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Nicolò Machiavelli, “Il Principe”

Creato il 24 marzo 2014 da Retroguardia

Machiavelli, Principedi Francesco Sasso

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Le tristi condizioni politiche dell’Italia sul finire del secolo XV favoriscono il sorgere della scienza politica, alla quale Machiavelli legò la sua fama. Nato a Firenze nel 1469, scrisse Il Principe, opera nella quale, per usare le sue stesse parole «che cosa è principato, di quali spezie sono, com’è si acquistano, com’è si mantengono, perché si perdono». Il principe dovrà, per mantenere il potere, costituirsi prima di tutto un forte esercito, ostentare il culto della virtù, ma essere pronto a sacrificarla, se necessario, all’interesse dello Stato, essere avaro e non generoso, più spesso crudele che clemente, prudente al punto da saper anche mancare la parola data, ma conservare sempre l’apparenza della moralità: il mondo giudica solo dai risultati e se questi sono buoni passano in seconda linea i mezzi con cui si sono ottenuti.

 

Queste massime pessimistiche e realistiche, spietate e amorali non stupirono ai tempi del Machiavelli, ma più tardi furono esecrate e giudicate fonte insanabile di immoralità. Però è anche giusto non dimenticare che il Machiavelli le desumeva direttamente dalla realtà e le riferiva come cose reali, studiandole con il suo metodo rigorosamente obiettivo e formulando le leggi che avevano determinato e ancora le determinavano. Il suo principe «nuovo» avrebbe dovuto concretare l’aspirazione più nobile e più cara al cuore del Machiavelli, l’unificazione d’Italia e la liberazione dallo straniero. Questo suo desiderio appassionato lo commuove al punto da strappargli parole calde e sentite, nelle quali non ci sono sogni o illusioni; solo infatti la sua chiarezza mentale di storico dominatore dei fatti e consapevole di quando possa l’ingegno umano contro il destino gli consente di diventare, a tanta distanza di tempo e in tanta confusione politica, il primo vero profeta dell’unità d’Italia. Egli esorta i Medici ad assumere il difficile incarico, dedicando la sua opera a Lorenzo di Pietro de’ Medici.

f.s.

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