Magazine Diario personale

Niente

Creato il 25 marzo 2012 da Povna @povna

Quando i festeggiati di questa straordinaria tre giorni (Canta-che-ti-passa e il signor M.) hanno organizzato ogni dettaglio perché ciascuno si senta, sempre e in ogni momento, pensato e accudito; quando finalmente scendi dal treno folle e ti ritrovi tutti i volti familiari di due mesi e una vacanza riflessi, sorridenti, nel canale; quando in quel canale ti specchi e scopri che quel sorriso largo, che va da orecchio a orecchio, lo tieni pure tu, puoi essere sicuro di una cosa sola, e una soltanto: c’è di nuovo di mezzo qualche rituale di quelli loro e tanto belli, con gli amici del nord.
La ‘povna è planata infine su Venezia lasciandosi alle spalle le raccomandazioni dei suoi alunni (“prof., chiuda tutto e di noi non si preoccupi; e per tre giorni non ci pensi e si riposi e si diverta, che noi ce la caviamo!”), un pacco (per la prima volta in un intero anno scolastico) di compiti ancora da correggere (che riporterà, orrore, ai Pesci, dopo un’intera settimana) e tutti i pensieri di scuola e di lavoro. Si è portata maglie e magliette da caldo e da freddo, il suo amatissimo Kindle e le istruzioni per il viaggio. E poi più niente, perché di niente altro scopre di aver bisogno, quando se ne sta con loro.
Insieme – una volta sistemati nelle loro stanze alla locanda – si sono lanciati alla volta di Venezia per celebrare degnamente l’anniversario degli sposi, così come promesso: secondo la formula intima (“che cosa c’è di più intimo che stare con chi ami e chi ti ama” – ha chiosato Canta-che-ti-passa sul vaporetto del ritorno) ‘fai da te, per trentatré’.
Insieme hanno camminato (moltissimo), visitato (altrettanto), bevuto spritz, cicchetti e ombre; insieme si sono lasciati raccontare, raccontando; e hanno condiviso riflessioni e aggiornamenti (e molte risa). Insieme hanno guardato i bambini che facevano banda, arrampicandosi sopra e sotto gli alberi; insieme hanno fatto corse un poco folli (rendendo necessario, al volo, un cambio treni); insieme hanno atteso l’alba legale (che è arrivata, finalmente), schiacciando le loro ore piccolissime; e (dunque) insieme hanno giocato a lupo.
Insieme hanno brindato, cantato, festeggiato, come solo loro sanno essere (e come puntualmente anche questa volta è stato loro detto), piegando la realtà, con quella leggerezza che sanno mettere un po’ ovunque, a loro esclusivo uso e consumo.
Così – mentre sollevavano i calici con occhi fidati e attenti durante la notte folle degli auguri e delle maschere (che ha visto, infine, pure il suo momento da boy-scout) – la ‘povna pensava che erano, tutti insieme, solo e tanto belli. E che per lei tutto questo è semplicemente tutto. E non si può descrivere. Ma sa che la sua vita (ché pure è altrove, e stramba, e complessa, e non per forza ma per scelta) solo là ritrova il suo equilibrio e il suo centro. Perché sarebbe niente, niente, niente, senza di loro.


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