla notte di nozze.
“Scusate se interrompo un momento di tenerezza” disse l’intruso senza nemmeno una traccia di rimorso mentre frenava la sua cavalcatura a fermarsi a metà strada impennando verso l’altro “Sicuramente non avrai pensato che potevo resistere dal presentarmi a rendere omaggio in un’occasione così importante. Il mio invito deve essere stato perso nell’invio”
Il conte strinse un pugno paralitico verso di lui “Il solo invito che è probabile che un Sinclair riceva da me è un atto di arresto del magistrato o un appuntamento con il boia”
In reazione alla minaccia, l’uomo semplicemente inarcò un sopracciglio perplesso “Avevo tante speranze che la prossima volta che avessi oscurato la porta di questa abbazia, sarebbe stato per il tuo funerale, non un altro matrimonio. Ma sono sempre stato una capra. Avrei dovuto sapere che non potevi resistere ad acquisire un’altra sposa per scaldare il letto”
Per la prima volta da quando aveva imboccato la sua strada verso l’abbazia, lo sguardo beffardo dello sconosciuto andò verso di lei. Anche quel breve sguardo era sufficiente per portare un filo pungente sulle guance della fiera Emma. Soprattutto perché le sue parole avevano l’innegabile e schiacciante suono della verità.
Questa volta fu quasi un sollievo quando Ian Hepburn, ancora una volta, cercò di imporsi tra di loro “Ci puoi deridere e fingere di dover vendicare i tuoi antenati, come fai sempre” disse, un ghigno gli arricciava il labbro superiore, “ma tutti su questa montagna sanno che i Sinclair non sono stati mai nulla più che assassini e ladri comuni. Se tu e i tuoi ruffiani siete venuti a privare gli ospiti di mio zio di gioielli e borse, allora perché diavolo non vai avanti in ciò e non la smetti di sprecare il fiato e farci perdere tempo?”
Con una forza sorprendente lo sposo di Emma si pose dietro di lei, quasi mandandola a cadere. “Non ho bisogno di mio nipote per combattere le mie battaglie. Non ho paura di un cucciolo insolente come te, Jamie Sinclair” ringhiò, marciando a destra oltre il nipote con un pugno ossuto ancora alzato “Fate del vostro peggio!”
“Oh, non sono venuto per te, vecchio” Un sorriso pigro gli curvò le labbra mentre prendeva una nera pistola luccicante dalla cintura del kilt e la puntava contro il corpetto bianco come la neve dell’abito di Emma “Sono venuto per la tua sposa”

Scritto da millecuori alle ore 16:54 del giorno: venerdì, 19 novembre 2010


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