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Uno si sbatte per giorni cercando di capire quali siano le trame più oscure ordite alle spalle di Berlusconi per ritrovarsi alla fine della fiera con in mano un pugno di mosche. Questo è, che piaccia oppure no. Insomma, sembrava chissà cosa stesse organizzando un tipo come Scajola e invece si apprende che per tenerlo buono gli verrà affidato un ruolo di primaria importanza all’interno del Pdl. Solo che poi Scajola, forse euforico dopo le tre ore passate a Palazzo Grazioli, non va alla Camera e il governo viene battuto sul rendiconto dello Stato, mica pizza e fichi. Qui si scherza, naturalmente. Però credo che a maggior ragione cercare di comprendere quali sorti spetteranno al centrodestra che verrà sia un esercizio fondamentale. Il governo è stato battuto a causa di 28 pasticcioni, prodotti esemplari del berlusconismo. Non è tutta colpa di Berlusconi, inteso come persona fisica. La responsabilità, appunto, è da attribuirsi al suo surrogato. Ne è il primo artefice, ma non l’unico. Gente come Scajola e Tremonti che lo seguirono fin dalla prima ora (e che oggi gli chiedono il conto) hanno assorbito appieno – ognuno con le proprie ambizioni – il berlusconismo. Ora, ci ritroviamo in una situazione paradossale. La nostra economia necessita di misure che mirino alla crescita (da troppo tempo siamo fermi), eppure non è così disastrata. Abbiamo bisogno di una risposta politica incisiva, prerogativa di cui, salvo in caso di ricorso al voto di fiducia, il governo non dispone. Ciò è quanto viene auspicato da più parti. L’eventuale passo indietro di Berlusconi, il quale non è detto che i numeri non li abbia, non deve essere derubricato a mera questione aritmetica. Deve essere, al limite, un segno di opportunità politica.
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