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Creato il 14 febbraio 2014 da Golfpeople

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Anno XIV Numero 12
- Venerdì 14 Gennaio 2014

Adoc, spese per affitto e bollette impattano per il 61% sul reddito

di Pierpaolo Molinengo

Quanto pesano i costi di casa, in particolare affitti e bollette, agli italiani? Molto, moltissimo secondo un’indagine dell’Adoc. Assorbono mediamente il 61,4% del reddito di una singola persona, il 7,6% in più della media europea. La causa è il basso reddito, inferiore del 25% rispetto alla media europea, nonostante i costi di affitto siano più bassi di 100 euro mensili.
«La casa rappresenta una spesa enorme, quasi ingestibile per le famiglie italiane, a differenza di quanto accade nel resto d’Europa – dichiara Lamberto Santini, Presidente dell’Adoc – mediamente i costi di affitto e bollette assorbono il 61,4% del reddito disponibile netto mensile, quasi l’8% in più della media europea. Per quanto concerne i costi di affitto, in Italia si spendono al mese circa 100 euro in meno rispetto alla media europea, ovunque tranne che in Spagna i costi sono più alti. Ma la differenza è che ogni mese la rata d’affitto “sottrae” oltre la metà dello stipendio di un singolo lavoratore, mentre ad esempio in Germania l’impatto non supera il 38%. Se gli affitti sono bassi le bollette sono invece molto più care, in Italia si spendono in media quasi 160 euro al mese contro i 145 euro della media europea. In Germania, Spagna, Francia e Svezia i costi sono molto più contenuti. Nel nostro P aese luce, acqua, gas e rifiuti impattano per oltre il 10%
sul reddito mensile, in Svezia solo il 4%. Ma il vero problema è la bassa disponibilità reddituale, lo stipendio netto medio è inferiore di un quarto alla media europea, in Germania si guadagna il 36,4% in più, in Svezia oltre il 50% in più. E’ evidente che questo si traduce in un impatto reddituale maggiore delle spese, comportando per molte famiglie l’impossibilità di avere una casa. Anche le spese per l’acquisto di una casa sono impegnative, il prezzo medio al mq di un appartamento in periferia è superiore dell’8% rispetto alla media europea, in Germania si spende il 44% in meno al metro quadro, in Olanda il 20% in meno. Va detto inoltre che in Paesi come Francia, Inghilterra e Olanda il 17-18% delle abitazioni sono in housing sociale, con costi contenuti per sostenere il diritto di alloggio a famiglie e cittadini meno abbienti. In Italia invece questa soluzione è prevista solo nel 5% dei casi. Pertanto crediamo che ci siano valide ragioni economiche e sociali affinché venga calmierato il mercato delle case in affitto. Occorre garan tire un’alternativa credibile per le famiglie meno abbienti, che non hanno casa né possono pensare di comprarla, soprattutto nelle grandi città. Dato che il sistema bancario è restio a concedere mutui e prestiti alle famiglie l’attenzione va posta sulle locazioni».

Le variazioni dei prezzi in Italia

Per l’Ufficio Studi Tecnocasa, nel 2008 la diminuzione dei prezzi è stata uniforme tra Nord e Sud. Il centro ha accusato un calo più sensibile. Nel primo semestre del 2008 per la prima volta iniziano a diminuire i prezzi anche al Sud.
Nelle altre realtà geografiche la contrazione era già iniziata nel 2007, anno che segna l’inversione del trend di crescita iniziato nel 1998. Le compravendite passano da 806 mila a 687 mila (-15%). Il 2009 vede una performance simile tra Nord e Sud. Il Centro invece segna una diminuzione di prezzi meno forte avendo registrato nell’anno precedente una contrazione maggiore. Nel Sud Italia la disoccupazione e la presenza di molti lavori a termine contribuiscono alla diminuzione della capacità di spesa dei potenziali acquirenti e di conseguenza alla diminuzione dei prezzi degli immobili. Iniziano ad aumentare i tempi di vendita a causa del gap esistente tra domanda ed offerta.
Nel 2010 il comportamento del mercato immobiliare tra le diverse aree geografiche inizia ad uniformarsi, infatti le variazioni percentuali dei prezzi sono abbastanza simili.
Nel 2011 la contrazione dei valori al Nord inizia a diminuire. Al Sud ci sono più realtà che iniziano ad avere diminuzioni di prezzi a due cifre; tra queste ci sono Caserta, Cosenza, Campobasso ed Enna.
Nel 2012 si toccano le diminuzioni di prezzo più elevate da quando il ciclo discendente ha avuto inizio.

Casa: la crisi ha rilanciato l’affitto, ma i canoni scendono

Le compravendite al palo e le spese crescenti legate all’abitazione hanno rilanciato l’affitto, ma i canoni si sono contratti anche nel corso del 2013.
E’ quanto emerge in sintesi dalla fotografia del portale di annunci immobiliari idealista.it, che ha monitorato l’andamento dei prezzi di 20.902 immobili nelle città capoluogo italiane.
Da quest’anno i proprietari saranno ancor più stimolati a mettere la loro casa sul mercato. Oltre all’imu e alla nuova tassa sui rifiuti si va ad aggiungere, infatti, l’irpef per gli immobili non locati con un’ulteriore aggravio per le tasche del contribuente. Questo andrà inevitabilmente ad aumentare l’offerta di abitazioni, per questo la tendenza a ribasso dei canoni dovrebbe confermarsi per tutto il corso del 2014.
Nei centri maggiori intanto molti proprietari hanno abbassato le loro pretese, si spiegano così i decrementi diffusi in 9 delle 12 città campione per cui è stato possibile rilevare l’andamento dei prezzi nel corso di tutto l’anno.
Dopo la perentoria discesa dei canoni del 2012 si attenuano i ribassi nelle città metropolitane: Roma (-4,7%; 13,4 euro/m2) e Milano (-2,4%; 14,3 euro/m2) vanno a ritmi diversi verso la stabilizzazione, mentre Napoli (0,2%; 9,7 euro/m2) ha già fermato la caduta.

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Torino: ex Incet, offerta d’acquisto per la manica ovest

Poco meno di un milione di euro (960mila e 100 per l’esattezza) per acquistare la manica ovest del complesso di capannoni industriali posto al centro dell’ambito ex Incet a Torino, nell’isolato compreso tra le vie Banfo, Cigna e Cervino e corso Vigevano: due piani e una ulteriore parziale sopraelevazione per complessivi 2950 metri quadrati, destinati ad ospitare attività di tipo commerciale, di servizio e residenza.
E’ l’offerta presentata da una società privata, insieme all’impegno di operare con l’Amministrazione comunale affinché i progetti relativi a quella parte del compendio ex Incet abbiano contenuti specifici e innovativi e risultino in sintonia con la profonda trasformazione e riqualificazione urbanistica in atto nella zona.
Il complesso industriale è nato nell’ultimo decennio del XIX secolo quale sede della Società Anonima Ingegner Virginio Tedeschi, produttrice di cavi elettrici per la nascente industria dell’automobile. Nel secondo dopoguerra l’azienda è stata poi assorbita dalla Pirelli, fino alla cessazione dell’attività avvenuta nel 1968.
L’area, dopo un lungo periodo di progressivo abbandono e di degrado, è stata oggetto, negli ultimi anni, di interventi di riqualificazione finalizzati ad una complessiva rifunzionalizzazione del compendio. Opere che hanno consentito l’insediamento di uffici e spazi commerciali dei magazzini di abbigliamento FACIT, la realizzazione di nuovi edifici residenziali in corso Vigevano, la costruzione di una nuova stazione del comando dei carabinieri in via Banfo, l’edificazione di un asilo e la riqualificazione di tutta la viabilità con la creazione di un viale e di parcheggi.

Mutano le aspettative sul mercato

Nel corso dell’Assemblea annuale di Federimmobiliare è stato presentato il Rapporto su Industria e Servizi immobiliari 2014 intitolato al rinnovamento delle Città: Renovatio Urbis.
Il 2014 dovrebbe essere l’anno di svolta anche secondo il Sentiment dei manager immobiliari (rilevato dalla consueta indagine quadrimestrale patrocinata da Federimmobiliare e realizzata dall’Università di Parma col sostegno di Sorgente Group) fra i quali circa la metà prevede un miglioramento del mercato (anche i prezzi per la grande maggioranza degli intervistati non dovrebbero più calare), e quasi si azzera la percentuale di chi ritiene di dover ridurre il personale, un 33% ritiene invece che le condizioni del mercato rimarranno sostanzialmente stabili.
Il Rapporto 2014, proprio a partire dalla valutazione di essere arrivati alla “fine della guerra”, fornisce una stima di quelli che sono stati i principali danni e, sulla base dei dati sulle dinamiche in atto, si concentra sulle prospettive del “dopoguerra” rappresentate dalla ulteriore crescita dell’attività di rinnovo, recupero e manutenzione, che già oggi costituiscono circa i due terzi del fatturato di edilizia e Real Estate.
La ricerca, presentata dal Presidente di Federimmobiliare Gualtiero Tamburini, misura prudenzialmente in circa 5,7 i punti di PIL persi, sugli 8,9 totali bruciati dalla recessione, a causa della caduta degli Investimenti in costruzioni, dei redditi dei fabbricati e dei redditi dei servizi immobiliari.
Il minor contributo al sostegno dell’economia del Paese da parte del settore immobiliare “durante la guerra”, oltre che in termini di minor PIL, è stato anche dovuto alla perdita di ricchezza immobiliare che le famiglie italiane proprietarie di immobili (il 72,1 % su circa 25 milioni di famiglie) hanno subito.
Il Rapporto quantifica questa perdita di ricchezza in circa 1.000 miliardi di Euro pari a 55 mila Euro per famiglia, con una diminuzione del valore della ricchezza, così come stimata da Banca d’Italia al 2008 in 5.409 miliardi di Euro, ai 4.400 miliardi di Euro attuali.

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Londra: valore degli immobili
in crescita costante fino al 2018

I report delle più importanti società immobiliari del Regno Unito non lasciano dubbi: Londra è al centro del mercato immobiliare per chi investe e per chi, e son sempre di più, per lavoro o per scelta, vuole Londra come città del futuro, senza, tuttavia, perdere di vista il valore del proprio investimento.
Savills e Knight Franck, due nomi su tutti, sono chiari nei loro report previsionali: a Londra la crescita ci sarà e arriverà fino al 23%, capofila del mercato dell’intero Paese che ritrova anch’esso una crescita in doppia cifra.
Nella capitale i prezzi saliranno, ma con una novità rilevante: la crescita privilegerà la periferia al centro, o per meglio dire, i nuovi quartieri. I dati sono inequivocabili: il centro città registrerà una aumento dei prezzi del 20%, i nuovi quartieri, quelli della prima periferia, strapperanno la medaglia d’oro dell’investimento consigliato: +23%.
Molteplici i motivi alla base di questa tendenza. Londra è una città in continuo cambiamento e in continua crescita demografica. Il piano immobiliare fino al 2020, i nuovi progetti di architettura e re-design della città, uniti alla continua crescita, mantengono elevata la percezione della capitale britannica come “città dei desideri” e luogo piacevole in cui vivere e fare affari. I vincoli di costruzione, inoltre, spingono la città in altezza: nasceranno nuovi grattacieli – richiamo per gli investimenti – e si riqualificheranno interi quartieri.
E’ il Governo stesso, infine, con un piano di sostegno all’acquisto a spingere il mercato delle nuove aree della città. Aree dove sono il verde e gli spazi a essere dominanti, rendendole, a maggior ragione, ancor più attrattive.
«E’ il caso di Battersea – sostiene Vittorio Zaglia, partner di Beagle Invest ltd -. In questa zona a sud del Tamigi si faranno i migliori affari. Gli indicatori sono chiari e, a questo, aggiungiamo due fatti: proprio qui sarà costruita, non a caso, la nuova sede dell’Ambasciata Usa, e, inoltre, si assisterà alla riqualificazione della Battersea Power Station». L’immobile sarà convertito in 800 appartamenti, negozi, palestre, teatro. «Non c’è tempo da perdere – conclude Zaglia».


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