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E’ un Nick Cave puntuale quanto un esattore delle tasse quello che si presenta sul palco dell’Alcatraz alle 21 e qualche minuto, senza neanche darmi il tempo di agguantare una birra prima di buttarmi nella mischia.
Forma fisica invidiabile, magnetismo e presenza scenica totali, attitudine punk nonostante la non più verde età; potrebbe aver venduto l’anima al diavolo, se non fosse un demonio lui stesso. Gli bastano infatti pochi secondi per scaldarsi e raggiungere le mani del pubblico, farsi accarezzare e sorreggere, cospargere di sudore le prime file. Poi sono lanci di microfono, sputi, scatti e balletti isterici… una macchina da guerra! La setlist è ampia e ben assortita, oltre due ore divise tra pietre miliari e nuove canzoni, ballads e pezzi tirati: vere e proprie montagne russe tra i picchi di intensità sonora dei Bad Seeds e le discese negli abissi della sola voce di Cave.
Dopo aver regalato sei bis ed essersi spremuto come un limone, il Nostro se ne va lasciando elettricità nell’aria e la consapevolezza di aver visto uno dei frontman più cazzuti in circolazione esprimersi al suo meglio. Solo applausi e tanta stima.
Un ringraziamento allo staff dell’Alcatraz, che utilizzava un puntatore laser per scoraggiare i soliti cagacazzo decisi a riprendere tutto il concerto con lo smartphone. Avete rotto le palle, che senso ha impestare Youtube di video dalla qualità e dall’audio osceni?
Qui sotto, una playlist Spotify che riproduce la scaletta della serata. Enjoy.
[Foto di Pkkimala]