Non ce l’hanno fatta. Dopo 4 anni di continui rinvii alla mezzanotte di ieri l’Assemblea Costituente ha fallito il suo mandato. La classe politica, qui, come in molte parti del mondo non è stata in grado d’amministrare il paese, di riformare le istituzioni, di creare le condizioni per lo sviluppo, di scrivere la Costituzione.
La rupia nepalese (trascinata da quella indiana) ha raggiunto il minimo storico verso le valute forti, anche con l’euro disastrato, rompendo la soglia di Nrs. 112, la benzina (quando si trova) raggiungerà il massimo di Nrs. 150 al litro; tutto sta aumentando. Le migliaia di persone che affollavano Naya Baneshwor, dovè c’è il palazzo dell’Assemblea, hanno sperato fino all’ultimo in una buona notizia che permettesse al Nepal d’iniziare a muoversi dopo decenni di stallo politico e, di conseguenza economico.
Niente, solo segnali negativi come i gruppi di Tamang, Limbu, e agli altri Janajati (gruppi etnici) che chiedevano un federalismo basato sulle razze e, dall’altra parte, Bhaunus, Chetri e Thakuri, Dasnami che lo chiedevano su basi religiose (o almeno, come si diceva ieri “based on mixed identity), infine i Madeshi che, chiedevano il rispetto della promessa fatta dai maoisti per averli nel governo, di uno stato unico nel Terai. Tutti divisi, con le loro fasce identificative sui testoni e le loro bandiere. Triste simbolo di una divisione creata e strumentalizzata dalla politica che, se non gestita, potrà avere conseguenze tragiche per il Nepal. Qualche botta con la polizia quando il rakshi ha superato il mezzo litro nello stomaco di qualche manifestante.
E, adesso, il nulla. Nessuno sa cosa fare. L’unica proposta sensata sembra quella dei maoisti (avanzata dal primo ministro Baburam Bhattarai) che vorrebbero andare ( a novembre) a nuove elezioni per rifare l’Assemblea e questo accadra’ dopo l’ok del Presidente.
Gli altri partiti s’oppongono ma non propongono niente. Ieri, fin dalle prime ore della mattina, è stato un susseguirsi di riunioni e di anda e rianda fra Baneshwor, Baluwatar (sede del Primo Ministro) e Sital Niwas, la sede del Presidente della Repubblica; in strade super presidiate dalla polizia. Ulteriore alternativa è, in base all’art. 64 della Costituzione provvisoria, la dichiarazione dello stato d’emergenza e l’estensione di altri sei mesi dell’Assemblea. Sarebbe la quarta estensione, giudicata già illegale dalla Corte Suprema ma voluta, sembra, dalla maggioranza degli attuali deputati. Oggi, ironicamente, cade la festa della repubblica.
Possiamo contare solo, sull’eterna morbidezza dell’Asia, per sperare che la situazione non precipiti.