Sei un ragazzetto viziato, che per la sindrome di accettazione nel gruppo ha i sensi di colpa per le ricchezze dei padri, e come remissione di esse, poiché le COLPE dei padri ricadono sui figli, cerchi disperatamente di aggrapparti a miti che tutti conoscono e che tu con tanta impegnata costanza spacci per alternativismo. Sì, colpe, perché negli ambienti verso cui sei portato a implorare con servilismo l’accettazione e un basso surrogato di amicizia, la ricchezza è considerata una colpa, perché incarna il principale esempio di ciò che ti ha sempre tenuto in vita, mandato a scuola e fatto uscire la sera a bere qualche drink con tanto ghiaccio e tanto alcool, e quindi così come nella psicanalisi il figlio deve uccidere il padre per cercare di trovare un senso e consolidare il proprio “io”, così tu, che sei praticamente stato cresciuto dal e nel denaro, trovi in esso il padre contro cui schierarti, protraendo ai quasi 20 anni quello che normalmente accade a 16 anni (anche se, bisogna ammetterlo, su questo potresti avere ragione, se fossi abbastanza intelligente da dirlo, che le tv series americane hanno protratto l’adolescenza un po’ di tutti, ma questo solo perché in genere gli attori che impersonano i 15enni hanno più di 20 anni).
Condanni il capitale perché non sei in grado di accettare che senza quei quattro drink che offri e quelle bretelle che ostenti probabilmente non toccheresti quelle ragazzette di cui poi racconti grandi romanzi erotici agli amici per suscitarne l’invidia, o che racconti a te stesso per suscitarti un po’ d’orgoglio, sperando di ridurre il rancore, il disprezzo e l’insicurezza che tu tanto esistenzialisticamente ti ostini a chiamare “vuoto interiore” o “male di vivere”, come un poeta che di guerre mondiali ne ha viste due, e non intendeva certo una “mancanza di like” alle proprie foto su facebook quando ne parlava.
Dici di guardare alle filosofie orientali per giustificare il basso voto in filosofia al liceo, o più probabilmente per non aver studiato filosofia alle superiori, come ribrezzo a una sciocca forma di sudditanza culturale che col tuo comportamento tu stesso fai di tutto per confermare e cementificare, e perché Nietzsche e Schopenhauer, gli unici filosofi che tu abbia letto (perché Adelphi ne vende libriccini sottili sottili ed esteticamente molto simpatici da avere in libreria), dicono alla lontana di rifarsi alle filosofie orientali, ma solo perché nell’Ottocento c’era un forte orientalismo, ma soprattutto prima avevano studiato tutta la filosofia Occidentale, che, ti informo nel caso non lo sapessi, è andata avanti ed è sopravvissuta anche dopo di loro. Perfino quella cattolica, sì, i cui valori son per te così forti, che la tua unica voce per respingerla si perde fra una bestemmia detta con un ghigno, invece che con un sorriso.
Giri coi ragazzi che hanno i tuoi stessi soldi in tasca, forse appena meno, per apparire il brillante illuminato che a maggior ragione non fa distinzioni di censo, come se nel mondo civile ci fosse davvero ancora qualcuno che fa distinzione di censo, ma è evidentemente quello che credi avvenga nel mondo ideale che così duramente persegui a combattere, per dare entità e dignità d’esistenza al mondo ideale cui dici di appartenere.
Ma la verità è che senza le menzogne che costruisci “sui tuoi nemici”, non ti resterebbero che quattro povere e misere verità su te stesso, che sei un ragazzetto che probabilmente in terza media la più bella della classe non si filava, come tanti, come tutti.
“Allora invece di farci la morale, di guardarci con antipatia, dovresti guardarci con affetto. Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, pigliarci un po’ per il… in giro. O no?”
*”Nichilisti coi cocktail in mano che sognano di essere famosi come Vasco Brondi” diventava oggettivamente lungo.
Andrea Inversini