La ricerca annuale svolta per 6 edizioni da Human Highway, partner di DataMediaHub/Communication Factor[Y], quest’anno diventa un report completo, un riassunto di vent’anni di storia dell’informazione testuale.
Nel documento si parla di informazione intendendo principalmente l’informazione di attualità in formato testuale. L’analisi prende spunto dalla crisi della diffusione dei quotidiani cartacei e si concentra sul cambiamento che il digitale ha portato in questo settore.
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La crisi del quotidiano cartaceo è la storia di un prodotto che è troppo vincolato al proprio supporto fisico per sopravvivere alla tempesta digitale. L’informazione sul supporto fisico è costosa da produrre, non è efficiente da distribuire, non è più modificabile e aggiornabile una volta proposta al lettore e, infine, è condivisibile solo nel raggio di un ufficio, un bar o una casa.
Non è solo una questione di supporto, però, come se il monitor del tablet o dello smartphone fossero l’evoluzione della carta. Aver svincolato il prodotto d’informazione dalla sua fisicità ha generato un nuovo sistema informativo, proposto nuove modalità produzione delle notizie, nuove abitudini di lettura e nuovi modelli di distribuzione del contenuto.
Il rapporto presenta questa dinamica in sei capitoli e si chiude con un “bonus track” per una riflessione sulle ricadute culturali e sociali della trasformazione:
- La progressiva perdita di centralità del quotidiano cartaceo nel rito dell’informazione quotidiana
- L’emergere dell’informazione online e successivamente dell’informazione in mobilità
- La rimodulazione della capacità informativa dei mezzi di comunicazione a seguito dell’emergere dell’online
la produzione d’informazione sul Web - La condivisione spontanea dell’informazione sui social network da parte dei lettori e le dinamiche di distribuzione dei contenuti che questa ha generato
- La lettura dei risultati e le conclusioni di Pier Luca Santoro [aka il sottoscritto]
- Una riflessione di Paolo Bottazzini sulle conseguenze sociali e culturali causate dalla trasformazione digitale del sistema dell’informazione
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Guardando i dati emergenti dal rapporto si possono formulare cinque tesi sulla trasformazione che sta investendo violentemente la stampa quotidiana di origine cartacea:
- La crisi della diffusione della stampa quotidiana inizia dal 2000, con la diffusione di massa di Internet e si aggrava a partire dal 2008, con l’avvento del mobile Internet.
- I ricavi nominali per copia venduta derivanti dalla vendita delle copie cartacee sono in costante, leggero aumento dal 2001 e sono solo leggermente calati se riportati al tasso d’inflazione.
- I ricavi pubblicitari per copia venduta non calano in modo proporzionale alla diffusione. Anzi, nei primi anni di calo della diffusione i ricavi pubblicitari continuano a salire.
- Il numero di copie vendute per dipendente è in continua crescita da 25 anni: il sistema editoriale guadagna efficienza ma il calo dei ricavi procede a un ritmo superiore al calo del costo del lavoro.
- La vendita della replica digitale su abbonamento non è riuscita a compensare il calo della diffusione cartacea. Il target interessato ad acquistare le digital edition è più ridotto di quanto si pensasse.
L’insostenibilità del modello attuale, dovuta anche per i costi delle redazioni costruite in decenni di marginalità molto superiori a quelle attuali, è il cuore del rapporto.
La prima reazione di un’azienda al declino dei propri ricavi è la ricerca di alternative che sappiano generare un flusso integrativo sufficiente a compensare il calo del revenue stream tradizionale. Questa è stata anche la prima reazione degli editori dei quotidiani al progressivo calo dei ricavi derivanti dalla diffusione e dalla pubblicità sulla versione cartacea: dal 2008 in poi e si è visto un po’ di tutto nel tentativo di far quadrare i conti e ciò ha anche distolto l’attenzione dalla domanda fondamentale, relativa al tipo di prodotto editoriale che è necessario sviluppare nel nuovo mondo digitale per servire un lettore che ha radicalmente cambiato il proprio modo di accedere all’informazione di attualità. Quando la profondità della trasformazione del prodotto “quotidiano” è apparsa evidente, l’approccio si è spostato dalla ricerca di ricavi aggiuntivi alla necessità di ridefinire il lavoro di produzione editoriale con costi significativamente più bassi rispetto al passato.
Come mostra l’analisi dell’ultima edizione di Newsruption, tra il 2007 e il 2010 si è assistito alla nascita di un significativo numero di editori puri digitali, alcuni dei quali si sono rivelati dei casi di successo negli anni successivi e oggi sono a pieno titolo compresi nell’insieme delle venti maggiori testate d’informazione online. L’emergere di questi soggetti ha mostrato come sia possibile costruire un prodotto d’informazione digitale caratterizzato da costi di struttura e servizi molto più contenuti di quelli delle testate di origine tradizionale. Mentre gli editori tradizionali hanno reagito alla crisi ponendosi il problema di come supplire al calo dei ricavi con diverse soluzioni, non sempre legate alla mission editoriale, i nuovi editori digitali hanno configurato un sistema di produzione più snello, più efficiente e senza il peso dell’eredità dell’epoca cartacea, in particolare il peso del costo del personale.
Considerando le voci di produzione, di distribuzione e di redazione, si trova che il costo necessario per servire il bisogno informativo di un lettore cartaceo [costo di lettura di un quotidiano cartaceo] è otto volte superiore al costo che un editore online deve prevedere per offrire la visita al proprio sito Web d’informazione da un lettore digitale. Se si limita il ragionamento al solo mezzo digitale si nota che gli editori tradizionali che offrono informazione sul Web operano a un costo per visita più che doppio rispetto ai nuovi editori puramente digitali.
Un’ulteriore conferma della forte asimmetria sui costi di produzione e distribuzione si ottiene osservando il rapporto tra costi di struttura e numero di articoli prodotti: un articolo di Repubblica.it [1] costa 800 euro mentre lo stesso costo di un articolo per un editore digitale è tra 4 e 8 volte inferiore. Ennesima evidenza di quanto proponevamo ieri come chiave di lettura del percorso da compiere e di quanto sia interessante e possibile, o probabilmente addirittura necessario, spacchettare la propria proposta digitale.
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[1] L’unica testata per la quale è disponibile in bilancio il dato del costo della struttura digitale.