Magazine Cultura
Non ho mai fatto della mia iscrizione sul famoso social di zucchemberg, un lavoro, iscrivermi ai gruppi mi scoccia oltre ogni modo, seguire le pagine mi annoia, dalla mia home riesco a stento a leggere le uscite di un paio di fumetterie in cui mi servo, ho disattivavo tutte le notifiche degli editori, per non avere invasa la bacheca da inutili annunci di uscite che tanto periodicamente slittano. Fondamentalmente è uno dei motivi per cui fumettopenia, non è certo un blog di attualità fumettistica, si parla di quel che si legge, e di poco altro. Adesso Thor è donna, e Cap e nero, ed è tornato PeterParker, esticazzi aggiungerei.
La premessa inerente le lacune del panorama italiano, era necessaria per cominciare a parlare del volume che ho appena finito di leggere, Nick Banana di Nicolò "Nebo" Zuliani, Michele Monteleone e Daniele Di Nicuolo, dovessi dirvi adesso che conoscevo uno solo di questi tre ragazzi (dò per scontato siano giovani) prima di oggi, vi mentirei spudoratamente, mai sentiti, mai coperti, però conosco la star comics, oddio la conoscevo dai tempi della licenza Marvel o ai tempi della prima invasione manga, li ho rivisti a malincuore per il pessimo Suore Ninja, ed ho conosciuto la loro collana Graphic Novel (che titolo paraculo) recentemente, per il delizioso Forever Bitch, del quale per un motivo o per un altro, (leggi Alan Moore e Grant Morrison) mi sono poi dimenticato di parlarvi.
Il primo punto a favore di questo volume, e forse l'unico, nonostante i suoi 6€, è la sua inspiegabile appetibilità tattile, questo bonellide - ormai il termine è riconosciuto dall'ordine dei sacri operatori grammaticali italiani, come il perchè con la kappa e senza accento e con la ics al posto del per - ha una sorta di composizione - mi è successo come per Forever Bitch - grazie alla quale una volta che lo prendi tra le mani, lo sfogli e ne annusi la carta, ragazzi miei non c'è verso, dovete prenderlo. vi segue fino alla cassa, o alla finestrella dalla quale paghi l'edicolante. Non so chi ci sia al marketing in casa Star Comics, Albus Silente forse, fatto sta che prendo atto che ieri in edicola, come acquisto non era assolutamente contemplato, e me lo sono ritrovato in auto, mentre con la moglie volavamo a vedere (autovelox permettendo) Le regole del Caos.
E per quel che concerne i contenuti?
Uhm parliamo prima della parte grafica, Daniele Di Nicuolo ci sa proprio fare con la matita, il suo tratto non è affatto malvagio, è dinamico, pulito, espressivo, la sua griglia non è mai statica, ed un paio di volte ho quasi urlato al capolavoro nella scelta delle inquadrature. Tarantiniana quella della "telecamera2 nello stipite dell epentole della casalinga fiorentina. Purtroppo la magia si esaurisce qui, i testi nonostante siano scritti quattro mani non è che brillino di questa luce abbagliante, in prefazione Alessandro Doc Manhattan Apreda, altro nome che a me, cavernicolo della rete, dice poco, al massimo mi spinge verso interrogativi esistenziali della serie, ma perchè sto bisogno di nickname continuo? Ma che hanno 'sti ragazzi contro il semplice nome proprio come identificativo?
Doc Manhattan dice che questo Nick Banana non è un fumetto per quelli privi di spirito, quelli impermeabili alla satira, ora nel leggerlo tutto, con una certa fatica, lo confesso, non mi sento di appartenere alla classe di lettori della Settimana Seria nè sento l'esigenza di abbonarmi a Musoneria Magazine (cito lui), solo perchè non sono riuscito a ridere nella lettura di questa serie di luoghi comuni fatto fumetto.
La più grande contraddizione di questo fumetto è che fa il verso a quella cultura mentecatta di cui si nutre e con cui cresce. Si gli italiani da tempo hanno spostato il loro attivismo su social e affini, in alcuni passaggi i testi sono persino graffianti, ma c'è poco altro, è satira di livello molto basso, ma mi rendo conto che sarebbe stato complicato confezionare un'opera di un certo spessore, se il bersaglio è il leader del movimento 5 stelle. Mi sono semplicemente illuso di trovarmi di fronte ad un prodotto interessante, attuale, ma invece siamo lontanissimi anche da una storia che sappia catturare l'attenzione del lettore.
A pagina 30 più o meno l'attenzione è calata tantissimo, in casas mi distraeva tutto, ed ero da solo, e da quel momento in poi l'impressione è che la storia nemmeno a dire si trascina, è che ad essere onesti è più giusto dire che sono io a spingerla fino alla sospirata pagina finale.
Il guaio di Nick Banana, è che non sai cosa vuole comnunicare. Il fine ultimo di questo volumetto quale dovrebbe essere? Insomma dove vogliono andare a parare questi ragazzi?
Mettere a nudo gli sbagli del Movimento?
Irritare quei pochi talebani rimasti che ancora confidano nel fatto che questi ragazzi riescano a fare qualcosa di più che dimezzarsi lo stipendio?
Se dovessi cercare un aggettivo direi che è pretenzioso, poi questa critica selvaggia al qualunquismo, alla rete, ed ai suoi soggetti della rete, da qualche parte nel fumetto li si dipinge come alienati incapaci di uscire di casa o giù di lì, una definizione che mi trova d'accordissimo, ma un tantino ipocrita, qui in italia tutto si fa in rete, persino il sesso, si fa politica sulla pagina di grillo, si pontifica sul calcio fino a scannarsi, pure il mondo del fumetto vive di rete, tuber, che non hanno ancora capito il fisiologico uso di una webcam, opinionisti del cazzo convinti di fare le pulci ai maestri del fumetto, ed intanto prendono per rivoluzione il finale della prima stagione di Orfani, o trovano innovativa l'appiattimento della Marvel per colpa della Disney, da buon dinosauro dopo aver visionato il prodotto, dò un occhiata a chi lo ha confezionato, cerco di documentarmi su questo Nebo, e la cosa che mi stupisce è che con la rete direi che ci bivacca, è pure stato silurato dalla rete, licenziato da GQ dopo che una tuber, tale Barbie Xanax, (quando mi imbatto in queste cose amo la mia condizione da eremita) aveva criticato un suo pezzo sul giornale.
Insomma il creatore di Nick Banana, l'uomo dietro alle fandonie della rete, è una creatura della rete stessa, e probabilmente senza la rete vivrebbe nel totale anonimato. Come l'autore della prefazione probabilmente.
Ma c'è di peggio, spulciando la rete, mi ritrovo a leggere di una intervsta a GQ, insomma, silurato da GQ, Nebo ci torna come intervistato per promuovere il proprio fumetto, quando la coerenza non fa parte del bagaglio di qualcunoinsomma. E non parliamo della qualità dell'intervista, col giusto tipo di occhi vedi che è una marchetta promozionale, scritta per l'utenza di GQ, che poi non è che peschi da un bacino che entra ed esce dalla Bocconi.
Magari questi senza rete erano tutti operai in qualche fabbrica del nord ancora aperta, con un contratto tramite agenzia.
Insomma se Nick Banana, pretende 6€ per una non specificata morale o critica sull'italiano medio di oggi assolutamente scontata non richiesta, ha mancato il bersaglio, se invece la gabella era il pagamento anticipato per far ridere i lettori, beh spero abbia la formula soddisfatti o rimborsati, perchè non fa ridere.
Gli Snorky piazzato così a bruciapelo per giustificare la battuta finale non fanno ridere, i luoghi comuni sui compulsivi da facebook non fanno ridere, la satira sui comici che non campano senza Berlusconi non fa ridere, anzi suggerisco la visione de La trattativa, per vedere un modo di fare satira costruttivo.
Diciamo che sostanzialmente Grillo a parte, che è indifendibile, gli autori travisano un pò alcune questioni, presumo troppo qualunquismo confonda le idee, e renda tutti bersaglio per qualcosa.
Insomma alla fine della fiera l'unica cosa che resta appetibile di questo fumetto sono le tavole dell'illustratore, al quale auguro di imbattersi in sceneggiature più degne.
Da evitare assolutamente che siate o meno Grillini.
Meglio ma molto meglio Forever Bitch.
Ridatemi 6,00€, merceologicamente parlando, sono almeno tre degli AlterLinus del '74, che sto recuperando.
Baci ai pupi.
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