“Det Kompromissløse Bryggeri”, la “fabbrica di birra senza compromessi”: così definiscono le proprie intenzioni produttive Gunnar Wiig e Kjetil Jikiun, i due che nel 2002 hanno fondato questo birrificio, espressione ed incarnazione del rinascente movimento produttivo birrario scandinavo. Nøgne Ø è al secondo anno al Villaggio.
E’ un po’ anche lo spirito battagliero dei due fondatori, che dodici anni fa, attorniati da una sorta di deserto produttivo, hanno voluto dare sostanza alla loro irrefrenabile passione di produrre birre dalla forte personalità e individualità, agli antipodi delle ales commerciali che condizionavano gusto e mercato.
La loro passione veniva da lontano e da esperienze lavorative totalmente lontane dal mondo produttivo della birra: Kjetil, per esempio, è stato a lungo un pilota di aerei di linea, e la sua frequentazione di paesi diversi lo ha portato a conoscere ed apprezzare tutta una serie di birre che in patria non poteva assaporare. La loro scelta produttiva è stata quasi da subito quella di produrre birre ad alta fermentazione, non filtrate, non pastorizzate e rifermentate in bottiglia, utilizzando luppoli americani e malti pregiati (in primis il Maris Otter, da loro definito come il loro “oro”), per una gamma che ad oggi comprende circa quindici diverse birre.
Oggi Nøgne Ø ha una produzione che il 28 novembre 2011 ha toccato i 10000hl, dopo essere partiti dai 300 hl. dell’inizio, riuscendo ad esportarne almeno il 70%. Pù di 20 i paesi nel mondo neli quali le loro già numerose birre (ratebeer dà conto di 50 loro birre, oltre alle 20 che Mikkeller brassa o ha brassato da loro), compresi USA, Giappone e Australia. Impresa non facile in assoluto; la brewery norvegese ha anche altri problemi “contingenti”, che non ne agevolano certamente il lavoro. Kjetil Jikiunha recentemente ricordato in una sua intervista, che a Grimstad si è costretti ad importare la quasi totalità degli ingredienti necessari per birrificare, e anche il poco orzo che viene coltivato in Norvegia deve essere inviato in UK per essere maltato. In più c’è, attulmente in Norvegia, una politica relativamente “schizofrenica” rispetto all’alcool e a chi lo produce: a fronte della attualmente pesantissima tassazione alla quale è assoggettato l’alcool (per scoraggiarne sempre più il consumo), c’è una parte della coalizione governativa, quella più legata ad interessi agricoli, che vorrebbe favorire la creazione di microbirrifici agricoli con vendita diretta di birra, cosa non gradita però ai loro partner governativi, che vedono in questo un possibile attacco al monopolio di stato. Merita anche ricordare il fatto che in Norvegia è proibito fare pubblicità sia al tabacco e ai suoi “derivati” che agli alcolici in genere, birra compresa; cosa che non aiuta certamente produttori come Nøgne Ø a far conoscere in patria i propri prodotti, completamente sganciati dalla pura logica commerciale o meramente produttivistica. In tutto questo Kjetil & Co. non hanno smesso un minuto di produrre secondo la propria filosofia, che ha nell’affermazione secondo la quale “la dimensione importante della rivoluzione della birra artigianale non è la tradizione, ma ciò che conta è l’innovazione” uno dei suoi cardini essenziali. Per questo, ricorda sempre Kjetil, continueranno, dalle loro parti, a sfidare con continuità il concetto “tradizionalistico” di birra, andando a cercarsi gli ingredienti in tutto il mondo, sperimentando sapori audaci e cercando di educare i palati che sono stati per troppo tempo intorpiditi dalle lunghe e noiosissime bvute di banali lager, quelle che imperversavano (e continuano a farlo ancora oggi) quando Nøgne Ø si affacciò sul mercato birrario norvegese, nel 2002, l’ “anno zero” per loro, ma anche per molti bevitori norvegesi.E in questo tempo i riconoscimenti internazionali non sono certo mancati,: tanto per rimanere all’oggi, nelle ultime tabelle pubblicate da Ratebeer, la Nøgne Ø è saldamente fra le prime 100 birrerie al mondo (41°) e la sua Imperial Stout è classificata fra le prime 100 birre al mondo (41°). Non male, per un birrificio così giovane, produttivamente parlando.
Vic Secret IPA
La sete del cuore non si placa con una sola birra. L’ultima nata dalle parti di Grimstad, una birra in puro stile west coastcon l’impiego di uno dei luppoli della new generation, l’australiano Vic Secret, che regala alla birra unao splndido profilo aromatico/gustativo, ricco di note resinose e fruttate (agrumi, pesca, pomplemo rosa).100 ibu di pura freschezza. 7.5% alc. vol.
SummerSommer
Una birra che quelli di Grimstad sono andati a “farsela” (fare) dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda per la precisione, dai colleghi della Garage Project microbrewery di Wellington. Segale assieme ai malti,leggere note mielate e di crosta di pane, una leggera terrosità e una luppolatura agile che ne esalta la bevibilità. 7.6% alc. vol.
Tripel Wood Knot Brown Ale
Altra novità birraria del birrificio norvegese, questa Imperial Brown Ale di 10% che debutterà ilo 23 e 24 maggio prossimi al Great Australasian Beer SpecTAPular (GABS). Una birra della quale si conoscono ancora pochi particolari produttivi, se non che è stata brassata con l’aggiunta di chip di quercia in maturazione. 10% alc. vol.
Global Pale Ale
13 diversi luppoli da 7 nazioni diverse (USA, NZ, UK, Germania, Slovenia, Repubblica Ceka, Australia) per questa APA dalla grande personalità e dalla estrema bevibilità. Corpo snello e scattante, aroma deciso e pungente, frizzantezza aggressiva per 40 IBU di freschezza assoluta. 4.5% alc. vol.
Cassis Tripel
Una “variante” della loro Tiger Tripel,nella quale è stato cambiato il lievito, e si è aggiunta una notevole quantità di succo di ribes nero.Sapore dolce e fruttato, una leggera asprezza finale in una birra dal corpo comunque robusto e dalla moderata carica amaricante (30 IBU). 9.5% alc. vol.
Asian Pale Ale
Low alchol e amarezza quasi assente (10 IBU) per questa “asian pale ale”, per la quale i birrai norvegesi hanno usato lemongras, kefir e buccia d’arancia. Carbonazione tagliente, corpo agile e dissetante, note agrumate e citriche diffuse, per una birra tipicamente estiva. 4.5% alc. vol.
@Alberto Laschi